L'eccessivo carico normativo (50%) e la burocrazia del settore (62%) sono i fattori che più di tutti rallentano lo sviluppo del mercato lavorativo. A questi si aggiunge, per il 44% degli intervistati, la debolezza del sistema formativo italiano, dove la teoria ha spesso la meglio sugli aspetti pratici. È quanto emerge da un'indagine condotta su un campione di aziende italiane e rappresentativo dei settori produttivi: industria 42,73%; terziario 45,45%; P.a. 2,73%; altri settori 9%. A realizzarla è stato il Gruppo Quanta che, in collaborazione con l'Associazione italiana per la direzione del personale (Aidp), ne ha affidato la cura a
Mario Mazzoleni, economista aziendale dell'Università di Brescia, fondatore della Sda Bocconi.L'indagine è stata presentata in occasione del primo Osservatorio Lavoro & Imprese, convegno di economia e lavoro organizzato dal Gruppo Quanta, leader nei servizi di gestione e formazione delle risorse umane, operante in cinque Paesi (Italia, Stati Uniti, Svizzera, Brasile, Romania).L'incontro ha visto la partecipazione di Michel Martone, giuslavorista e già viceministro del Lavoro nel governo Monti, e Lucia Valente, assessore al Lavoro della Regione Lazio. Analizzando il punto di vista delle medie e grandi imprese, l'indagine presenta uno spaccato del mercato lavorativo italiano diverso dai precedenti. Dal mondo imprenditoriale arrivano anche spunti per alimentare la ripresa economica del paese, a partire dal lavoro. Occorre, per il 47% del campione, rinnovare la cultura manageriale e riportare il capitale umano al centro della crescita delle imprese.L'imprenditoria italiana è infine concorde sulla centralità dei valori di innovazione, internazionalizzazione, flessibilità e dialogo tra imprese di diverse dimensioni per far ripartire l'economia del nostro Paese."L'attuale congiuntura economica - ha sottolineato Mazzoleni - ha spinto diversi economisti a cercare una soluzione negli episodi passati, ricorrendo alla razionalizzazione d'impresa e ai tagli del personale. Questa ricerca nasce invece dall'esigenza di trovare nuovi spunti nel lavoro e nelle risorse umane. Presentando questo studio, suggeriamo all'imprenditoria italiana di rompere con gli schemi tradizionali e adottare approcci evoluti per contrastare la crisi".