Ucid. In dialogo su futuro ed economia la Chiesa e i giovani leader d’impresa italiani
Non c’é buona economia senza buoni imprenditori: sono parole del Santo Padre.
Giuseppe Toniolo considerava giustamente gli imprenditori «prime cellule dell’organismo economico». Senza coloro i quali hanno ricevuto il talento e la vocazione di creare ricchezza attraverso l’organizzazione del lavoro, la produzione e lo scambio dei beni e dei servizi, senza chi esercita le responsabilità decisive in azienda, prescindendo cioè dagli imprenditori e dai dirigenti, non è possibile costruire una economia veramente all’altezza della persona umana e delle sue aspettative.
In una economia globale caratterizzata sempre meno dai volti delle persone e sempre più dall’attività di grandi fondi, capitali anonimi, sembra essersi inverato lo scenario contro cui è nata la stessa dottrina sociale della Chiesa, «la libera concorrenza è stata distrutta, alla libertà di mercato è subentrata l’egemonia» (cfr. Pio XI, Quadragesimo Anno, 1931). Qualcuno potrebbe pensare a una economia che addirittura degli imprenditori faccia a meno. Eppure l’Italia continua ad essere la patria di autentiche eccellenze, imprenditori piccoli e grandi che il mondo ammira per il genio e l’inventiva. Mai come oggi è attuale quanto sosteneva Schumpeter: l’imprenditore non è semplicemente un detentore di capitali (il cosiddetto ‘capitalista’) ma è innanzitutto un innovatore. Se è vero che l’imprenditore è un innovatore, ciò è doppiamente vero per un giovane imprenditore, che oggi è chiamato a trasformare modelli di business del passato e addirittura immaginarne di nuovi.
Tuttavia in Italia i giovani che intraprendono sono in calo e anzi a diminuire sono gli stessi giovani in circolazione come confermano i recenti dati dell’Istat, che fotografano una nazione destinata in futuro a regredire a trenta milioni di abitanti in età avanzata. Un trend che avrà un impatto devastante in tutti i settori della vita economica e sociale e che vede l’Italia capofila, seguita dall’Europa e dagli altri paesi del cosiddetto nord del mondo. È in questo scenario che nasce il Rome Summit, un incontro che vuol dare vita a un nuovo forum economico, un appuntamento periodico che abbia Roma come sede non solo territoriale ma soprattutto morale.
L’incontro, al quale hanno aderito i presidenti delle organizzazioni giovanili delle otto maggiori associazioni di categoria italiane, si terrà il 15 maggio, a Palazzo Borromeo, sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. I giovani imprenditori sono in grado di scendere in campo con proposte vere, concrete, rivolte decisori pubblici di ogni livello di governo e che nascono dall’esperienza tipica di chi si trova a gestire un’azienda e a rappresentarne altre migliaia attraverso le organizzazioni di rappresentanza d’impresa che hanno accettato di partecipare: Confindustria con il presidente dei Giovani Imprenditori Riccardo Di Stefano, Ance con la presidente Angelica Donati, Confartigianato con il presidente Davide Peli, Confcooperative con il nuovo presidente Andrea Sangiorgi, Federmanager con il coordinatore Antonio Ieraci, Confagricoltura con il presidente Giovanni Gioia, Confapi con il presidente Eustachio Papapietro, Coldiretti con il delegato Giovani Impresa Enrico Parisi. Segno particolare di questo incontro, ad aprire i lavori sarà il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin.
Le trasformazioni in corso nel mondo dell’economia avranno nei prossimi anni ricadute importanti in termini sociali, culturali, etici-antropologici e richiamano sempre più all’appello leadership lungimiranti capaci di governare e indirizzare il cambiamento, combinate alla saggezza di autentiche autorità morali che offrano una ispirazione al bene comune. L’appuntamento vuole essere una declinazione particolare di The Economy of Francesco, l’appello che il Santo Padre ha rivolto ai giovani perché si impegnino a gettare le fondamenta di una economia più umana.
*presidente nazionale del movimento Giovani UCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti)