La prova. La bio-Panda che va a rifiuti ha un'aria molto pulita
Non voleva essere un rigido test vincolato a consumi e prestazioni. Ma un giretto con la best sellers delle utilitarie, l’auto che vende di più nel Bel Paese (146 mila vetture nel 2017) e che non conosce concorrenti nel suo segmento. Fiat Panda è sinonimo di successo dagli albori, dalla prima serie del 1980 – disegnata da Giorgietto Giugiaro – alla seconda del 2003 nata dalla matita di Giuliano Biasio – alla terza del 2012 disegnata dal Centro stile Fiat –. L’auto per tutti, con lo spirito della cittadina, declinata in tante versioni e motorizzazioni: benzina, diesel, gpl e metano.
Ne abbiamo presa una a gas ma non una qualsiasi: una vettura che si "beve" metano, anzi un biometano, prodotto dall’impianto di depurazione delle acque reflue (in parole povere le fogne) del Gruppo CAP a Bresso-Nigurarda, al nord di Milano. Una vettura che partecipa al progetto #BioMetaNow, che vede come protagonisti Fca e il Gruppo CAP, insieme con LifeGate, il network che opera in Italia per lo sviluppo sostenibile. E che in quasi due anni di prove ha raggiunto i 20mila km alimentata da questo biometano senza registrare problemi nè effetti sul motore, considerando che la macchina è tenuta sotto stretto controllo con approfonditi test effettuati al nel Centro ricerche di Fca.
La nostra "gita" vede la partenza in una Milano da attraversare all’ora di punta mattutina, con sofferti ferma e parti e lunghi incolonnamenti, direzione Lecco. Superati gli imbuti cittadini, immaginata dal mega tunnel la laboriosa Monza, la superstrada verso "quel ramo del lago di Como" di manzoniana memoria viene percorsa con qualche effetto fisarmonica ma riuscendo spesso a tenere i 90 km/orari laddove indicati dalla segnaletica stradale. Il ferma e parti però ci aspetta ancora qualche km prima di Lecco, da Annone Brianza. Ma, una volta superata (anche qui sotto mega tunnel) la città lacustre, la superstrada verso Colico e la Valtellina permette di viaggiare tranquilli, ai 90 orari consentiti. Sino a Bellano dove l’abbandoniamo e infiliamo i ripidi tornanti in salita che portano in Val Sassina che percorriamo a ritroso verso Lecco che ci riaccoglie in zona ospedale con un bel quarto d’ora di code... Di qui ancora in superstrada verso Milano.
Percorriamo 180 chilometri e la Panda sorprende: si guida con naturalezza, per essere una "cittadina" fa capire che invece sa essere anche un’auto da gita fuori porta, confortevole per il suo segmento, ben insonorizzata, rifinita con materiali dignitosi (seppur plastiche dure) che, in due anni di vita, non scricchiolano neppure sui tanti fondi disastrati che incontriamo. Ma è meccanicamente che ci sorprende di più: il bicilindrico TwinAir turbo da 900 cc va tenuto un po’ su di giri, ma dai 3mila in su comincia a dare piccole soddisfazioni. Inaspettate per un "engine" così piccolo e per di più a metano. E pure a metano bio! Ci sconvolge, è il caso di dirlo all’arrivo: sembra proprio che non abbia consumato perché l’indicatore del metano – diviso in quattro sezioni – dice che tre sono ancora piene. O abbiamo guidato in maniera iperisparmiosa, o l’auto fa molto meglio di quello che i tecnici ci indicano, ossia circa 250 km (che è già un ottimo risultato) con un pieno.
Sorprendente la Panda a (bio)metano: viaggia bene, non consuma, non inquina. È pronta a fare concorrenza all’elettrico (i due box in alto spiegano il perché) ora più che mai visto che dal marzo scorso è operativo un decreto che permette finalmente di produrre e commercializzare il biometano per autotrazione e c'è un finanziamento europeo di 4,7 miliardi di euro – nel periodo 2018-2022 – come sistema di supporto alla filiera. Produrre energia pulita dalle fogne quindi non è solo un impegno verso la sostenibilità, ma lo diventa nella ricerca dei carburanti del futuro.