Economia

Prolusione. Bagnasco: «Priorità al lavoro»

Mimmo Muolo lunedì 26 settembre 2016

L'Italia e gli italiani hanno bisogno di lavoro stabile. E i giovani "cervelli" non devono essere costretti ad emigrare. Ancora una volta il cardinale Angelo Bagnasco lancia dal "pulpito" del Consiglio permanente, apertosi a Roma, un appello per la ricerca di nuove strade onde favorire l’occupazione e combattere così la crescita della povertà e l’aumento della sfiducia nel domani, nonostante «le dichiarazioni rassicuranti» della politica. Ma il presidente della Cei nella sua prolusione (IL TESTO INTEGRALE) rivolge anche uno sguardo panoramico al vecchio continente, dopo la Brexit: «C’è bisogno di un di più di Europa», afferma. C’è bisogno cioè di sovvertire un modo di pensare basato sulla «paura degli altri», per riscoprire le radici cristiane che hanno dato linfa alla storia continentale. «Emarginare cristianesimo da politica non è intelligente». E sul fenomeno dell’immigrazione, dopo aver notato che «l’Italia è in prima linea» ma che è «ancora troppo sola», invita ad andare «oltre l’emergenza verso percorsi di integrazione per quanti – mostrando consapevolezza e impegno – desiderano rimanere». Mentre sul terrorismo nota: si alimenta di fanatismo, disagio sociale e vuoto spirituale».Le condizioni del Paese.«Vediamo aumentare la distanza fra ricchi e poveri – ricorda il cardinale –; lo stesso ceto medio è sempre più risucchiato dalla penuria di beni primari, il lavoro, la casa, gli alimenti, la possibilità di cura». E anche se «con speranza sentiamo le dichiarazioni rassicuranti e i provvedimenti allo studio – prosegue Bagnasco – le persone non possono attendere». Il porporato cita a questo proposito i dati ufficiali: diminuzione di nuovi contratti, mancata crescita del Pil e aumento della disoccupazione (specie quella giovanile). «Sul fronte occupazionale - chiede perciò – la gente si aspetta un impegno e una dedizione ancora più grandi e continue da parte della politica, come di ogni altro soggetto capace di creare e incentivare lavoro e occupazione», mentre la flessibilità «getta la persona in un clima fluido e inaffidabile». In questo contesto, aggiunge il presidente della Cei, «siamo fortemente preoccupati che il patrimonio di capacità e di ingegno del nostro popolo sia costretto a emigrare, impoverendo così il Paese». E d’altra parte, nota ancora, «moltissimi si domandano perché tanta enfasi e tanto impegno sia stato profuso per altri obiettivi per nulla urgenti. Insieme a molte persone di diverse estrazioni ribadiamo che la famiglia è la prima forma di società: non può essere paragonata ad alcuna altra forma forma di unione. Presentare tutto sullo stesso piano - come qualcuno intende - è un errore educativo grave». Infine sul prossimo referendum istituzionale, Bagnasco invita i cittadini a «informarsi personalmente, al fine di avere chiari tutti gli elementi di giudizio circa la posta in gioco e le sue durature conseguenze».

Sguardo all’Europa.Riecheggiando il Papa, il porporato mette in guardia dalle «colonizzazioni» del «pensiero unico». «Nelle relazioni interpersonali scompare il prossimo, resta l’altro, l’estraneo, addirittura il nemico. A chi giova un tale cambiamento culturale, che muta gli stili di vita? È evidente – prosegue la prolusione – che l’isolamento delle persone, la paura degli altri, il conflitto tra Stati, la destabilizzazione della famiglia, di gruppi e Nazioni, favoriscono approfittatori cinici». Bisogna invece rafforzare «la cultura che ha costruito l’Europa nella sua varietà». Di certo non va in questa direzione «la recente morte di un bambino, avvenuta in Belgio per eutanasia». Bagnasco si chiede: «Dove stiamo andando?» e denuncia il tentativo di «pilotare la sensibilità e l’opinione pubblica appellandosi a casi eccezionali di grande impatto emotivo», dimenticando però «l’inviolabilità della vita umana sempre e comunque». «Se cade questo principio, l’individuo passerà da soggetto da rispettare e oggetto di cui disporre». Mentre «il compito dello Stato di diritto non è quello di stabilire la vita e la morte».

Il terremoto.Anche le vignette di Charlie Hebdo sul sisma nel Centro Italia denotano «mancanza di sensibilità e di rispetto». «È questo che intendiamo per libertà?». Occorre «reagire in maniera chiara, alta e indignata», scrive Bagnasco. Che invece loda la «testimonianza di incomparabile valore» delle popolazioni. «Esempio di un modo di vivere alternativo alla cultura diffusa, che tende a svalutare le appartenenze come fossero sinonimo di chiusura». Il sisma, invece, ha richiamato «l’importanza dei piccoli centri, dove la cultura dei legami, i mestieri antichi e nuovi, le tradizioni umane e religiose costituiscono un tessuto solido e dinamico».