Il telefono dell’ufficio non serve per chiamare il figlio che studia all’estero. Con la macchina di servizio non si accompagna la moglie a fare spese. A Natale niente regali di valore, specie dal geometra che ha quella pratica in sospeso. In ufficio bisogna depositare la dichiarazione dei redditi e far sapere subito se si hanno parenti che hanno conflitti di interesse col proprio lavoro. Chi sgarra paga: anche - nei casi più gravi - col licenziamento. Uno degli ultimi atti del governo di Mario Monti è l’introduzione del Codice di comportamento per i dipendenti pubblici, che elenca in modo dettagliato i doveri di chi lavora nella pubblica amministrazione. Ricordando sempre che nei rapporti col pubblico si deve usare «correttezza, cortesia e disponibilità». Il consiglio dei ministri ha dunque dato via libera ieri al Decreto presidenziale, proposto dal ministro dalla Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi. Slittano invece le misure sull’incompatibilità, anche se «lungamente discusse», spiega il ministro per i rapporti col Parlamento Piero Giarda. Il codice, emanato in attuazione della legge anticorruzione, la 190 del 2012, applica le raccomandazioni dell’Ocse in materia di integrità ed etica pubblica. Le violazioni sono fonte di responsabilità disciplinare. «Violazioni gravi o reiterate del codice», si legge nella relazione illustrativa, «comportano «l’applicazione della sanzione del licenziamento con preavviso». Il codice in particolare spende più di un passaggio ai doveri specifici dei dirigenti. Il «no» ai regali che rischiano di condizionare l’operato dei dipendenti pubblici è all’articolo 4, dove si dice che il dipendente non chiede né sollecita per sé o per altri, regali o altre utilità. Niente più panettoni o bottiglie di vino? La norma consente di accettare omaggi purché «di modico valore effettuati occasionalmente nell’ambito delle normali relazioni di cortesia e nell’ambito delle consuetudini internazionali» in caso di viaggi o contatti con funzionari stranieri. E per evitare interpretazioni troppo elastiche, il codice fissa in modo esplicito un tetto, «sia pure in via orientativa» di 150 euro. Da segnalare le norme dell’articolo 6, sugli obblighi di comunicazione a carico del dipendente pubblico: deve comunicare eventuali rapporti di collaborazione e conflitti di interesse, diretti e indiretti, che lo stesso dipendente, il coniuge o il convivente, i suoi parenti entro il secondo grado abbiano avuto nei tre anni precedenti. In tal caso, anche se il conflitto è solo potenziale, dovrà astenersi dal compiere qualsiasi atto del proprio ufficio. Nel concludere accordi o contratti per conto dell’amministrazione, il funzionario non può servirsi di mediatori, né trattare con aziende con le quali, nei due anni precedenti, abbia concluso contratti a titolo privato. Prima di assumere funzioni dirigenziali, il dipendente deve comunicare la propria situazione patrimoniale, le partecipazioni azionarie e gli interessi finanziari che possono confliggere con gli interessi dell’amministrazione. Ma anche se i familiari avranno attività che li porranno a contatto frequentemente con l’ufficio in cui lavora. Su l’uso di internet, telefono o auto, il codice dice che il dipendente «può utilizzare il materiale o le attrezzature di cui dispone per ragioni di ufficio e i servizi telematici e telefonici dell’ufficio nel rispetto dei vincoli posti dall’amministrazione». Se ha a disposizione un mezzo di servizio «può utilizzarlo soltanto per lo svolgimento dei compiti d’ufficio e solo a tale titolo può trasportare terzi». Il codice dà indicazioni anche a chi ha rapporto col pubblico: tenere il badge identificativo appuntato sul vestito, operare in spirito di servizio, correttezza, cortesia e disponibilità, indirizzare - se necessario - l’utente al funzionario o all’ufficio competente, fornire tutte le spiegazioni richieste sul proprio comportamento, rispettare il codice cronologico delle pratiche. Senza sorpassi o insabbiamenti, insomma.