Dentro la banca . Il private banking continua a crescere e sostiene l'imprenditoria
In Italia oltre il 60% della ricchezza private è distribuito nelle fasce patrimoniali comprese tra 0,5 e 5 milioni di euro; e mentre la ricchezza delle famiglie cresce ad un tasso moderato (+0,3%), appare decisamente più sostenuta, invece, la crescita della ricchezza dei private (+ 3%) con un patrimonio medio che si attesta a € 1,6 mln circa.
In generale l’offerta di private banking è venuta delineandosi in questi ultimi anni, crescendo moltissimo anche a livello qualitativo, sia per quel che riguarda la gestione del patrimonio sia per i servizi che sarebbe errato definire collaterali, si pensi alla consulenza per la pianificazione fiscale, successoria, assicurativa, asset protection.Tecnologia, regolamentazione e sviluppi demografici porteranno comunque a nuovi modelli di servizio e a nuove soluzioni in ambito Private Banking. È interessante notare che, all’interno dei portafogli private, i fondi hanno una quota maggiore (16,5%) tra i dirigenti e impiegati, seguita da quella degli imprenditori (14,8%), da quella delle casalinghe e pensionati (11,5%) e, infine, da quella dei liberi professionisti (10,1%). Per quanto concerne invece la composizione degli asset under management per tipologia di prodotto, fondi di investimento e prodotti assicurativi sono al primo posto tra i prodotti verso i quali si indirizzano le scelte di investimento , seguiti dalle gestioni patrimoniali.
L’asset mix del private banking è poi composto anche dal 13,5% di liquidità; il 7,5% di altre obbligazioni; l’8,7% sono titoli di stato; il 7,9% azioni; 0,6% ETF; 1% certificates e 0,6% altri prodotti di raccolta amministrata e lo 0,2% in altri prodotti di raccolta gestita. La sfida per l'industria del PB è quella di promuovere lo sviluppo di questo modello sia per rispondere con servizi semplici, trasparenti a elevato valore aggiunto anche attraverso l'impiego di nuove e innovative tecnologie a una domanda sempre più evoluta e articolata da parte della clientela, sia per aumentare un circolo virtuoso tra finanza ed economia reale. Oltre all’aspetto puramente finanziario d’investimento nei private markets il private banking è quindi ormai sempre più proiettato nel sostegno attivo al tessuto imprenditoriale e dunque all’economia reale. Proprio per l’elevata concentrazione di piccole e medie imprese, il private banking diventa un importante alleato della piccola e virtuosa imprenditoria. È evidente infatti come siano anche questi imprenditori ad alimentare il motore della crescita sostenendo in particolar modo le esportazioni e gli investimenti fissi lordi. Il Private Banking finanzia, direttamente o indirettamente, le aziende italiane con 130 miliardi di euro circa. Ma ce ne sono altri 700 che, almeno in parte, potrebbero confluire nel tessuto produttivo. C'è un tesoro al quale le Pmi posso attingere: è quello della ricchezza privata. Perché quello che gli investitori istituzionali considerano un investimento diseconomico, ovvero puntare sulle aziende di piccole e medie dimensioni, non lo è invece per gli investitori individuali del Private, che, grazie alla diversificazione del portafogli, hanno, decisamente, una maggiore tolleranza al rischio. Tanto che, dei loro 850 miliardi di euro, ne hanno già iniettati, consapevolmente o meno, 130 nel tessuto produttivo del Paese. Tra le azioni selezionate nell’asset allocation di questi veicoli, l’esposizione verso i diversi settori dell’economia “reale” italiana risulta piuttosto diversificata, con un peso lievemente preponderante del settore delle imprese tecnologiche, dell’energia e delle utilities piuttosto che della manifattura industriale e del settore dei beni di consumo.
responsabile commerciale, area corporate