Economia

Partito l'iter. Popolari, "un «tetto» ai diritti di voto"

Nicola Pini mercoledì 11 febbraio 2015
Il controverso decreto legge che riforma le banche popolari approda alla Camera, dove ieri sono state respinte (con 272 voti contro 136) le pregiudiziali di costituzionalità avanzate dalle opposizioni. Il via libera con ampio margine non riflette però un sostegno altrettanto robusto sul merito del provvedimento, contestato anche da settori della maggioranza, in particolare dall’area di Ncd e Udc. Ma anche all’interno del Pd non mancano distinguo e richieste di modifica anche su aspetti non secondari del Dl che dispone la trasformazione in società per azioni delle dieci maggiori banche popolari italiane entro 18 mesi.Il relatore Marco Causi durate la sua relazione in Commissione Finanze ha detto di avere chiesto al governo di valutare l’inserimento di «limiti all’esercizio di voto» nelle future Spa, con l’obiettivo di «mantenere la caratteristica "public" degli istituti, cioè la proprietà diffusa». Causi ha parlato di un «tetto al 5% o al 3%, questo si potrà vedere». L’introduzione di un limite di questo tipo permetterebbe alle banche a mantenere un assetto di controllo di tipo plurale. Oggi le popolari sono società cooperative dove vige il voto capitario: ogni socio è titolare di un voto in assemblea indipendentemente dalla quota di capitale posseduta. Caratteristica che, in base al decreto, manterranno solo le popolari e le banche di credito cooperativo più piccole.Il governo per ora prende tempo e non si sbilancia. Il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, interrogato sull’ipotesi di modifica avanzata dal relatore, si è limitato a dire che «entreremo nel merito solo nei prossimi giorni, quando saranno formalizzate le proposte valuteremo». Causi ha comunque difeso l’impianto generale della riforma che «è importante – ha detto – e non è difensiva ma offensiva perché consentirà di rafforzare il sistema». Mentre da Area Popolare (Ncd e Udc) arrivano segnali molto critici. Alessandro Pagano, della Commissione Finanze, spiega che il suo gruppo ha «votato contro le pregiudiziali di costituzionalità», ma ora chiede «profonde modifiche al decreto» perché mettere il patrimonio della banche popolari a rischio speculazione internazionale è una follia». Anche Paola Binetti annuncia che «in commissione e in aula continueremo a difendere la cultura fondativa delle banche popolari e tutti gli strumenti che rendano possibile tradurla anche oggi in concreto sostegno alle famiglie e alle imprese». Favorevole invece all’impostazione del decreto il deputato di Centro Democratico Bruno Tabacci che giudica «incomprensibile l’opposizione» alla riforma.