Economia

LEGGE DI STABILITA'. Scuole paritarie, balletto di cifre

Enrico Lenzi martedì 16 ottobre 2012
Ricomincia il balletto delle cifre per la scuola paritaria. «La legge di stabilità autorizza la spesa di 233 milioni di euro per il 2013 per il rifinanziamento delle scuole non statali» scrivono a metà pomeriggio le agenzie di stampa. Ma si tratta di parte dei 260 milioni di euro ancora mancanti (ma promessi) per il 2012? Oppure si tratta del finanziamento complessivo per il 2013?. Entrambe le domande aprono scenari drammatici per la scuola non statale paritaria. Dal ministero dell’Istruzione, dove, però, si è ancora in attesa di conoscere il testo completo e le tabelle predisposte dal ministero dell’Economia, si fa sapere che i 233 milioni in questione sarebbero la copertura dei fondi mancanti nel bilancio 2012 e, a suo tempo, garantiti di reintegro. Se fosse così mancherebbero comunque all’appello 27 milioni per raggiungere complessivamente i fondi stanziati nel 2011, cioè 510 milioni di euro (già decurtati da anni rispetto agli iniziali 539 del 2001). Ma soprattutto resterebbe senza risposta una domanda fondamentale per la vita della scuola paritaria: allora quanto è stato stanziato realmente per questo capitolo di spesa nel 2013? Tutti i 510 (sulla carta) del 2012 o quale cifra? Una domanda alla quale, almeno fino a ieri sera, dal ministero di viale Trastevere non avevano risposta. Se i 233 milioni fossero, invece, l’unico investimento per il 2013, per la scuola paritaria sarà un problema continuare a funzionare. In attesa di chiarimenti il mondo della scuola paritaria è cauto. «Se fossero i fondi del 2012 sarebbe comunque un ulteriore taglio» commenta la Fism (materne cattoliche), mentre la Fidae parla del reintegro come di «una buona notizia parziale». E quello dei fondi alle paritarie non è l’unico aspetto su cui si attendono chiarimenti. La Legge di stabilità prevederebbe anche un fondo di valorizzazione dell’istruzione, che integrerà il fondo per il funzionamento (sostenuto con i risparmi fatti) e novità nell’orario di lavoro dei docenti.