Bari. L'imprenditore Coppi: per noi produrre energia pulita si è rivelato un boomerang
L'imprenditore Donato Coppi nella sua cantina nel Barese
Tra bollette e soldi da restituire allo Stato a cui ha venduto energia elettrica comunque a prezzo di mercato, ma superiore al tetto che poi il governo Draghi ha imposto in maniera retroattiva,
Donato Coppi dovrà tirare fuori circa 700mila euro da qui alla fine dell’anno. E non potrà certo caricare questi extracosti sulle bottiglie di vino 'Primitivo' che esporta in 40 Paesi, considerata la contrazione dei consumi per la crisi economica a livello globale.
«E neppure mi sarà permesso rateizzare quelle somme, come invece l’Agenzia delle Entrare consente ad esempio agli evasori fiscali», sottolinea con amarezza mista a rabbia l’imprenditore pugliese, titolare di una cantina che produce da mezzo secolo un vino doc tra i più pregiati. Si tratta di una produzione fortemente energivora, rispetto alla quale Coppi fu lungimirante già nel 2008 e nel 2010, costruendo due impianti fotovoltaici e, in particolare con il secondo, producendo energia da immettere in rete, ovvero venduta al gestore e poi riacquistata per l’utilizzo notturno di particolare esigenze, tipo la refrigerazione.
«Solo che di punto in bianco c’è stato imposto di venderla a 50 euro a megawattora (MW/h), tetto voluto dal governo, ma poi la dobbiamo riacquistare a dieci volte tanto», spiega senza tanti fronzoli Coppi, che le ha provate tutte, sperando inutilmente in un qualche esonero per le piccole e medie imprese, magari inserito nel decreto Aiuti bis, e sollecitando in tal senso politici di ogni schieramento, ma anche in questo ricavandone poco o niente, al massimo qualche pacca sulle spalle perché «così sono messi tutti gli imprenditori».
«C’è anche una grossa difficoltà a confrontarsi con i politici che, con questa legge elettorale, di fatto non rappresentano più un dato territorio, qui in Puglia come altrove. E comunque ai politici – riprende l’imprenditore – forse non è chiaro che se si blocca tutto il sistema produttivo in Italia, perché oramai risulta troppo caro produrre, il danno che dovranno affrontare sarà poi nettamente superiore, tra cassa integrazione e licenziamenti. Ma è da Paese civile non consentire più a qualcuno di fare libera impresa e quindi di pagare onestamente le tasse, investire e creare occupazione? Questa per me è una truffa da parte dello Stato. Ora auspichiamo che la giustizia amministrativa riesca in quello che la politica non è capace di fare», aggiunge Coppi con riferimento all’udienza del 21 settembre davanti al Tar della Lombardia, competente per territorio in virtù del ricorso per impugnare la delibera del governo presentato da Arera, l’autorità di regolazione per energia, reti e ambiente «altrimenti – riprende – ci saranno conseguenze serie per i conti di aziende come la mia, che non fanno speculazione ma a cui viene sottratto un ricavo essenziale. Io mi sento 'stuprato' della mia dignità imprenditoriale perché così mi vanno a togliere qualcosa che mi serve per pagare bollette, fornitori e operai, non certo per fare utili».
La Cantina Coppi ha 16 dipendenti fissi e un’altra trentina di stagionali per l’attigua azienda agricola. «Che ne sarà di loro e dell’azienda? Non so rispondere – chiosa Coppi – perché al momento non voglio neppure pensarci, perché mi sembra incredibile che lo Stato si inventi una barzelletta del genere e ti metta in difficoltà con una norma assurda, priva di ogni logica».