Economia

LA GUERRA DEL LATTE. Intesa su Parmalat: «La cordata c'è» Il Tesoro in campo

Giuseppe Matarazzo venerdì 1 aprile 2011
Il giorno del rinvio. Per il futuro di Parmalat sono ore cruciali. Il Cda dell’azienda di Collecchio si riunirà oggi per decidere sullo spostamento a fine giugno dell’assemblea fissata per il 12-14 aprile, così come prevede il decreto anti-Opa varato dal Consiglio dei ministri che ieri ha autorizzato il Tesoro «a predisporre e attivare strumenti di finanziamento e capitalizzazione, analoghi a quelli in essere in altri Paesi europei, mirati ad assumere partecipazioni in società di interesse nazionale rilevante in termini di strategicità del settore, di livelli occupazionali». L’idea pratica sembra quella di coinvolgere la Cassa Depositi e Prestiti che potrà comprare quote, in analogia in analogia con quanto in Francia avviene con la Caisse des Depots et Consignation, con la creazione di un Fondo strategico per gli investimenti.Ma è anche il giorno della verità per la cordata italiana. Sul tavolo del Cda, a supporto del rinvio, arriverà infatti la manifestazione d’interesse ufficiale da parte di Intesa Sanpaolo. Con lo Studio Pedersoli, il gruppo bancario ha stilato una proposta di massima con una potenziale partenership con Granarolo (e Ferrero alla finestra) per il futuro industriale di Parmalat in alternativa a Lactalis, per poi definire i dettagli nelle prossime settimane.Ma il gruppo francese non sta a guardare. Ieri è arrivata la risposta a Bruxelles, che aveva acceso un faro sulla «scalata» e il raggiungimento della quota del 29,9%. Lactalis – in una nota – comunica che ha avuto contatti con il Gabinetto del commissario alla Concorrenza Almunia, sottolineando che «il suo ingresso nel capitale di Parmalat non possa essere considerato come una acquisizione del controllo della Parmalat ai sensi del regolamento sul controllo delle concentrazioni, e che, pertanto, non vi sia la necessità di procedere a una notifica preventiva». Lactalis – che dice di aver «sempre rispettato le disposizioni di legge in vigore, incluse le norme europee» – va avanti e «intende fare quanto necessario affinché nel rispetto delle medesime normative possa essere esercitato il voto» nella prevista assemblea dei soci. Non è escluso dunque che ci possano essere azioni legali se il Cda dovesse decidere – come sembra ormai scontato – per il rinvio. L’«ingerenza» della politica e il provvedimento del governo, hanno infiammato il confronto. E non solo Oltralpe. Ne aveva preso subito le distanze Emma Marcegaglia. E ieri in Confindustria Lombardia, in occasione della presentazione del Rapporto 2011 sull’internazionalizzazione, il caso Parmalat ha preso piede. «In tempo di globalizzazione – ha detto il presidente Alberto Barcella – si riafferma lo Stato-Nazione con la militarizzazione del mercato. Ma l’economia viaggia in ben altre dimensioni. Bisogna leggere e fruttare le opportunità dei cambiamenti, non combatterli». Ancora più diretto è il presidente dei giovani industriali della Lombardia, Alessia Zucchi: «L’intervento del governo non è corretto». L’attesa per il Cda di oggi ha dato spinta al titolo in Borsa, dove si è mosso in controtendenza e ha guadagnato l’1,2%. Anche se l’Aei ha messo sotto osservazione il rating etico e di sostenibilità di Parmalat (EEE-).