Accordo. Più spazio agli investimenti e alla crescita nel nuovo Patto europeo
Bruxelles, la sede della Commissione Europea
Svolta a Bruxelles sul nuovo Patto di stabilità dell'Unione. I negoziatori del Consiglio e del Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico sulla proposta di riforma del "quadro di governance economica dell'Ue". La premessa di partenza per entrambe le istituzioni europee, nell'elaborazione del nuovo Patto, era quella di dotare l'Unione di uno strumento per favorire la crescita. Tuttavia, rispetto al documento iniziale, l'Eurocamera ha ottenuto qualche piccolo spazio in più per gli investimenti pubblici e maggiori margini per deviare sui percorsi di spesa in caso di circostanze eccezionali. Le nuove regole partiranno subito: gli Stati dovranno presentare entro il 20 settembre i primi piani di spesa a quattro anni, estendibili fino a sette.
Tra le migliorie ottenute c'è la possibilità di dar spazio un maggior spazio agli investimenti. Il Parlamento europeo ha ottenuto che venga scorporata la spesa nazionale relativa al cofinanziamento dei progetti finanziati dall'Ue dal conteggio complessivo della spesa pubblica. Inoltre, gli investimenti già avviati nelle aree prioritarie Ue come transizione climatica e digitale, sicurezza energetica e difesa saranno presi in considerazione nella relazione dalla Commissione sulla deviazione dai piani di spesa dando spazio agli Stati per evitare la procedura per disavanzo eccessivo.
L'Eurocamera ha ottenuto anche che in caso di circostanze eccezionali capaci di determinare un impatto notevole sui conti si potrà chiedere di deviare dai piani di spesa concordati per un tempo definito ma che potrà essere prorogabile fino a un anno, anche più di una volta.
Alla fine, comunque, si è arrivati a una mediazione tra le posizioni raggiunte a dicembre dai 27 Stati membri dell'Ue al Consiglio e all'Eurocamera rispetto alla proposta legislativa della Commissione europea dell'aprile scorso per rivedere dopo 25 anni le intese comuni sui conti pubblici europei. L'ultimo scoglio al negoziato era appunto la richiesta del Parlamento europeo di garantire maggior spazio per gli investimenti pubblici. Il margine di manovra dei 27 era però quasi nullo dopo il faticoso equilibrio raggiunto un mese fa, al termine di estenuanti trattative tra Paesi "frugali" e non.
La riforma è incentrata su piani pluriennali di spesa sui quali gli Stati avranno autonomia, salvo per l'obiettivo di aggiustamento o "traiettoria tecnica" che verrà calcolato dalla Commissione. Qui nel negoziato su pressante richiesta dei "frugali" - Germania in testa - si sono aggiunte "salvaguardie" per impegnare i Paesi a un ritmo certo di riduzione del debito (dello 0,5 e dell'1% annuo per chi sfora rispettivamente il 60% e il 90% del rapporto debito/Pil) e del deficit pubblico (per portarlo all'1,5% del Pil, rispetto al 3% del Pil fissato dai trattati).
Ora l'accordo politico raggiunto sul "braccio preventivo" del quadro di governance economica è soggetto all'approvazione del Consiglio dentro al Coreper e della commissione per gli Affari economici del Parlamento prima di passare attraverso una votazione formale al Consiglio e al Parlamento. Una volta adottato, il testo sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'UE ed entrerà in vigore il giorno successivo. Successivamente, il regolamento sul "braccio correttivo" e la direttiva sui requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri richiedono solo la consultazione del Parlamento europeo. L'obiettivo è quello di adottarli dentro al Consiglio contemporaneamente al "braccio preventivo".