Sotto il cielo di Berlino, oggi, si gioca la finalissima per Opel, la controllata di Gm. In campo gli unici due rimasti in lizza per acquisire il marchio: l’italiana Fiat e il gruppo austro-canadese Magna. Sono loro ad avere la possibilità di presentare i piani «migliorati» così come indicato dalle autorità tedesche al termine della complessa maratona notturna di mercoledì. Dodici ore per rinviare tutto a oggi. Fuori gioco la hoding belga Rhj Internationale e la cinese Baic che in extremis aveva fatto giungere un’offerta. Il governo guidato da Angela Merkel ha assicurato che «non ci sono favoriti», lanciando un vero e proprio ultimatum agli Stati Uniti affinché faccia chiarezza sulla situazione di Gm. Questo dopo la richiesta del colosso Usa – riferita dal ministro dell’Economia, Karl Theodor zu Guttenberg – di altri 300 milioni di liquidità rispetto a 1,5 miliardi che il governo federale e i quattro laender che ospitano impianti Opel erano già disposti a sborsare sottoforma di prestito ponte. Poi è arrivata la precisazione del numero uno di Gm, Fritz Henderson: «Gm vuole 450 milioni di euro di pagamento anticipato, mentre il governo tedesco pensava che ne fossero necessari inizialmente solo 100 milioni. Ci assumiamo la responsabilità della confusione che questo può aver causato. Stiamo cercando di trovare un terreno comune in Europa in quella che è chiaramente una situazione tesa».Ma la frittata è fatta. Il ministro delle finanze, Peer Steinbruck (Spd), ha fatto capire che la Germania non è disposta a concedere prestiti ponte miliardari alla Opel, per vederli poi finire in Gm: «Vogliamo sapere a chi è intestato il conto e dove è domicialiato». La situazione si è ingarbugliata. Per Guttenberg lo scenario dell’insolvenza della Opel rimane una possibilità, anche se la Grande coalizione, così come il governo Usa, non vorrebbero arrivare a questo punto. I rapporti fra la Germania e gli Usa restano tesi. «La comunicazione tra l’Europa e gli Stati Uniti non è buona a sufficienza», ha detto il vice cancelliere e ministro degli Esteri, Franz-Walter Steinmeier, incassando però la promessa di interessamento diretto del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton.I management dei due concorrenti rimasti sono a gran lavoro adesso per presentare le garanzie e le prospettive migliori per Opel. L’a.d. di Magna, Siegfried Wolf, si è detto «pronto a trovare un modo per coprire» il buco da 300 milioni richiesto da Gm. No comment del Lingotto, mentre l’a.d. Sergio Marchionne continua il suo forcing a tutto campo. Instancabile. Dopo gli incontri fiume di Berlino, è volato ieri negli Stati uniti per seguire le vicende legate a Chrysler, per cui si stanno giocando momenti decisivi. Un ruolo nella futura Opel vogliono averlo poi anche i 14mila concessionari del marchio tedesco, che vorrebbero rilevare una quota azionaria della casa automobilistica mettendo sul piatto ben 500 milioni di euro. La partita è tutta aperta, dunque. Anche se non manca chi si sbilancia in giudizi. Per il ministro del lavoro, Olaf Schulz (Spd) «uno dei due gruppi rimasti in lizza potrebbe raggiungere un’intesa con Gm, anche subito». Ma non fa nomi. Mentre il governatore dell’Assia, Roland Koch (Cdu) ha detto: «Gm ha fatto intendere una preferenza per l’offerta Magna». Intanto in Italia, rimane un clima di preoccupazione negli stabilimenti. Il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ha anticipato che convocherà il tavolo con Fiat, parti sociali e Regioni interessate subito dopo le elezioni europee. «L’obiettivo è quello della difesa di tutti i siti produttivi italiani», ha aggiunto il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che si è mostrato fiducioso sulla vicenda Opel: la fiat ha delle buone chance e «ritengo che lo creda anche il capo del Governo tedesco».