Ruanda. I progetti inclusivi passano anche dal karate
Jean Claude Rugigana coordinatore del progetto in Ruanda
Jean Claude Rugigana è un insegnante di karate e Giovane Leader del Comitato Olimpico Internazionale (IOC). «Quando ho letto che The Economy of Francesco avrebbe accolto ad Assisi giovani di tutto il mondo impegnati per un’economia sostenibile e inclusiva, mi sono sentito chiamato perché sono un imprenditore sociale e voglio costruire anche io un mondo migliore. Attraverso lo sport». Sport e social business non sono mondi tanto distanti. Molti progetti innovativi oggi sono promossi da atleti che hanno “riconvertito” il loro know– how maturato nell’ambito sportivo, in attività imprenditoriali e socio–ambientali. Ad esempio lo Yunus Sports Hub è una comunità internazionale di esperti che si dedicano a progetti e attività per far fronte alle sfide globali attraverso lo sport e il social business, valorizzando il lavoro di squadra e l’importanza della condivisione di reti e di comunità.
«Lo sport ha il potere di cambiare il mondo e il social business è la chiave per “liberare” quel potere» si legge sul sito dell’Hub. Co–fondatore della Champions Karate Academy, dal 2017 Jean Claude è il coordinatore del progetto Best Holidays Karate For Children, che in Ruanda, offre a bambini e ragazzi dai 4 ai 16 anni un periodo, durante le vacanze scolastiche, dedicato allo sport. Attraverso il karate, il basket e altro, i ragazzi sperimentano i valori delle discipline sportive e maturano, in alcuni casi, una vera passione per lo sport. «Nel 2019, ho partecipato allo IOC Youth Summit – ci racconta Jean Claude – dove ho conosciuto lo Yunus Sports Hub che è stato per me una grande ispirazione. Tornato a casa ho fondato un’organizzazione no profit – Sports and Society Organization – che oltre ad occuparsi dell’educazione dei ragazzi ai principi dello sport, promuove progetti di sviluppo economico, incoraggiando la coesione sociale e la pace. Come ex–atleta di karate so benissimo che lo sport aiuta i bambini e i ragazzi ad accrescere il benessere personale, la fiducia in sé stessi e negli altri. Lo sport è una soluzione perfetta per disconnettersi dal mondo digitale e tornare alla vita sociale e reale».
Jean Claude richiama il ruolo dello sport anche nel raggiungimento degli SDGs (gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile) e in particolare quello dedicato a salute e benessere. Linguaggio universale, lo sport accomuna popoli, culture e generi; attraverso il rispetto, la comprensione, l’integrazione, il dialogo, lo sport promuove una vita sana, riduce le disuguaglianze, sostiene l’istruzione di qualità, la crescita economica e il lavoro dignitoso. «Per moltissimi dei nostri ragazzi abbiamo registrato un miglioramento dei risultati scolastici, degli stili di vita, delle abilità sociali. I ragazzi fanno esperienza dell’importanza dell’amicizia, del rispetto, dell’impegno: una premessa educativa e formativa perché le nuove generazioni promuovano lo sviluppo sostenibile e inclusivo delle comunità che abitano. In questi anni, i risultati del nostro impegno con i ragazzi ha avuto un ruolo determinante nella crescita della mia comunità anche a livello economico». Non solo. Il genocidio del 1994 in Ruanda – uno dei più sanguinosi episodi della storia dell’Africa del XX secolo – è una ferita ancora aperta. “Sports and Society Organization dice anche che lo sport può essere uno strumento per la costruzione della pace, per proteggere i minori dalla violenza e dallo sfruttamento, per promuovere l’unità e la riconciliazione, anche nelle carceri o nei villaggi in cui convivono vittime e autori del genocidio. L’Economy of Francesco mi aiuterà a crescere come imprenditore per continuare a contribuire allo sviluppo sociale ed economico del mio paese e del mondo».