Lavoro. L'occupazione cresce, ma i contratti a termine sono sempre più brevi
Lavoro: contratti a tempo in aumento nel terzo trimestre 2021, la ristorazione fa da traino
L’occupazione cresce, con 121mila occupati in più nel terzo trimestre e mezzo milione (505mila) in più in confronto con lo stesso periodo del 2020. Il dato già anticipato dall’Istat la scorsa settimana emerge dalla Nota trimestrale sull'andamento dell'occupazione che contiene i dati del ministero del Lavoro, dell'Istat, dell'Inps, dell'Inail e dell'Anpal. Le unità di lavoro equivalenti a tempo pieno dai dati di contabilità nazionale Istat sono 334mila in più su base congiunturale e 845mila in più su base tendenziale. Gli occupati secondo la rilevazione Istat sulle Forze di lavoro (Rfl) sono 22.919.000 mentre i disoccupati sono 2.325.000 in calo di 134mila unità sul trimestre precedente e di 308mila unità sul terzo trimestre del 2020.La dinamica positiva dell'occupazione, in valore assoluto e nel tasso, è più accentuata per gli uomini nel confronto congiunturale (+85mila occupati a fronte di un aumento tra le donne di 36mila unità) e per le donne in quello tendenziale (+264mila le occupate sul terzo trimestre del 2020 a fronte di un aumento per gli uomini di 241mila unità); la diminuzione congiunturale e tendenziale del numero dei disoccupati e del relativo tasso è maggiore per gli uomini (-213mila disoccupati su base annua a fronte di -95mila tra le donne) mentre la riduzione dell'inattività è più intensa per le donne in confronto a un anno prima nei valori assoluti e, soprattutto, nel tasso. Le inattive donne sono diminuite di 324mila unità.
Nel terzo trimestre 2021, tra i giovani di 15-34 anni si osserva l'aumento più marcato dell'occupazione e del relativo tasso in termini congiunturali (1,9% e 0,8 punti, rispettivamente) e, soprattutto, tendenziali (6,8% e 3,0 punti), che si associa al maggiore calo dei tassi di disoccupazione e di inattività. C’è da dire che la maggior parte dei contratti è a tempo determinato con un fattore che preoccupa: si tratta di contratti sempre più brevi. Un contratto a termine su tre non supera il mese, quasi due su tre non superano i 6 mesi mentre meno di uno su 100 supera l'anno di durata. Il 31,2% delle posizioni lavorative attivate prevedono una durata fino a 30 giorni (il 9,9% un solo giorno), il 31,1% da due a sei mesi e lo 0,6% superiore all'anno . Nel complesso si riscontra un aumento dell'incidenza sul totale delle attivazioni dei contratti di brevissima durata (16,4% fino a una settimana, +2,2 punti in confronto allo stesso trimestre dell'anno precedente), di quelli da sei mesi a una anno (+2,2 punti); nel primo caso l'aumento riguarda soprattutto il comparto di alberghi e ristorazione (+5,1 punti fino a una settimana) e gli altri servizi (+5,7 punti) mentre nel secondo l'industria in senso stretto (+4,2 punti da sei mesi a un anno).Nel settore dell'informazione e comunicazione (che include le attività cinematografiche, televisive ed editoriali) le assunzioni con durata prevista di un solo giorno incidono per il 63,5% e il 20% quelle da due a sette giorni. Negli alberghi e ristorazione circa la metà dei rapporti attivati durano fino a un mese (il 45,3%). Differentemente, nei settori dell'agricoltura, dell'industria, del commercio e dei trasporti è maggiore l'incidenza di contratti con durate previste da uno a sei mesi, e nei servizi generali della pubblica amministrazione, nell'istruzione e nella sanità di quelli da sei mesi a un anno.