La denuncia della First-Cisl. Accredito delle pensioni, banche in fibrillazione
In banca si entra solo per appuntamento per via dell'emergenza Covid-19
I dipendenti delle banche che stanno nelle filiali sono – assieme ai cassieri dei supermercati, farmacisti, edicolanti, benzinai e pochi altri – tra lavoratori italiani che in queste settimane continuano ad avere un contatto fisico quotidiano con il pubblico. Il governo ha inserito i servizi bancari tra quelli essenziali che devono essere garantiti. L’epidemia del coronavirus ha così improvvisamente trasformato in mestiere rischioso un lavoro tradizionalmente tranquillo come quello dell’addetto allo sportello. Molti bancari temono di essere contagiati e diventare loro stessi fonte di contagio. «Per quello che ci riguarda devo avvertire che con l’avvicinarsi del pagamento delle pensioni abbiamo davanti un problema atroce» afferma Riccardo Colombani, segretario della First Cisl, il sindacato dei bancari della Cisl.
Perché guardate con tanta preoccupazione all’imminente arrivo degli accrediti delle pensioni di aprile?
Il capo della Protezione Civile ha visto solo una parte del problema delle pensioni e ha trascurato l’altra. È stato giusto disciplinare l’attività e le procedure delle pensioni pagate in contanti, quelle "per cassa", anticipando i pagamenti e scaglionandoli su più giorni. Però conviene ricordare che i pensionati italiani sono 15 milioni e di questi 740mila prendono la pensione per cassa alle Poste e 36mila in banca. Però ci sono 10,3 milioni di pensionati che ricevono la pensione in banca con un accredito sul conto corrente. Di questi, molti per avere i loro soldi non possono fare altro che presentarsi in filiale perché non hanno né bancomat né carta di credito.
Quanti sono i pensionati in questa situazione?
Purtroppo non abbiamo numeri precisi recenti. Nell’ultima indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie si legge però che solo il 67,2% dei pensionati italiani ha almeno una carta di pagamento. Quindi circa un terzo dei pensionati italiani non ha nemmeno un bancomat. Sono 3 milioni di persone che nei primi giorni di aprile si riverseranno nelle filiali per ritirare i loro soldi alla cassa. Gli sportelli bancari rischiano di diventare luoghi di diffusione del contagio.
Avete proposto soluzioni per evitare questo rischio?
La Protezione Civile avrebbe dovuto prevedere anche per le pensioni accreditate in banca accrediti scaglionati su più giorni così come è stato fatto per le Poste, riguardo alle pensioni pagabili "per cassa". Poi abbiamo proposto che venissero abilitate delle persone a gestire gli afflussi nelle filiali, come sta avvenendo nei supermercati. Non guardie armate, ma personale abilitato. Un’altra possibilità sarebbe una distribuzione rapida di carte bancomat tra chi ne è sprovvisto. Ma è chiaro che i tempi tecnici per alcune di queste soluzioni ormai sono davvero ristretti.
Come sindacati avete firmato con l’Associazione bancaria italiana un protocollo a tutela della salute dei bancari e un secondo accordo, martedì, che prevede l’accesso in banca solo su appuntamento.
Sì, l’accesso in banca solo su appuntamento è molto importante. La settimana prossima avremo un altro incontro per discutere di pulizia e sanificazione periodica degli ambienti di lavoro, così da garantire la massima sicurezza alla fine di ogni turno. D’altra parte i lavoratori sono esposti per lungo tempo in ambienti chiusi dove passano molte persone, soprattutto anziani. Tra l’altro le mascherine e gli altri dispositivi di protezione scarseggiano. Mi preme insistere sulla necessità di adottare per le zone più colpite dalla pandemia i modelli positivi sperimentati con successo a Rimini e Piacenza. I servizi bancari essenziali e indispensabili possono essere garantiti con misure organizzative straordinarie, senza esporre lavoratori e clienti.