Economia

Rapporto 2018. Più produttività e benessere con il welfare

Redazione Romana martedì 10 aprile 2018

Il welfare aziendale migliora il benessere dei dipendenti e aumenta la produttività delle imprese. È quanto emerge dal Rapporto 2018 - Welfare Index Pmi, promosso da Generali Italia con la partecipazione delle maggiori confederazioni italiane (Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni), che per il terzo anno ha analizzato il livello di welfare in 4.014 piccole medie imprese italiane (circa il doppio rispetto al 2016) superando nei tre anni le 10mila interviste.

Welfare Index Pmi ha monitorato le iniziative delle imprese in 12 aree: previdenza integrativa, sanità integrativa, servizi di assistenza, polizze assicurative, conciliazione vita-lavoro, sostegno economico, formazione, sostegno all'istruzione di figli e familiari, cultura e tempo libero, sostegno ai soggetti deboli, sicurezza e prevenzione, welfare allargato al territorio e alle comunità.

Il Rapporto 2018 mette in evidenza una stretta correlazione tra il miglioramento del benessere, la soddisfazione dei lavoratori e la crescita della produzione aziendale: questi fattori secondo

il 42,1% delle imprese, sono il principale obiettivo nelle scelte di welfare. Il 35,6% delle imprese intervistate dichiara, infatti, di aver aumentato la propria produttività come conseguenza di una maggiore soddisfazione dei lavoratori.

Questo vale ancor di più per le aziende molto attive nel welfare: il 63,5% conferma di aver ottenuto un incremento produttivo. Nei prossimi 3-5 anni, il 52,7% delle pmi si propone un'ulteriore crescita del welfare aziendale, in particolare negli ambiti di: salute e assistenza; conciliazione vita e lavoro; giovani, formazione e mobilità sociale. Le piccole medie imprese sono oggi sempre più protagoniste del cambiamento sociale e crescono sensibilmente le aziende attive nel welfare - cioè quelle che avevano avviato piani di welfare aziendale anche negli anni precedenti - in almeno quattro delle 12 aree: erano il 25,5% nel 2016, oggi sono il 41,2%.

In particolare, sono raddoppiate le aziende molto attive (in almeno sei aree) dal 7,2% del 2016 al 14,3% quest'anno, a dimostrazione di una maggiore consapevolezza del loro ruolo sociale. «Le imprese - ha spiegato Enea Dallaglio, amministratore delegato di Innovation team - hanno scoperto come sia essenziale il welfare per il raggiungimento degli obiettivi di business, il nuovo welfare è stato istituito con la legge di Bilancio 2016 e si può dire che sia stato un successo. Ci sono ancora tanti problemi sociali e tanti nodi da affrontare nella nuova legislatura. La conoscenza delle imprese può ancora migliorare ed è determinante impegnarsi a sviluppare la cultura del welfare aziendale».

Secondo Andrea Mencattini, responsabile Health and Welfare di Generali Country Italia, dal Rapporto emerge che per i lavoratori italiani «la salute viene prima di tutto: la seconda priorità è la conciliazione vita-lavoro e in terzo luogo la formazione professionale ed extraprofessionale per i dipendenti e per i figli». Con l'aumentare della consapevolezza - ha fatto notare - anche nelle piccole imprese cresce l'esigenza di fare rete e offrire servizi comuni sempre più adeguati alle esigenze dei dipendenti.

Dal Rapporto Welfare Index Pmi 2018 emergono tre priorità per il Paese e per le imprese che possono trovare soluzione grazie al welfare aziendale: salute e assistenza, conciliazione vita e lavoro, giovani, formazione e sostegno alla mobilità sociale. La ricerca 2018 evidenzia che il 42% delle imprese attua almeno un'iniziativa nella macro area della salute e assistenza; era il 32,2% nel 2016. Un terzo delle imprese considera prioritario investire nei prossimi 3-5 anni nella sanità e nell'assistenza a beneficio dei dipendenti e dei loro familiari, garantendo attraverso il welfare aziendale l'accesso alle cure e ai servizi di prevenzione e sostenendo le famiglie con servizi di assistenza per gli anziani e per le persone non autosufficienti. In merito alla conciliazione vita e lavoro, è in corso un cambiamento organizzativo nelle aziende che comporta la rottura delle barriere tradizionali tra luoghi e tempi del lavoro e quelli della vita familiare. Le imprese che attuano misure di flessibilità sono più che raddoppiate negli ultimi due anni, passando dal 16,1% al 34,3%, un esempio è lo smart working, che può avere rilevanti impatti sia sulla produttività sia sul benessere delle persone, favorendo anche l'occupazione femminile. Infine al primo posto tra le priorità indicate dalle imprese per lo sviluppo del welfare aziendale c'è la formazione ai dipendenti: non solo la formazione specialistica ma anche l'acquisizione di competenze non direttamente necessarie alle mansioni professionali. Nel 2018 sono già il 38% le imprese con almeno un'iniziativa in quest'area.

Intervenendo alla presentazione del R
apporto, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha sottolineato come il welfare aziendale si stia estendendo alle piccole e medie imprese, «arricchendosi di formule nuove». «Il tema - ha sottolineato - è diventato centrale e bisogna continuare a sperimentare risultati».

Il welfare fa crescere le imprese e fa bene al Paese - ha dichiarato Marco Sesana, Country manager e amministratore delegato di Generali Italia -. Questo è quanto emerge dall'ascolto degli oltre 4mila imprenditori italiani intervistati e dal crescente impegno delle pmi nelle iniziative di welfare. Il benessere dei dipendenti e l'aumento della produttività sono i risultati che l'imprenditore oggi dichiara con il suo impegno nel welfare aziendale. Noi continueremo a sostenere, insieme alle confederazioni, la diffusione della cultura del welfare nelle piccole medie imprese con Welfare Index Pmi, ma anche con le nostre competenze e la nostra innovazione in ambito assicurativo».

I rappresentanti di Confagricoltura e Confartigianato hanno illustrato il processo verso piattaforme di servizi comuni da offrire agli imprenditori e ai loro dipendenti. In particolare, Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, ha messo in luce l'importanza della rete Agronetwork, che servirà a favorire anche progetti di welfare di filiera. Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato imprese, ha fatto riferimento all'importanza degli accordi bilaterali e delle piattaforme comuni. Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, ha spiegato che l'attenzione dell'associazione è rivolta in particolare ai servizi per coniugare vitae lavoro. Questo anche perché il 90% del personale degli studi professionali è rappresentato da donne: quindi, gli accordi di welfare vanno dai congedi parentali anche a ore al rimborso delle spese per gli asili nido o per il pediatra fino alla realizzazione di una piattaforma per aggregare convenzioni nell'ambito della procreazione assistita.