Economia

LA PARTITA DI PALAZZO KOCH. Bankitalia, il governo si prepara alla conta

Angero Picariello venerdì 30 settembre 2011
«Sarà una rosa, cioè una terna di nomi, o più probabilmente una "rosetta", con il solo Grilli contro Saccomanni. Ma alla fine sarà Saccomanni e Tremonti se ne farà una ragione». Un ministro, con l’impegno di non essere citato, sintetizza così lo stato della contesa su Bankitalia, che assomiglia sempre più ormai a una pantomima. Il vertice di maggioranza di ieri, di fronte all’impuntatura della Lega (assente significativamente Roberto Maroni) al fianco di Giulio Tremonti che sponsorizza il direttore genarele del suo ministero, ha deciso di non decidere. Per ora. «Tanto - aggiunge la stessa fonte -, il Consiglio di Bankitalia il parere favorevole lo darà solo per Saccomanni». Un altro dirigente di primo piano Pdl, sempre a microfoni spenti, la riassume così: «C’è stata la fase del varo della manovra in cui Berlusconi ha dovuto dire sì a tutti, ora non sa come metterla con Tremonti, ma la decisione l’ha già presa da tempo».Messa così, per la successione a Mario Draghi a Bankitalia i giochi sono già fatti da tempo nel segno della soluzione Saccomanni, attuale direttore generale di Mario Draghi e quella a cui stiamo assistendo è solo una manovra di alleggerimento, una "melina", per non arrivare alla soluzione dirompente, con le possibili dimissioni di Giulio Tremonti. Il Quirinale non ha mai fatto una questione di nomi e aveva dato la sua disponibilità alla soluzione Saccomanni per il metodo che comporta (sintonia fra Palazzo Chigi e palazzo Koch, gradimento della Ue e convergenza anche delle opposizioni) ma ora è sempre più sconcertato. Perché si rischia di arrivare alla soluzione giusta nel più sbagliato dei modi, facendone una questione politica, una conta, e per di più tutta interna al governo, in netta distonia con la lettera della norma che attribuisce al solo presidente del Consiglio il diritto/dovere di fare la proposta, una sola, da portare alla ratifica del Consiglio dei ministri, quindi al parere del Consiglio di Bankitalia e alla fine alla nomina, per decreto, del presidente della Repubblica.È per questo che Napolitano ieri, se si è limitato ufficialmente al plauso per la svolta del Parlamento tedesco che ridà fiato alle politiche per l’euro, in forma riservata ha messo in campo tutti i suoi ambasciatori per fare appello al senso di responsabilità delle forze politiche e del governo. La soluzione scaturita ieri, un potere di designazione allargato all’intero Consiglio dei ministri, appare più un artificio per prendere tempo che una soluzione veramente praticabile. È impensabile, infatti, che due personaggi del calibro di Saccomanni e Grilli possano accettare di farsi mettere sulla graticola in una conta fra ministri, che peraltro la legge non contempla. Dire di voler andare per questa strada, visto il basso indice di gradimento di cui gode Tremonti tra i colleghi del governo, sarebbe solo un espediente per indurre Grilli a rinunciare prima del bagno di sangue in Consiglio dei ministri e prima ancora che sia Bankitalia a porre il suo imbarazzante veto.«Questa prova di forza non giova all’Italia, la decisione spetta al presidente del Consiglio», interviene Sandro Bondi. «Si deciderà in Consiglio dei ministri», non molla invece la presa, per la Lega, Marco Reguzzoni. Ma a qusta soluzione decisa nel vertice di ieri in realtà nessuuno crede, per le ragioni di cui sopra. Si guarda ora alla prossima riunione di Bankitalia del 24 ottobre come data finale entro la quale decidere davvero, ma arrivare a una settimana dall’insediamento di Draghi alla Bce sarebbe davvero troppo. E Berlusconi annuncia un nuovo vertice Pdl-Lega-Tremonti da tenersi «entro la prossima settimana», da dedicare alla spinosa questione. Un summit nel quale o la Lega e Tremonti arriveranno a più miti consigli accontentandosi di una ri-legittimazione del ministro dell’Economia su tutta la partita dello Sviluppo (e sarebbe il trionfo della linea Maroni) o il filo fra il premier e il ministro dell’Economia si spezzerà davvero, su Bankitalia. E a quel punto bisognerà capire che cosa farà Bossi.