Economia

Concorrenza. Perché negli Usa si parla di una possibile scissione di Google

Ilaria Solaini mercoledì 9 ottobre 2024

Il governo degli Stati Uniti sta valutando la possibilità di smantellare Google per porre fine al suo monopolio nelle ricerche online, in quello che sarebbe il tentativo finora più audace di tenere a freno una delle aziende tecnologiche più potenti al mondo. A dare la notizia in anteprima è stato il Financial Times.

In un documento di 32 pagine inviato al giudice federale Amit Mehta a Washington, il Dipartimento di Giustizia (DOJ) fa riferimento alla necessità di cambiamenti strutturali per limitare quello che è stato riconosciuto come un monopolio di Google nelle ricerche online. In altre parole, sul tavolo c'è la volontà di impedire al gigante della tecnologia di continuare a utilizzare il suo browser Chrome, Google Play Store e il sistema operativo mobile Android per dare un vantaggio al proprio motore di ricerca. Questa limitazione delle interconnessioni tra i vari prodotti del gruppo di Mountain View (California) arriva dopo che i procuratori federali hanno messo a segno la prima vittoria in un caso storico ad agosto, quando il giudice Amit P. Mehta, del distretto di Columbia, chiudendo quattro anni di indagini su Google per conto degli Stati Uniti, era giunto alla conclusione che la società aveva abusato della sua posizione dominante nel mercato delle ricerche online, violando quindi la legge antitrust statunitense. La Corte federale aveva condannato già ad agosto gli accordi esclusivi da miliardi di dollari che Google aveva preso con produttori di computer, tablet e smartphone come Apple e Samsung perché inserissero il suo motore di ricerca come scelta di "default" negli apparecchi.

Tra le sanzioni che il Dipartimento di Giustizia potrebbe richiedere al giudice Amit Mehta, che presiede il caso, secondo i pubblici ministeri ci sono dei «rimedi comportamentali e strutturali» per impedire a Google di continuare a mantenere un evidente vantaggio monopolistico rispetto ai concorrenti o ai nuovi entranti. Il Dipartimento di Giustizia potrebbe anche cercare di costringere la big tech a condividere i dati di ricerca degli utenti con i rivali e limitare la sua capacità di utilizzare i risultati di ricerca per addestrare nuovi modelli e prodotti di intelligenza artificiale generativa.

Va detto che un eventuale smembramento di Google comporterebbe una riorganizzazione del mercato delle ricerche online in cui l’azienda gestisce oltre il 90% delle query online e trasformerebbe l’attività che ha reso la sua società madre, Alphabet, una delle più preziose e produttive al mondo. «Per più di un decennio, Google ha controllato i canali di distribuzione più popolari, lasciando ai rivali scarsi o nulli incentivi a competere per gli utenti», si legge nel documento del Dipartimento di giustizia. «Per porre rimedio a questi danni è necessario non solo porre fine al controllo di Google sulla distribuzione oggi, ma anche garantire che Google non possa controllare la distribuzione di domani».

Google, dal canto suo, ha replicato ai rimedi proposti, definendoli «radicali» e oltre la portata delle questioni legali del caso, oltre che una minaccia per «i consumatori, le aziende e la competitività americana».