Formazione. Prada investe nell’intelligenza «artigianale» formando nuovi talenti
Progetto di ampliamento per il sito di Torgiano (Perugia) per la progettazione e produzione di capi e semilavorati Assunti 110 giovani per le aree di pelletteria, calzature e abbigliamento
Nella maglieria si impara facendo. Un capo non è mai identico a un altro. A determinare la tensione dei fili è infatti la mano e persino il cambio di umore della stessa persona. Per tutto questo e non solo, le nuove tecnologie possono solo velocizzare alcuni processi, ma in questo settore nessuna macchina potrà mai sostituire l’essere umano. Se non ci saranno più le nonne a trasmettere quelle conoscenze tanto preziose dovrà pensarci dunque qualcun altro. È la sfida ingaggiata dal Gruppo Prada che solo nel 2023 ha formato in Italia – per le aree artigianali di pelletteria, calzature e abbigliamento – fino a 143 giovani. Di questi, 110 sono stati assunti. Una delle scuole è ospitata all’interno dello stabilimento a Torgiano, in Umbria, recentemente ampliato e martedì scorso presentato pubblicamente. Il sito è dedicato alla progettazione e produzione di capi e semilavorati di maglieria per tutti i brand del Gruppo. Qui il marchio negli ultimi 6/7 anni ha creato un polo industriale a tutto tondo, irrobustendo la parte di progettazione e produzione.
Questo intervento si iscrive in un piano più ampio di investimenti avviato nel 2015 e volto a riqualificare e riorganizzare la propria struttura manifatturiera. «Siamo al centro di un network di intelligenze artigianali, quindi sta a noi allargarlo, dare a quel know how le nostre risorse e uno sbocco mondiale. Solo così la stanza dei bottoni resterà in Italia», ha commentato Andrea Guerra, ad del Gruppo Prada, in occasione dell’evento a Torgiano. L’obiettivo è preservare l’eccellenza, supportando lo sviluppo tecnologico. «La bellezza del gruppo è che è riuscito a tenere insieme partite diverse. La più importante è mantenere la tradizione, il classico, l’artigianato, ma portando l’innovazione», ha aggiunto l’ad.
A dimostrare quanto il Gruppo creda in questa mission sono anche gli investimenti nel settore industriale. Per il 2024 sono previsti 60 milioni «escludendo le acquisizioni che diventano un elemento sempre più importante». L’edificio di Torgiano, per esempio, è passato dai 2.600 metri quadri del 2001 ai 9.000 di oggi. Vi lavorano 214 dipendenti, di cui il 72% sono donne. Un polo che ogni mese produce circa 30mila capi. Qui si ospitano anche i corsi della Prada Group Academy. Le lavoratrici più anziane trasmettono alle giovani che si avvicinano al settore quelle abilità artigianali ormai così rare. «Sempre più talenti sono interessati a questo settore, a lavorare con le mani. La maglieria richiede molta formazione. Con Prada Academy creiamo il dialogo fra chi va in pensione e le nuove generazioni», ha spiegato Lorenzo Bertelli, direttore marketing e a capo della corporate social responsibility. Del resto, l’intera filiera è prevalentemente italiana. Nel nostro Paese il Gruppo realizza il 90% delle proprie lavorazioni, partendo da materie prime che vengono quasi esclusivamente dal territorio (all’83%). «Bisogna tutelare il Made in Italy. Una maglia fatta qui e una realizzata altrove non possono essere viste dai clienti come la stessa cosa», ha sintetizzato Bertelli.
Secondo il ceo Guerra, però, anche all’interno del nostro territorio «ci sarà una concorrenza sempre più agguerrita» e lo sottolinea a proposito della campagna acquisti intrapresa in Italia dai grandi gruppi francesi. «Il risultato economico non è l’unico aspetto fondamentale. Noi vogliamo essere un pezzettino dell’evoluzione culturale del mondo del lusso, che in fondo fa parte della vita. Per fare questo ci vuole lungimiranza», ha concluso Guerra.