Per fronteggiare la crisi finanziaria, dice il presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, dobbiamo ritrovare il «forte cemento unitario nazionale» che si è manifestato il 2 giugno attorno alle celebrazioni del 150esimo dell'unità nazionale. Da allora cosà è cambiato? «Nulla, c'è stato un certo impazzimento dei mercati finanziari» rispetto a cui «non dobbiamo prendere abbagli, cedere a psicosi, timori, avere sbandamenti. Sono questioni molto complicate che non risolviamo dicendo che ci sono gli speculatori». Lo ha detto il presidente della Repubblica salutando gli imprenditori italiani che operano in Romania.
«Nei mercati - ha aggiunto Napolitano - in questo momento ci sono investitori che investono anche nei titoli di stato di vari Paesi. C'è stata una crisi di fiducia nel sistema Italia o, meglio, più che nel sistema Italia, nella situazione di sostenibilità finanziaria del nostro paese per il debito pubblico accumulato nei decenni. Ci siamo portati dietro questa grande massa di debito accumulato con grande accortezza. Abbiamo gestito molto bene il servizio del debito pubblico, le varie emissioni dei titoli. Sono il Tesoro, la Banca d'Italia stati tecnicamente molto bravi».
L'Italia, nel suo insieme, ha detto il capo dello Stato, ha sottovalutato che questo debito accumulato potesse pesare come un «macigno». Ma non dobbiamo scoraggiarci, possiamo riconquistare la fiducia dei mercati, «abbiamo da far valere tutti i nostri titoli. Siamo un grande Paese, abbiamo una grande economia, abbiamo una grande storia, abbiamo straordinarie riserve ed energie, capitale umano e imprenditoriale, un dinamismo straordinario delle imprese».«Ci saranno da rivedere molte cose, molti comportamenti, scelte del passato. Tutti dobbiamo ricordare che non siamo nel 1980. Nascano comportamenti adeguati, realmente validi per superare le sfide di oggi».