Il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, non esclude un piano di salvataggio per il Portogallo, giudicando la cifra di 75 miliardi di euro «appropriata». Il premier lussemburghese l’ha dichiarato ieri all’emittente francese France 24, a poche ore dall’inizio della prima riunione dei leader europei che ha avuto luogo ieri sera a Bruxelles. Doveva essere la giornata della svolta, con l’approvazione del nuovo Fondo salva-Stati e il rafforzamento della governance economica dell’Ue, ma il caso Portogallo ha oscurato le novità attese da tempo. Il Paese lusitano è piombato in una crisi politica oltre che finanziaria, dopo che due giorni fa il Parlamento di Lisbona ha bocciato il pacchetto di misure di risanamento presentate dal premier José Socrates.«Le difficoltà politiche del Portogallo vanno rispettate ma vanno anche superate il più velocemente possibile», ha dichiarato ieri il presidente della Commissione europea José Barroso, sottolineando che gli impegni sul fronte delle riforme e del consolidamento delle finanze pubbliche devono essere confermati. «Diamo tempo alle autorità portoghesi di risolvere i loro problemi», ha aggiunto Barroso. «Credo sia possibile, ma lo si deve fare subito». La crisi non è finita, come dimostrano le turbolenze sui mercati che al momento riguardano in particolare il Portogallo. Allo stesso tempo, però, il presidente dell’esecutivo comunitario ha ribadito che l’Ue si appresta ad adottare una serie di contromisure inedite per contrastare la crisi economica e finanziaria. «Stiamo per sancire ciò che solo fino ad un anno fa sembrava impossibile », ha affermato Barroso, riferendosi al rafforzamento della governance economica, alla riforma del Patto di stabilità e di crescita e all’istituzione di un Fondo permanente per aiutare i Paesi dell’area euro che si trovano in gravi difficoltà finanziarie. Oggi infatti i leader europei approveranno sia il rafforzamento dell’attuale fondo salva-Stati (Efsf) che la creazione di un fondo permanente a partire dal 2013 (Esm). Anche se la firma finale slitterà a giugno, perché ci sono ancora dei dettagli da definire.Secondo la bozza delle conclusioni della riunione, le modifiche al Trattato sul funzionamento dell’Ue necessarie per la nascita dell’Esm e quelle destinate a portare a 440 miliardi la capacità finanziaria dell’Efsf, saranno finalizzate in modo tale da consentire la firma contemporanea dei due accordi prima della fine di giugno. Tra i motivi dello slittamento c’è la richiesta tedesca di rinegoziare i tempi per il versamento delle quote di capitale all’Esm, che a partire dal luglio del 2013 potrà essere usato per aiutare i Paesi dell’area euro in gravi difficoltà finanziarie. Secondo l’accordo raggiunto lunedì scorso dai ministri delle Finanze dell’Eurozona, l’Esm avrà una dotazione finanziaria di 700 miliardi di euro: 80 miliardi di capitale e il resto sotto forma di garanzie. Di questi 80 miliardi, i diciassette Paesi di Eurolandia dovranno versarne 40 nel 2013 e agli altri nei tre anni successivi, sulla base delle rispettive quote di partecipazione al capitale della Banca centrale europea.
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IL FONDO -
Risorse per le crisiÈ un Fondo istituito per garantire il salvataggio dei Paesi membri a rischio default. Il Fondo emette bond per raccogliere sul mercato liquidità da prestare agli Stati in crisi. Da misura temporanea è stata trasformata in intervento permanente. L’ammontare complessivo è salito dagli iniziali 440 miliardi di euro a quota 700 miliardi. A garantire sulle emissioni sono gli stessi Paesi dell’eurozona.2. IL PATTO / 1 - La riduzione del debitoFirmato settimana scorsa dai ministri economici dell’Unione europea, il Patto di stabilità e crescita prevede tra l’altro la riduzione progressiva del rapporto tra indebitamento pubblico e Pil, per chi è sopra il 60%: un ventesimo l’anno nell’arco di tre anni, pena l’apertura di una procedura di infrazione, anche se il deficit è sotto il 3%. Si terrà conto di fattori rilevanti come l’indebitamento privato. 3. IL PATTO / 2 - I nuovi vincoli per l'euroPer diventare più competitivi, gli Stati membri hanno siglato un Patto per l’euro che si basa su diversi elementi: moderazione salariale, allineando le retribuzioni alla produttività, ulteriore apertura dei settori protetti, riduzione dell’imposizione fiscale sul lavoro, sostenibilità dei sistemi pensionistici, legislazione nazionale per la risoluzione delle crisi nel settore bancario.