Papa. «Nel pianeta c’è molta energia sporca. Sia rinnovabile, equa e inclusiva»
Prima la denuncia: «C’è molta energia sporca nel pianeta». E subito dopo l’appello: «Bisogna che la produzione e il consumo diventino sempre più equi e inclusivi». Papa Francesco torna a parlare di un tema a lui caro, come quello energetico, perché riguarda l’ambiente, il contrasto alle diseguaglianze e il benessere delle persone. Non a caso la definisce una «sfida a più dimensioni». L’occasione per tornare ad accendere l’attenzione sull’importanza di poter contare su un’energia pulita a 360 gradi è stata l’udienza di ieri con i circa 200 dirigenti e i dipendenti di Terna, la grande società delle reti di trasmissione di elettricità, ricevuti nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico: «Voi vi impegnate per un futuro alimentato da energia pulita, per nuovi modi di consumarla e di produrla basati sempre più su fonti rinnovabili – esordisce il Pontefice –. In effetti, c’è molta energia sporca nel pianeta». Una sporcizia che si articola su più fronti: . «Sporca, certo, per le troppe fonti fossili e non rinnovabili – spiega Papa Francesco –; ma anche sporcata dall’ingiustizia, da guerre che nascono e si alimentano dalla fame di energia; sporcata da rapporti di lavoro ingiusti, da concentrazioni di enormi profitti in poche mani, da ritmi di lavoro insostenibili che inquinano le relazioni aziendali e l’anima delle persone».
Il Papa sottolinea come l’energia buona non sia soltanto una questione tecnologica, ma una sfida dell’inclusione. Non a caso fa riferimento anche alla democrazia energetica: «Non si può essere cittadini sovrani se si resta sudditi energetici. Ecco perché merita di essere sostenuta e incoraggiata la diffusione delle comunità energetiche, quelle nuove espressioni di cittadinanza integrale e di democrazia, che, con fatica, si stanno sviluppando anche in Italia».
Gli operatori del settore hanno una grande responsabilità. «Voi operate in un settore decisivo per la qualità della vita e per la stessa sopravvivenza sul pianeta, quindi avete una grande responsabilità – dice Francesco rivolgendosi alla squadra di Terna e congratulandosi per la presenza di un comitato etico nell’azienda – . Ascoltare e cercare di rispondere alle domande è sempre un atto di responsabilità, anche quando non ci sono ancora risposte concrete da dare. E, nei casi che sembrano insolubili, occorre imparare l’arte di gestire i conflitti per non farli degenerare ed esplodere; sapendo che, soprattutto nel vostro settore, la soluzione non sta nel prevalere di una parte sull’altra, sta nell’innovazione tecnologica e nella creatività. E mi permetto di sottolineare che nella creatività, per risolvere i conflitti, c’è il dialogo».
A proposito di responsabilità e impregno, in riferimento alle infrastrutture tecnologiche, Francesco lancia anche un appello affinché non ci siano più caduti sul lavoro. Riferendosi al ruolo dell’azienda come gestore della rete elettrica, sottolineando come quando accendiamo la luce di casa, «non pensiamo che quel gesto funziona grazie al lavoro di tante persone, alla loro intelligenza e competenza, e anche ai loro sacrifici» il Papa chiede di non dimenticare mai «i caduti sul lavoro nelle infrastrutture energetiche» e di fare in modo «che non ce ne siano più».
Restando sull’importanza delle risorse umane e del bene comune da garantire, il Papa evidenzia come già nell’espressione “rete elettrica” è insito il concetto di unità: «Un sistema complesso dove tutto è connesso, dove l’energia può arrivare nell’ultima casa su una collina perché dietro quell’ultimo tratto di cavo c’è tutto un sistema che lo sostiene». Per Francesco la rete rappresenta «anche una bella metafora della cooperazione umana e della reciprocità, del rapporto tra parte e il tutto».
Infine, il Pontefice ribadisce il ruolo cruciale che la corrente elettrica gioca come infrastruttura essenziale allo sviluppo delle comunità, soprattutto delle aree più colpite da miseria e povertà: «Ancora oggi in certi villaggi dell’Africa e dell’Asia, anche dell’America Latina, si vedono di sera grappoli di giovani sotto i pochi lampioni a studiare, perché non hanno l’energia elettrica in casa. Non è un caso che, durante le guerre, le prime infrastrutture colpite nelle città sono quelle elettriche, perché così si colpisce direttamente la vita delle famiglie, e si abbatte il morale della gente». Ecco perché quella energetica è una sfida non solo tecnologica. E bisogna tenere ben accesa la “luce” sugli aspetti che riguardano la democrazia, l’inclusione e il contrasto alle povertà.