Emergenza Covid. Profumo: creare alleanze nuove per consolidare le reti di solidarietà
rancesco Profumo, presidente Compagnia di San Paolo
«Noi vogliamo essere sempre di più quelli che aiutano a risolvere i problemi delle persone e non solo quelli che finanziano progetti». Francesco Profumo, presidente di Compagnia di Sanpaolo, parla pacatamente ma punta il dito su uno dei problemi che mettono a rischio il futuro del Paese: la crescita della povertà e delle diseguaglianze. Nodi importanti da sciogliere, che mettono in discussione anche il ruolo delle fondazioni bancarie e delle istituzioni, oltre che la capacità della cosiddetta società civile di reagire. Profumo parla nel giorno dedicato alla presentazione del Piano Strategico 2021-2024 della fondazione e dice: «Stiamo vivendo una situazione resa più difficile da Covid-19, che si traduce in un’accentuazione delle condizioni di deprivazione, di mancanza di opportunità e di incertezza nel futuro. Ad esserne più colpiti sono le fasce deboli della popolazione e i giovani. Non mancano però elementi di positività ed è proprio da questi che vogliamo partire».
Presidente, qual è la situazione? Stimiamo che nel 2020 i bambini e i ragazzi abbiano perso almeno il 30% dei loro apprendimenti. Crescono anche le diseguaglianze educative. Sono quasi 2 milioni i giovani in condizione di deprivazione rispetto a più dimensioni del benessere. Action Aid e Censis stimano che due milioni di famiglie in Italia scivoleranno nella povertà assoluta, Istat nel 2019 ne aveva già stimati oltre 4,5 milioni. La Caritas stima che nel 2020 l’incidenza dei nuovi poveri sia arrivata al 45%. Il reddito del 51% degli italiani è diminuito sensibilmente. Il 5,5% della popolazione risultava già vivere un grave disagio abitativo e nel corso del 2020 questo dato è andato peggiorando. Senza dire ovviamente che il Sud è in condizioni peggiori che il Nord.
Ma quali sono allora gli elementi di positività? La società civile e gli enti del terzo settore sono particolarmente attivi e ben distribuiti sui nostri territori e nelle comunità. C’è la voglia di creare alleanze nuove e consolidare le reti di solidarietà. Noi vogliamo aiutare a camminare lungo questa direzione».
Quindi? Abbiamo cercato di trarre insegnamento dalla nostra storia: dal 1563 siamo agenti di sviluppo con una grande attenzione al bene comune attraverso interventi e investimenti che mettano al centro le persone. Certo non possiamo fare da soli. Occorre mettere in pratica una sorta di sussidiarietà evoluta. Cerchiamo di vedere le persone portatrici di bisogni ma anche come individui in grado di diventare risorse per gli altri.
In concreto? Sappiamo che povertà e diseguaglianza hanno cause diverse ma sono interdipendenti. Abbiamo anche capito che è inefficace concentrarsi su una sola dimensione, ma che è necessario guardare alle persone in modo olistico. Abbiamo così individuato cinque missioni nell’ambito dell’Obiettivo Persone del nostro Piano strategico.
Quali sono? Prima di tutto creare le condizioni per un’offerta abitativa dignitosa e diffusa sul territorio. Poi aumentare l’occupabilità di persone fragili oppure a rischio (con attenzione su giovani e donne). La terza missione riguarda poi la diffusione di modello educativo ibrido che integri didattica in presenza, uso del digitale, formale e informale, mirando ad un’educazione lungo tutta la vita. Pensiamo anche a iniziative di promozione della salute comunitaria e ad altre di prossimità per contrastare le povertà, a interventi nel campo della migrazione e della cooperazione. Infine, vogliamo lavorare molto sull’inclusione e l’empowerment dei giovani.
Quello dei giovani è un tema sul quale lei insiste molto. Certamente. Vede, ci siamo resi conto che la Compagnia stava correndo un rischio gravissimo: quello di perdere il contatto con le fasce più giovani e quindi con il futuro di tutti noi. Il nostro Consiglio è fatto da persone autorevolissime ma non giovani. Abbiamo pensato così di creare un advisory board costituito solo da giovani. Non è stato facile: ci siamo rimessi in discussione.
Ma esattamente quale può essere il ruolo della Compagnia? Noi siamo al servizio della comunità e delle sue istituzioni come catalizzatori di progetti e risolutori di problemi. Crediamo nelle reti e agiamo quindi per consolidare quelle che ci sono ma anche per crearle dove non ci sono. In generale, cerchiamo però di sostenere sempre di più percorsi personalizzati che rafforzino gli enti e gli attori del terzo settore. E siamo anche molto attenti alle ricadute dei nostri investimenti.
In termini finanziari tutto questo cosa significa? Per il 2021 abbiamo destinato all’Obiettivo Persone 52,4 milioni di euro; per tutto il quadriennio intendiamo arrivare a circa 193 milioni. Il nostro calcolo, tuttavia, si basa molto sull’effetto-leva che questi fondi possono generare e che è altissimo.
Presidente, ma cosa occorre oltre ai soldi? L’impegno serio di tutti gli attori del sistema sociale. Stiamo rischiando di far perdere il futuro a chi oggi ha vent’anni e anche meno. Non possiamo permettere che accada una cosa di questo genere. © RIPRODUZIONE RISERVATA Francesco Profumo, presidente Compagnia di San Paolo / Ansa