Olio di palma, Poligrow smentisce le accuse
E’ attiva, a Mapiripán, in Colombia dal 2008. In otto anni, la società Poligrow ha realizzato un business legato alla produzione di olio di palma. Prodotto che suscita spesso perplessità anche perché associato, in alcuni casi, all’accaparramento di terra nel Sud del mondo. Accuse di cui è stata oggetto pure Poligrow. La Commissione interecclesiale Giustizia e Pace della Colombia ha denunciato – come già raccontato da Avvenire – pressioni sui contadini per convincerli a vendere e irregolarità negli acquisti dei campi. Dichiarazioni che Poligrow – come afferma il legale rappresentante, Carlo Vigna Taglianti – “smentisce categoricamente”, definendole “false ed infondate”.
Signor Vigna, perché Poligrow ha deciso di investire a Mapiripán, zona tanto provata dalla violenza? Il villaggio è stato vittima di uno dei peggiori massacri di paramilitari nel 1997… Prima dell’arrivo di Poligrow, Mapiripàn soffriva di una assoluta mancanza di opportunità di sviluppo. Il nostro progetto nasce sotto l’egida del governo colombiano (attraverso l’ente di attrazione degli investimenti ProColombia), che ha invitato Poligrow come partner della Colombia a Expo 2015 (link: Rounf of meeting | EXPO Milan 2015). E’ un’occasione unica di progresso e di riscatto da un passato di violenza per il municipio e un’opportunità di lavoro regolare e ben retribuito per i suoi cittadini, direttamente coinvolti nel progetto. I dipendenti di Poligrow non hanno mai sollevato proteste nei confronti dell’azienda, ma, al contrario, l’hanno difesa dalle accuse false che le sono state mosse (link: Yo Soy Poligrow). Inoltre, Poligrow ha realizzato numerose iniziative di sostegno alla comunità, come la fornitura di energia elettrica 24 ore su 24 (prima limitata a poche ore al giorno) e le attività svolte attraverso la Fondazione Poligrow (www.fundacionpoligrow.org), come le borse di studio, il microcredito, i programmi di alfabetizzazione.
Quanti ettari ha acquisito finora Poligrow a Mapiripán? Poligrow coltiva circa 6.800 ettari, che detiene a vario titolo (proprietà, affitto e conto terzi).
L’Istituto colombiano per lo sviluppo rurale ha rilevato una violazione da parte dell’impresa della legge 160 del 1994, in base alla quale non è possibile possedere più di 1.800 ettari di terreno incolto, come quello acquistato. Che cosa risponde Poligrow? Non vi è nessuna violazione della Legge 160/1994 e l’azione legale dell’Istituto colombiano per lo sviluppo rurale non ha dimostrato nulla. È vero invece che Poligrow possiede i certificati, anche storici, di proprietà e le attestazioni dell’assenza di vincoli che convalidano la legittimità della acquisizione, oltre agli studi sulle proprietà terriere redatti con avvocati specializzati prima dell'acquisto. La documentazione sulle proprietà e/o i diritti di uso del suolo, i rogiti dei terreni, i registri delle proprietà presso l'Ufficio del Catasto di San Martin di Meta e l'Ufficio della Superintendencia de Notariado y Registro de Bogotà, sono stati convalidati dal Ministero degli Interni e della Giustizia e registrati alla Camera di commercio di Bogotà. Le limitazioni di accumulo delle terre introdotte dalla Legge 160/1994 riguardano solo i terreni di proprietà demaniale al momento dell'entrata in vigore della legge. Al contrario, i terreni di Poligrow erano già da tempo stati assegnati a privati e, quindi, non erano statali quando la Legge160/94 entrò in vigore. L’assenza di limitazioni all’accumulo sugli atti notarili e sulle registrazioni all’Ufficio del Catasto lo dimostrano ulteriormente. La proprietà dei terreni è totalmente legittima anche quanto ai rischi di sfollamento: l’acquisto è avvenuto soltanto dopo che il Comitato comunale per l'attenzione integrale delle persone sfollate a causa della violenza nel comune di Mapiripán, ne ha accertato l’assenza per ogni appezzamento e ha autorizzato la vendita. Infine, nessuna denuncia è stata presentata nei confronti di Poligrow che non è mai stata chiamata da alcuna autorità a dimostrare la legittimità dei propri titoli.
Lei ha citato l’autorizzazione del Comitato comunale per l’attenzione integrale agli sfollati a causa della violenza del comune di Mapiripán. Tale documento, del 13 maggio 2008, è firmato dall’allora sindaco Maribel Mahecha Hernández che sta scontando una condanna per peculato e appropriazione indebita di risorse pubbliche… Ho saputo della vicenda. Ma non ha nulla a che vedere con le attività e il progetto di Poligrow, né tantomeno con l’acquisizione dei terreni.
L’autorizzazione porta solo la firma di Mahecha Hernández e non degli altri esponenti del Comitato. Non sono esperto di come funzionino i Comitati comunali in Colombia, ma è normale che a siglare la decisione di un organo collegiale sia il suo rappresentante legale. In ogni caso, si tratta di una autorizzazione rilasciata al proprietario che ha venduto e non a Poligrow che ha acquistato, mai contestata da nessuno e attualmente valida ed efficace.
La Commissione interecclesiale Giustizia e Pace ha denunciato pressioni da parte dell’impresa per convincere i contadini a vendere. Qual è il vostro punto di vista? Poligrow ha sempre respinto categoricamente queste accuse false e infamanti; è stata costretta a denunciare la Comisión Intereclesial de Justicia y Paz per tutelare la propria immagine e reputazione. Tutti i proprietari dai quali Poligrow ha acquistato sono pronti a confermare che gli acquisti delle loro terre sono avvenuti nel rispetto della legge, senza alcuna intimidazione da parte di Poligrow e/o dei suoi funzionari. Anche le istituzioni locali, da sempre interessate al progetto, sono disponibili a confermare l’assenza di pressioni e a incontrare chiunque volesse ulteriori approfondimenti. Poligrow ha anche respinto tutte le illazioni su presunti rapporti con gruppi armati o strutture criminali, avendo da sempre agito nel rispetto della legge, come è assolutamente evidente alle Autorità colombiane che sostengono il progetto: addirittura la sicurezza delle sue piantagioni a Mapiripán è garantita dall'Esercito Nazionale e dalla Polizia del Guaviare.
Vari gruppi indigeni denunciano che la produzione intensiva dell’olio di palma da parte di Poligrow abbia un forte impatto sull’ambiente di Mapiripán, rischiando di compromettere le fonti idriche presenti sui loro territori. Come l’impresa previene tali pericoli? La sostenibilità ambientale del progetto di Poligrow è certificata da Rainforest Alliance (www.rainforest-alliance.org), uno degli enti ambientali no profit più importanti e affidabili al mondo che, nei giorni scorsi, ha addirittura ampliato la certificazione all’intero progetto, a dimostrazione di quanto le accuse siano false e infondate. Inoltre, Poligrow rispetta gli standard rigorosi del Roundtable on Sustainable Palm Oil (www.rspo.org), per ottenere e mantenere nel tempo le relative certificazioni. Nei terreni interessati dal progetto, nelle zone boschive, nelle savane e nei cosiddetti boschi “morichales”, Poligrow ha adottato, sin dal 2009, pratiche di valutazione del rischio e di conservazione molto rigorose individuando indicatori che dimostrino l’assenza di contaminazioni ambientali.
Il 16 giugno, la corporazione per lo sviluppo sostenibile Cormacarena ha avviato un procedimento sanzionatorio nei confronti di Poligrow per irregolarità nell’approvvigionamento idrico e nella gestione degli scarti di produzione. Come rispondete? Per quanto riguarda il consumo di acqua, l’intera area di coltivazione non dispone di sistemi di irrigazione artificiale, poiché il regime di precipitazioni tipico della regione assicura una buona distribuzione delle piogge per tutti i mesi dell’anno. Nel procedimento avviato da Cormacarena, Poligrow ha già presentato le proprie deduzioni dimostrando di aver agito nel rispetto della legge, escludendo ogni violazione ambientale e chiarendo che l’uso delle acque superficiali per le attività agroindustriali è stato autorizzato dalla stessa Cormacarena nel dicembre del 2008. Con riguardo agli scarti di produzione (che sono comunque prodotti organici utilizzati in agricoltura biologica), Poligrow ha dimostrato che l’accumulo contestato è stato causato da un evento climatico eccezionale occorso la notte prima della visita di Cormacarena di aprile 2016. D’altra parte la stessa Cormacarena nella sua precedente visita di gennaio 2016 non aveva evidenziato alcuna irregolarità.