Politiche attive. Outplacement, così lo Stato risparmierebbe 900 milioni
Consolidare gli strumenti e i servizi di politica attiva del lavoro riconosciuti nella Legge 92/2012 e, in particolare, sostenere il regolare ricorso alla ricollocazione professionale (outplacement) potrebbe portare a un risparmio per lo Stato di circa 900 milioni di euro l’anno grazie all’abbassamento dei tempi di reinserimento lavorativo.Questa la previsione di riduzione di spesa, possibile a partire dal 2013 relativamente all’Aspi, elaborata da Intoo, la società di Gi Group, se venissero attivati regolarmente percorsi di outplacement per i lavoratori in mobilità.Il potenziamento delle politiche attive contribuirebbe, inoltre, a un recupero di fiducia da parte dei lavoratori italiani che, a settembre, sul fronte del reimpiego sono risultati i più sfiduciati a livello europeo, dopo gli spagnoli, secondo l’Employee Labour Trust Index di Gi Group, ritenendo necessari 14,87 mesi in media per ritrovare lavoro, in caso di perdita del proprio. Da questa stima economica e da queste considerazioni è partito il dibattito e l’approfondimento sulle politiche attive oggetto del convegno organizzato oggi da Intoo a Roma dal titolo “Riforma del Lavoro. Quale impatto sulle politiche attive? Le aziende incontrano il senatore Ichino”, che ha avuto come ospite d’onore proprio il senatore e giuslavorista Pietro Ichino e importanti esponenti del mondo dell’impresa a confrontarsi sul tema.“Abbiamo voluto provocatoriamente partire da questo dato per poter dimostrare in concreto i vantaggi di un servizio che la Riforma ha menzionato esplicitamente per la prima volta in Italia, ma su cui il nostro Paese deve puntare di più – commenta Angelo Salvatori, partner di Intoo-. I numeri, infatti, sono rappresentativi: nonostante la crisi persistente del mercato del lavoro, i candidati inseriti e seguiti in programmi di continuità professionale - siano essi dirigenti, quadri, impiegati od operai - hanno ritrovato occupazione in media in sei mesi con un’importante riduzione del rischio di marginalizzazione e di minori possibilità di impiego insite nel protrarsi di una situazione di mobilità. Il ricorso sistematico a questo servizio e la maggior collaborazione tra i centri per l’impiego e le società specializzate porterebbe pertanto, oltre che benefici per le persone, ad una riduzione di costi per lo Stato pari a circa 6 mesi di copertura dell’Aspi che, in caso di 1.000 euro di assegno medio per circa 150mila lavoratori in mobilità , ammonterebbe a circa 900 milioni di euro totali all’anno”.