Turismo. «Più servizi e occupati a sostegno dell'home sharing»
L'arrivo sul mercato di Airbnb ha rappresentato una vera rivoluzione per il modo di viaggiare e in un certo senso anche di abitare le nostre case. In poco tempo l'home sharing ha assunto dimensioni che qualche anno fa era difficile anche solo immaginare: secondo dati ufficiali di Airbnb, nel 2016 in Italia sono stati 5,6 milioni gli ospiti che hanno soggiornato in appartamento, con un guadagno per gli host di oltre 620 milioni di euro. Numeri impressionanti che impattano su opportunità di business e sviluppo futuro delle nostre città. «Pensi che a Roma, dove proprio qualche giorno fa abbiamo aperto il nostro primo Keesy Point - spiega Patrizio Donnini, fondatore di Keesy - sono 32,8 milioni le presenze annue di turisti che scelgono l’home sharing, per un giro complessivo di affari pari a 4 miliardi di euro, con oltre 11mila strutture ricettive che ospitano ogni anno circa 14 milioni di visitatori. Ma l'home sharing non riguarda solo le grandi città, ci sono centinaia di piccole realtà in cui questo nuovo paradigma dell'ospitalità si sta affermando; in questi pochi mesi dal lancio di Keesy sono moltissime le richieste che abbiamo ricevuto per portare il nostro servizio in piccole città e zone turistiche di ogni parte d'Italia».
Vista la rapida espansione di questo settore, gli host per essere competitivi hanno sempre più bisogno di servizi a supporto della loro attività e quindi di figure in grado di fornirli. L'affermarsi della sharing economy, non solo nel turismo, sta aprendo grandi opportunità. Basti pensare a tutte le piattaforme innovative che nascono dal paradigma della condivisione: in ciascuna sono coinvolti i fornitori di beni e servizi, gli intermediari che mettono a disposizione la piattaforma e le persone che ci lavorano. Un bel cambiamento se pensiamo che in moltissimi casi si tratta di lavori che prima non c'erano. Donnini, per esempio, ha fondato Keesy appena un anno fa e oggi vi lavorano nove persone, che cresceranno con le prossime aperture di Milano e Venezia. La società di servizi ha scelto di percorrere, prima in Italia, la strada del self check-in mettendo a disposizione degli host un servizio completamente automatizzato che offre la massima flessibilità nell'accoglienza e risolve non solo il momento dello scambio delle chiavi ma anche tutte le attività che l'host deve fare: l’invio dei documenti in questura, il pagamento del soggiorno e dell’imposta di soggiorno e la firma del contratto della struttura. In questo modo host e guest sono liberi di scegliere il momento migliore per incontrarsi.
Ma quali sono le figure di cui ha bisogno il mercato? «Sia che si tratti di società che affittano più strutture, sia nel caso di piccoli proprietari - conclude l'imprenditore - l'host deve essere “professionale” per soddisfare sempre di più e meglio le esigenze dei suoi ospiti. Per questo si stanno affermando figure professionali e che aiutano l'host, dalla scelta dell'arredamento migliore per l'appartamento, alla realizzazione del servizio fotografico per promuoverla al meglio, dalla gestione delle prenotazioni al servizio di pulizia professionale. Noi abbiamo scelto la strada del self check-in perché è certamente una tendenza che si affermerà sempre di più anche qui da noi. Partecipando al Ttg o al recente Bto ho potuto constatare che anche la domotica sta prendendo piede rapidamente. Inoltre c'è l'esigenza sempre più sentita dagli host di integrare tra loro i vari portali delle Ota così da poter gestire in modo più efficace e veloce le prenotazioni e le strutture. Anche su questo tema Keesy è già al lavoro e a breve usciremo con prodotti che rispondono proprio a questi bisogni».