Dentro la Banca. Per le Pmi l'accesso al credito è tornato ai livelli pre-crisi
Le Pmi rappresentano il fulcro del tessuto produttivo italiano (98.9% del totale delle imprese presenti sul territorio e generano il 69.7% del valore aggiunto). Gli indici di solidità finanziaria sono decisamente migliorati: dal 2007 la percentuale di imprese solvibili è cresciuta di circa 12 punti percentuali, parallelamente ad una riduzione di quelle a rischio di oltre il 9%; solo il 7% delle Pmi considera l’accesso al credito un problema (a fronte del 18% nel 2007).Inoltre diminuiscono le imprese che dipendono in modo importante dai prestiti bancari (il 21% delle PMI non fa ricorso a tale strumento a fronte di un 14% nel 2009). Sono inoltre in decisa crescita strumenti di finanziamento alternativi a supporto delle Pmi (il programma ELITE di Borsa Italiana, la diffusione dei mini-bond, nuovi strumenti Fintech- Peer-to-peer lending, Invoice trading, Equity/Leding Crowdfuding): tutti strumenti che hanno fatto registrare trend positivi nel 2018e sono in forte crescita. Sfruttare al massimo il potenziale offerto dalla Digital Transformation e dell’Industria 4.0 per favorire l’inclusione finanziaria delle Pmi sarà una delle sfide che attende gli operatori di settore.Le nostre PMi sono inoltre in progressivo aumento:a seguito di un progressivo trend in diminuzione del numero delle PMI nel corso degli anni,, nel 2017è possibile evidenziare un trend in crescita (+3.1%), rafforzato nel 2018(+3.5%).Inoltre hanno intrapreso un percorso progressivo di rafforzamento del capitale proprio che, abbinato ad un aumento dei debiti finanziari proporzionalmente inferiore, ha prodotto una riduzione del leverage ratio, passato dal 112% del 2007 al 79% nel 2017.
Dal 2008 la percentuale di imprese solvibili è cresciuta di oltre 16 punti percentuali, parallelamente ad una riduzione di quelle a rischio di oltre il 12% E' possibile evidenziare un processo di selezione dovuto alla progressiva uscita dal mercato delle aziende più fragili: il sistema delle Pmi risulta più ristretto ma con un profilo più solido. Dal 2014 è possibile riscontrare un effettivo miglioramento del profilo di rischio, (non dovuta alla progressiva selezione degli anni precedenti), dal momento che il sistema delle Pmi è rimasto sostanzialmente invariatoMa quali sono invece la maggiori preoccupazioni per le nostre aziende? I principali problemi in sintesi sono: l’aumento dei costi di produzione o dei costi del lavoro, la disponibilità di personale qualificato o manager con esperienza. La pressione regolamentare e i nuovi scenari competitivi. Mentre le principali fonti di finanziamento per le Pmi sono le linee di credito (rilevanti per il 56% ), i sussidi (50%) e i prestiti bancari (49%). Il finanziamento con capitale proprio è rilevante solamente per il 2%. Un forte distacco rispetto alla media europea si ha verso l’area del credito commerciale, che è rilevante per il 46% delle PMI contro il 34% di media Ue, probabilmente a causa dei prolungati tempi necessari a ricevere un pagamento.
Oltre a credito commerciale e sussidi, anche il Leasing vede una grande differenza rispetto alla media europea, più alta di 20 punti percentuali Nonostante rimanga tutt’ora una delle principali fonti di finanziamento, il trend conferma le tendenze di calo dell’importanza del debito bancario. Si tratta di una variazione lieve, ma costante.Come sopra accennato il prestito bancario non rappresenta più l'unica fonte di finanziamento il: 39% del totale Pmi non è ricorre al capitale bancario per finanziare la propria attività. Quota in netto aumento rispetto al 2008 (27%). In particolare, il 27% fa affidamento a capitale proprio e fondi interni, mentre il 7% si appoggia a risorse non bancarie. Diminuiscono inoltre le PMI molto dipendenti da finanziamenti bancari (ovvero per le quali tali strumenti rappresentano più del 50% del totale attivo) pari a 7.5%, a fronte di un 12.5% nel 2008. Parallelamente, la possibilità di accedere al credito sembra essere tornata su livelli pre crisi.