Economia

LISBONA. Il Portogallo chiede aiuto all'Ue

giovedì 7 aprile 2011
Dopo mesi di resistenza, tre giri di vite antideficit che hanno messo in ginocchio il Paese senza calmare i mercati, il governo portoghese ora dimissionario del premier socialista Josè Socrates si è deciso a chiedere l'aiuto dell'Europa nel momento probabilmente più critico sul fronte interno, a campagna elettorale per le politiche anticipate appena convocate del 5 giugno praticamente aperta. «Il governo ha deciso oggi di rivolgere alla Commissione europea una richiesta di assistenza finanziaria», ha annunciato Socrates dopo un colloquio col capo dello Stato Anibal Cavaco Silva.Ma l'annuncio arriva alla vigilia di un importantissimo appuntamento: l'Ecofin informale che venerdì e sabato si svolgeràa Budapest. Trovare una soluzione alla crisi portoghese è l'obiettivo numero uno dei ministri delle Finanze e dei governatori centrali europei (per l'Italia ci saranno Giulio Tremonti e Mario Draghi) che - riuniti nel castello di Godollo, a 30 chilometri dalla capitale ungherese - ascolteranno dal ministro portoghese le ultime novità sulla situazione finanziaria e politica del suo Paese. Situazione che rischia di contagiare il resto dell'Eurozona dove - si legge nei documenti preparatori dell'Ecofin - la crisi dei debiti sovrani e quella delle banche è tutt'altro che superata. Il governo portoghese dimissionario ha deciso di uscire allo scoperto nonostante Lisbona sia riuscita oggi a collocare sul mercato tutti i titoli a sei mesi e a un anno che si era prefissata (nell'asta odierna ha piazzato bond per 550 milioni di euro con scadenza ottobre, e titoli per 455 milioni di euro con scadenza marzo 2012). Ma i rendimenti e, dunque, i costi di finanziamento del debito continuano ad aumentare vertiginosamente. Senza contare che l'agenzia Moody's, dopo aver abbassato il rating complessivo del Paese lusitano, ha deciso di tagliare anche il rating delle sette principali banche portoghesi a causa delle loro debolezza finanziaria. Banche che nelle ultime ore stanno accentuando il pressing sul governo perché avanzi urgentemente a Ue ed Fmi una richiesta di attivazione del Fondo salva-Stati, per neutralizzare il rapido incremento dei tassi di interesse e calmare i mercati. Tutto ciò prima delle elezioni di giugno, quando oramai potrebbe essere troppo tardi.Fondamentale per Bruxelles è che l'eventuale richiesta di Lisbona sia supportata da tutte le principali forze politiche portoghesi, visto che il salvataggio (si è parlato di un piano da 75 miliardi di euro) dovrà essere accompagnato da severe condizioni sia sul fronte dell'aggiustamento dei conti sia su quello del tasso di interesse sui prestiti. Intanto il ministro delle Finanze spagnolo, Elena Salgado, ha smentito la richiesta di un prestito bilaterale da parte di Lisbona. Ma non c'é solo il Portogallo. A preoccupare è anche la Grecia che - nonostante gli sforzi compiuti e i prestiti ricevuti - potrebbe non essere in grado di tornare a finanziarsi sui mercati nei tempi previsti. Tanto che sempre più insistenti si fanno le voci su una ristrutturazione del debito. Bruxelles smentisce si stia lavorando in questa direzione, ma fonti comunitarie ritengono questa ipotesi inevitabile.