Il test. Nissan Leaf, l'elettrica che va lontano
Due settimane con un volante in mano e tanto silenzio attorno, trafficando con un cavo e due prese, dimenticandosi la faccia del benzinaio, risparmiando parecchio, guardando di continuo (e con preoccupazione) l’indicatore dell’autonomia residua, abituandosi a guidare come si dovrebbe sempre: senza scatti, senza eccessi, sollevando il piede dall’accelleratore spesso e volentieri. Occorre provare per capire davvero. Perchè la mobilità 100% elettrica oggi è una realtà per pochi, un’illusione per molti e una necessità per tutti.
Com'è. Eccoci allora, la nuova Nissan Leaf 30KWh rappresenta la generazione più avanzata di questi veicoli già su strada e promette 250 km di percorrenza con un pieno di elettricità “in condizioni ottimali”. Precisazione necessaria, perchè con un utilizzo normale le percorrenze possibili con una carica completa oscillano in realtà da un minimo di 100 ad un massimo di 180 km. Viaggiando prevalentemente in città, con qualche puntata in tangeziale, ne abbiamo fatti mediamente 150, ma la variabile dell’uso del climatizzatore è determinante: con il riscaldamento acceso ad esempio si perde circa il 20% di autonomia e viaggiando a 130 orari costanti la distanza veramente percorribile diventa un’ipotesi.
Come va. La nostra Leaf si accende con un sussurro: il silenzio di marcia, dentro e fuori, è quasi totale e sorprendente almeno quanto il cambio di atteggiamento al quale ti obbliga. Di colpo si diventi una cosa sola con la vettura, e potenzialmente “eco” come lei: inizi a fare calcoli per capire come guidare per non restare a piedi, ti stampi in testa la mappa delle colonnine pubbliche di ricarica che prima neppure notavi. E ti arrabbi ogni volta (spesso) che le vedi abusivamente occupate da auto parcheggiate che elettriche non sono. Le regole del gioco sono chiare: la Leaf si ricarica alla presa del box sotto casa (se hai entrambe, il box e la presa), anche con il classico 3 kilowatt, in circa 12 ore. Ne bastano la metà se si usa il Wallbox opzionale: si tratta di una stazione di ricarica domestica, dal costo di 1.130 euro, che assorbe però circa 6.6 kWh e che richiede quindi un contatore adeguatamente dimensionato. Altro discorso è chi paga: agganciandosi come abbiamo fatto noi dal garage di casa alla rete condominiale, si commette di fatto un abuso, ed è chiaro che la materia andrà regolamentata se l'uso di questo tipo di vetture diventerà di massa.
Il rifornimento. L'operazione è semplice: il cavo di ricarica domestica (che preleva e ripone in uno zainetto nel bagagliaio) è dotato di un sistema che verifica l’amperaggio dell’impianto a monte della spina al quale lo collegate. In pratica va in protezione se non sono garantite le condizioni di sicurezza per erogare i circa 2.4 kWh di assorbimento massimo. Una luce intermittente sul cruscotto segnala anche stando all’esterno dell’auto il livello di carica raggiunto. Se invece si utilizzano le colonnine di ricarica pubblica (Nissan a Milano in collaborazione con A2A ne ha istallate 12) basta mezz’ora per ricaricare la batteria all’80%.
“Emissioni zero”. C’è scritto anche sulla portiera della nostra Leaf: è vero solo in parte naturalmente perchè dipende sempre da come si produce l’energia necessaria a spingerla. Però fa sentire diversi, migliori: e già questo è un risultato educativo, per sè e per gli altri. Ma al di là dell’aspetto morale del guidarla, resta l’enorme godibilità di un mezzo che scivola via nel traffico, progressivo e potente. E la potenziale convenienza economica. Per acquistare la nuova versione della Nissan Leaf con batterie da 30 kWh che abbiamo provato servono 39.000 euro: la gamma in realtà parte da 24.000 (nella versione depotenziata da 24 KWh). Importante la scelta se acquistare le batterie, o affittarle con l’opzione Flex: sono 5.900 gli euro di differenza tra le due soluzioni. Il costo dell’eventuale noleggio parte da un canone di 79 euro e varia in base alla durata del contratto ed alla percorrenza.
Pro e contro. Il conto totale non è leggero, ma va considerato il costo di manutenzione ridotto quasi a zero, l’esenzione dalla tassa di possesso, per sempre o per alcuni anni a seconda della regione in cui si risiede e, soprattutto, i costi molto ridotti per le ricariche. Si consumano in media poco più di 15 kWh per 100 km e, dato che un kWh costa da 0,20 a 0,44 euro, si spendono dai 3 ai 6 euro ogni 100 km percorsi. Importo che può abbattere ancora, nel caso in cui si utilizzino delle ricariche gratuite, disponibili in alcuni centri commerciali e presso altre strutture, oppure tariffe flat mensili (di solito intorno ai 5-10 euro) per le ricariche alle colonnine. In conclusione: l’auto elettrica è un’esperienza impegnativa ma positiva, oggi riservata a chi può permettersi entrambe le cose. Implica un modo diverso di guidare e di pensare, fa riscoprire piaceri dimenticati. E sognare incentivi e infrastrutture adeguate: senza di quelli, resterà una grande occasione perduta.