Economia

PROCESSO A MILANO. Parmalat, tutte assolte le banche

lunedì 18 aprile 2011
Banche straniere e manager assolti al processo Parmalat. I giudici della seconda sezionale penale del Tribunale di Milano, chiamati a decidere sulle accuse di aggiotaggio informativo nel crac della società di Tanzi, hanno così dato ragione alla difesa. Assolte per non avere commesso il fatto o perché il fatto non sussiste le quattro banche estere e i sei funzionari chiamati a processo: le banche per avere violato la legge 231 del 2001, che impone l'adozione di modelli organizzativi per prevenire i reati commessi dai dipendenti, e i funzionari con l'accusa di aver dato false comunicazioni al mercato per «gonfiare» il titolo Parmalat oltre il proprio reale valore di mercato. Dopo il crac, le indagini si chiusero a marzo 2005, mentre il rinvio a giudizio fu chiesto il 13 giugno 2007. Il processo era stato aperto nel gennaio del 2008, mentre l'inchiesta - che a Milano rappresenta il secondo filone sul caso Parmalat - era stata chiusa nel maggio del 2005. Parte civile sono circa 40mila risparmiatori Parmalat, di cui oltre 30mila rappresentati da Carlo Federico Grosso.LE ACCUSELa Procura, al termine della requisitoria il 17 gennaio scorso, aveva chiesto la condanna degli istituti di credito a una sanzione di 900mila euro ciascuno e la confisca di 120 milioni di profitti ritenuti illeciti: in particolare, 14 milioni di euro a Deutsche Bank, 70 milioni di euro a Citigroup, 30 milioni e 705.000 euro a Bank of America e 5,9 milioni di euro a Morgan Stanley . I legali delle banche, nel corso delle arringhe, hanno definito le accuse infondate, proclamando la correttezza dell'operato degli istituti, chiamati a rispondere del reato di aggiotaggio per la responsabilità amministrativa nei confronti delle condotte illecite dei propri funzionari per effetto della legge 231.ASSOLTI ANCHE I MANAGERIl Tribunale ha poi assolto per non aver commesso il fatto o perchè il fatto non sussiste i dirigenti dei quattro istituti: Paolo Botta (Citibank), Giaime Cardi (Credit Suisse), Marco Pracca e Tommaso Zibordi (Deutsche Bank) e Paolo Basso e Carlo Pagliani (Morgan Stanley). Per le persone fisiche la pubblica accusa aveva chiesto condanne che andavano da 1 anno a 1 anno e 4 mesi, tranne che per Cardi per la quale era stato chiesto il non doversi procedere per prescrizione. «NON E' SUCCESSO NIENTE»Dopo la lettura della sentenza che ha mandato assolti le banche e i loro manager imputati a Milano per il crack Parmalat, prima in aula si è sentito un brusio poi è scoppiata la gioia dei legali. Due addirittura, fuori dall'aula, gremita di persone, si sono abbracciati dicendo «Non è successo niente». «Siamo soddisfatti della decisione del Tribunale» ha detto un portavoce di Morgan Stanley. Per Bank of America «ancora una volta è stato confermato che nessuno dei dipendenti di Bank of America fosse a conoscenza della frode di Parmalat che la stessa è stata perpetrata solo da alcuni suoi esponenti con l'assistenza di alcuni revisori contabili».LA SODDISFAZIONE DELLE BANCHE«Per noi è una vittoria, è stato fatto uno sforzo incredibile ma il nostro cliente era totalmente innocente» ha affermato il legale di Deutsche Bank aggiungendo che questi «sono processi che all'inizio hanno avuto una violentissima reazione pubblica, gli imputati hanno rischiato di perdere la carriera ma il periodo lunghissimo ha avuto una visione più razionale». Citi ha parlato di Tribunale «forte e indipendente» ricordando di aver «sempre sostenuto di esser stati defraudati» e tuttavia di aver offerto risarcimenti ai risparmiatori «per ragioni morali». Per Bank of America «ancora una volta è stato confermato che nessuno dei dipendenti della banca fosse a conoscenza della frode di Parmalat e che la stessa è stata perpetrata solo da alcuni suoi esponenti con l'assistenza di alcuni revisori contabili».CODACONSL'assoluzione delle banche estere «è una vergogna, i magistrati italiani scendono in campo contro processi brevi e prescrizioni, appellandosi proprio a cause di valenza sociale come Parmalat e crack vari, e poi, quando si trovano a decidere su tali vicende, danno torto ai cittadini e assolvono le banche che hanno venduto carta straccia». È il commento del presidente Codacons, Carlo Rienzi sulla vicenda. «Invitiamo i risparmiatori - continua Rienzi - a proseguire la battaglia in sede civile, al fine di far valere i propri diritti contro i potentati bancari».