Bitcoin. «Il business delle Borse di criptovalute non sta in piedi»
La crisi scatenata dalla bancarotta di Ftx sta mettendo in difficoltà le altre Borse di criptovalute. Scrive Bloomberg che gli investitori la settimana scorsa hanno ritirato dalle exchange bitcoin per un valore di 3,7 miliardi di dollari ed ethereum per altri 2,5 miliardi, nel timore che anche queste Borse, come quella fondata da Sam Bankman-Fried, non abbiano le riserve per rimborsare i clienti. Changpeng Zhao, a capo di Binance, la Borsa più grande, ha annunciato che sta tentando di creare una specie di fondo di tutela del settore, pronto a intervenire se qualche altro mercato traballerà. Un’ipotesi che lo stesso Zhao, tra gli artefici del collasso di Ftx, nei giorni scorsi ha definito probabile.
«Stiamo assistendo alla corsa agli sportelli nel mondo delle Borse delle criptovalute, con lo stesso effetto panico che all’inizio del Novecento faceva fallire le banche, prima che si istituissero sistemi di protezione come le Banche centrali e i fondi di tutela» nota Christian Miccoli, fondatore e ceo di Conio, società che si occupa della gestione di portafogli di criptovalute e che conta tra i suoi investitori Poste Italiane, Banca Finint, Banca Sella e Banca Generali.
Secondo Miccoli le exchange di criptovalute sono di per sé fragili. « È un’attività che difficilmente sta in piedi. Le Borse raccolgono i fondi dei clienti e comprano e scambiano per loro le criptovalute, che rimangono sempre dentro la Borsa – spiega Miccoli –. In questa situazione il rischio che chi controlla l’exchange sia tentato di usare questi fondi, ad esempio investendoli nel tentativo di massimizzare i profitti, è molto forte. La crisi di Ftx non era certo imprevedibile». Il ceo di Conio preferisce non fare nomi, ma non nega che anche altre grandi Borse di criptovalute abbiano una solidità discutibile. «Sono strutturalmente soggetti al rischio di corsa allo sportello – dice –. Non voglio fare quello che sparge terrore, ci sono operatori buoni e altri meno buoni, ma dal punto di vista del cliente è meglio tenere le criptovalute su un proprio portafoglio che dentro una Borsa».
Conio è chiaramente “di parte”. Quella creata da Miccoli non è una Borsa, ma appunto un portafoglio: un servizio tecnologico per chi vuole investire in criptovalute mantenendo sempre il controllo e le “chiavi” del proprio investimento. Quando il cliente vuole comprare o vendere criptovalute è la stessa Conio che va sul mercato a procurargliele. « Ftx non la usavamo dalla scorsa primavera perché c’erano segnali non positivi – chiarisce il ceo di Conio –, anche se noi usiamo le exchange solo per vendere e comprare senza depositare lì le criptovalute e quindi i rischi sono minimi. Lavoriamo solo con i bitcoin per il momento, progettiamo di allargarci ad altre criptovalute ma guardiamo solo a prodotti seri».
La credibilità del mondo crypto, a partire dagli stessi bitcoin, con questa crisi riceve un’altra grossa botta. Miccoli resta ottimista: «Viviamo una fase di assestamento, che secondo me durerà qualche anno. Dal boom del 2017 si sono avvicinati al mercato molti soggetti con poche competenze e operatori senza scrupoli. Abbiamo visto creare centinaia di token privati come i famosi Shiba Inu o i Doge Coin, autentiche stupidaggini. Ora che la stretta delle banche centrali sta facendo diminuire la disponibilità di fondi, gli schemi su cui sono stati prodotti questi token salteranno tutti, com’è successo a Ftx con il suo tokenn Ftt. Resteranno le criptovalute serie, e i bitcoin lo sono».
Probabilmente nel frattempo arriveranno nuove regole. Il fondatore di Coinbase non ha contrarietà di principio ma chiede attenzione: « L’importante è che la regolamentazione non venga usata per bloccare il settore, dove c’è molta innovazione e possibilità di fare cose interessanti. Il fatto che le nostre banche centrali ci guardino per fare euro, dollari o renminbi digitali conferma che il mondo delle criptovalute porta novità utili al settore finanziario più generale. Vengo dal mondo bancario e vedo che i clienti sono interessati alle criptovalute, ma hanno bisogno di poterlo fare in maniera sicura, non con operatori che possono saltare da un momento all’altro».