Economia

Innovazione. Olidata torna in Borsa, ma è diventata un'altra cosa

Pietro Saccò lunedì 3 aprile 2023

Cristiano Rufini suona la campanella per il ritorno in Borsa di Olidata

OIidata ci riprova, dopo sette anni difficili. La storica società informatica romagnola da oggi è tornata in Borsa, quotata su Euronext Milan, il mercato principale, dedicato alle aziende con almeno 40 milioni di euro di capitalizzazione.

Fondata a Cesena nel 1982 da Carlo Rossi e Stefano Favini, Olidata si è imposta negli anni Ottanta e Novanta come una delle più robuste società italiane del settore informatica, specializzata nello sviluppo di software. La crisi è iniziata nel 2008, con la recessione e il taglio degli investimenti in tecnologia da parte dei clienti. Nel 2010 la quota di controllo di Olidata passò al gigante taiwanese Acer, che provò invano a rilanciarla. Nel 2014 i taiwanesi si arresero e cedettero le azioni (il 29,9% di Olidata) a Le Fonti Group, società di investimenti forlivese controllata a maggioranza dall’imprenditore Riccardo Tassi.

Anche a Tassi non riuscì il rilancio (aveva provato a svilupparla con soluzioni informatica per l’efficienza energetica) e nel 2016 Olidata finì in liquidazione, con relativa sospensione delle azioni dalla Borsa. Dalla liquidazione è passata al concordato, risolto lo scorso ottobre grazie all’intervento di Cristiano Rufini, 42enne imprenditore romano che nel 2008 ha fondato Sferanet, società informatica innovativa. Sferanet è un system integrator di servizi digitali per le aziende, con soluzioni di cybersicurezza, gestione dati, sviluppo software. Conta tra i suoi clienti anche i ministeri dell'Interno e della Difesa, Cassa Depositi e Prestiti, Banca d'Italia, Vodafone, Poste e Almaviva.

Rufini ha preso il controllo di Olidata attraverso un’operazione di fusione inversa (reverse merger): Sferanet ha conferito il 51% delle sue azioni a Olidata, mentre Le Fonti ha messo 1,6 milioni di euro di liquidità. Il tribunale ha concesso una esdebitazione da 12,3 milioni di euro. Per effetto di questa operazione adesso Rufini ha il 53,3% delle azioni Olidata, Le Fonti l’8,8% mentre il resto (il 37,9%) è in mano ad azionisti minori, ognuno con meno del 5% delle azioni. Tra loro circa 4.500 risparmiatori, soprattutto romagnoli, le cui azioni sono “congelate” da sette anni.

Olidata ne esce profondamente trasformata, perché “assorbita” da Sferanet, che formalmente è una sua controllata ma in concreto è la sua nuova proprietaria. La sede è trasferita da Cesena a Roma e l’attività principale cambia: dall’assemblaggio di hardware e componentistica che aveva caratterizzato Olidata negli ultimi decenni si passa ai servizi digitali. Rufini è il presidente e l’amministratore delegato è Claudia Quadrino, già alla guida di Sferanet.

Olidata secondo i dati preliminari ha chiuso il 2022 con 22,2 milioni di euro di ricavi e 22,6 milioni di euro di costi, per circa 400mila euro di passivo operativo (i ricavi sono però tutti attribuibili a Sferanet). Grazie all’esdebitazione da 12,3 milioni di euro ottenuta nell’ambito del concordato, il risultato netto è però positivo per 10,3 milioni. Sferanet ha chiuso il 2022 con 49,9 milioni di euro di ricavi e per il futuro di Oliadata ha presentato un piano industriale che prevede un aumento medio annuo del fatturato dell’8,2% tra il 2022 e il 2025, anno in cui si prevede un utile netto di 1,2 milioni di euro e un margine operativo di 2,6 milioni

«Persone, professionisti, impegno, coraggio ed orgoglio nazionale sono stati il mix perfetto per la riuscita del mio progetto: il rilancio di Olidata – ha detto Rufini –. Ho creduto in questa operazione con il sostegno della mia famiglia, perché nella vita per raggiungere gli obiettivi c'è bisogno di voglia di osare e delle persone giuste al proprio fianco. La storia di Olidata ci insegna che la perseveranza può essere la giusta guida per raggiungere le proprie aspirazioni. Coglierò le nuove sfide per dare un contributo importante e valorizzare il genio Made in Italy. Sono pronto ad accettare questa nuova sfida».