Economia

I nodi. Per il super cashback da 1.500 euro il futuro si fa molto incerto

PIetro Saccò giovedì 4 marzo 2021

Un pagamento contactless con una carta di credito

Il super cashback da 1.500 euro per chi fa più pagamenti elettronici tra gennaio e giugno è a rischio. Da giorni circolano voci sulla volontà del ministero dell’Economia di rivedere il programma del cashback fortemente voluto dall’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. La settimana scorsa l’ipotesi di una sospensione è apparsa per la prima volta sulle pagine del Messaggero, dove si ipotizzava un “congelamento” fino a dicembre. Nei giorni successivi si sono intensificate le indiscrezioni sulla volontà del presidente Mario Draghi e di Daniele Franco, nuovo ministro dell’Economia, di rivedere l’intero impianto del cashback, che com’è noto è molto costoso: il decreto con cui è stato introdotto prevede una spesa massima di 1,75 miliardi per quest’anno e di 3 miliardi per l’anno prossimo.

Ieri Maria Cecilia Guerra, confermata sottosegretario al ministero dell’Economia in quota Leu, si è presentata in audizione alla Commissione Finanze della Camera per rispondere alle domande dei deputati. Due di queste erano proprio dedicate al futuro del cashback. Il deputato grillino Davide Zanichelli voleva garanzie sulla conferma del programma, mentre Massimo Ungaro di Italia Viva ne chiedeva una revisione. Guerra non ha certo abbondato nelle spiegazioni. Ha spiegato che «è in atto una costante attività di monitoraggio del programma da parte di PagoPa Spa al fine di individuare le operazioni anomale che in quanto tali possano essere passibili di esclusione dall’applicazione del programma cashback» e quindi ha aggiunto che «all’esito di tale monitoraggio saranno analizzate le risultanze emerse anche al fine di valutare eventuali modifiche».

I problemi sono molti. Il decreto con cui è stato introdotto il cashback non ha previsto limiti per le operazioni di pagamento elettronico che concorrono a raggiungere i primi 100.000 posti della classifica, quelli che danno diritto a vincere 1.500 euro. Questo ha spinto molti italiani ad approfittare dell’approssimazione normativa: ecco quindi quelli che fanno decine di micropagamenti ai self service delle pompe di benzina o quelli che dividono la colazione in tre pagamenti per scalare la classifica. Sono tutti abusi che chi ha scritto la legge non aveva previsto e che quindi, per essere fermati, hanno bisogno di una correzione legislativa.

Il secondo problema sono gli effetti che la norma vorrebbe avere sul contrasto all’evasione fiscale. Giuseppe Zafarana, comandante generale della Guardia di Finanza, in audizione alla Camera ha fatto presente che si ottiene il rimborso anche con i pagamenti delle bollette, dei biglietti del treno, della spesa al supermercato, «categorie di soggetti per le quali non si rilevano i presupposti per una mancata registrazione dei corrispettivi, cioè normalmente qui non c’è evasione fiscale». Il suggerimento del comandante della Guardia di Finanza è chiaro: «Il cashback concentriamolo sulle categorie a maggiore rischio di evasione fiscale rispetto alle altre».

Ovviamente il cambio di maggioranza ha molto indebolito il sostegno politico al cashback. All’opposizione Fratelli d’Italia ne chiede l’abolizione, dentro la maggioranza Forza Italia e Italia Viva si battono per modifiche sostanziali e anche nel Partito Democratico ci sono molti segnali di malcontento. Restano solo i 5 Stelle. Ieri Laura Castelli, sottosegretario grillino al ministero dell’Economia, intervistata da Radio24 ha difeso la misura ma ha ammesso che «ci si debba sempre evolvere» mantenendo l’obiettivo di favorire i pagamenti elettronici.