Economia

LO SCANDALO DEL MONTE. Mps, slitta al 2016 il rimborso dei Bond

giovedì 7 febbraio 2013
Per effetto della richiesta di 500 milioni in più di Monti Bond è prudente "traslare di un anno il termine ultimo per il rimborso degli stessi", quindi, al 2016. Lo ha detto il Cfo di Mps, Bernardo Mingrone, in conference call.  "Non ci sono altre Santorini". Lo ha detto l'ad Fabrizio Viola in conference call, riferendosi allo scandalo derivati. "Ora l'attenzione si riduca a zero". "Non c'é fuga di depositi" da Mps, ha aggiunto Viola, rassicurando la comunità finanziaria, precisando che nei primi giorni in cui è emerso lo scandalo "come è logico, soprattutto nella componente piu volatile della raccolta, come fondi e istituzionali, ci sono stati dei movimenti in uscita".In particolare, gli strumenti strutturati sono stati corretti dal Montepaschi e "trasformati in semplici finanziamenti", ha spiegato Viola. Alexandria e Santorini "'sono state trasformate in asset swap con oggetto titoli di Stato''. Mentre "Nota Italia è un'operazione del 2006 che incorporava un derivato con oggetto la protezione sul rischio Italia, assimilabile soprattutto ai Btp, che non era stato correttamente contabilizzato sin dall'inizio dell'operazione. "Nel mese di gennaio - aggiunge - avevamo già chiuso il derivato sul rischio Italia, riducendo il rischio complessivo della banca. Questa chiusura ci consente, a fronte dell'impatto negativo, di avere un effetto positivo grazie alla plusvalenza tra la chiusura del derivato e il valore che avevamo attribuito al 31 dicembre. Una plusvalenza riconducibile al calo dello spread"."In una banca commerciale come il Montepaschi la finanza deve avere un peso residuale e comunque funzionale all'attività" principale. "Questo lo confermo e le azioni e le decisioni sono coerenti con questo obiettivo" ha aggiunto.Mps apre le contrattazioni in Borsa in rialzo del 3,34% a 0,23 euro. L'istituto ha annunciato ieri sera di aver iscritto a bilancio perdite da derivati per 730 milioni, escludendo problemi di liquidità.SEQUESTRATI 40 MILIONI "SCUDATI"È un’inchiesta dai mille rivoli quella sul Monte dei Paschi. Il nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza ha concluso il sequestro, presso banche e altre strutture finanziarie, di 40 milioni, in denaro e titoli, disposto dalla procura di Siena. Si tratta di somme, importate attraverso Svizzera e San Marino, nella disponibilità di alcuni dei maggiori indagati dell’inchiesta i quali, secondo l’ipotesi dell’accusa, avrebbero ideato un piano per truffare l’istituto di credito. Dalla Repubblica del Titano, gli inquirenti contano di estrarre nuovi elementi sul presunto riciclaggio, realizzato attraverso uno sportello Mps, stimato in quasi 2 miliardi.Il tesoretto era stato riportato in Italia attraverso la procedura dello scudo fiscale. La conferma, secondo gli investigatori, che erano state create provviste clandestine ai danni del Monte. Gli inquirenti, che stanno ricostruendo il percorso dei flussi di denaro, sperano così di poter risalire ad altri depositi segreti nella disponibilità degli ex vertici di Mps.Delucidazioni sono arrivate dall’interminabile interrogatorio di Antonio Vigni, ex direttore generale di Montepaschi che, con l’ex direttore finanziario Marco Morelli, è indagato anche per ostacolo all’autorità di vigilanza (la posizione di Marco Morelli è stata archiviata dal gip competente il 13 dicembre 2013, nota aggiunta). Per oltre 8 ore Vigni ha risposto a tutte le domande dei magistrati. I pm lo accusano, con Morelli, di avere omesso di comunicare alla Banca d’Italia l’emissione di una indemnity side letter, una garanzia patrimoniale, a Bank of New York in occasione dell’assemblea di sottoscrittori del Fresh nel 2009, lo strumento finanziario con cui la banca si indebitava per finanziare l’acquisto di Antonveneta. Dall’invito a comparire trasmesso agli indagati, risulta che Morelli ha firmato inoltre una indemnity in favore di Jp Morgan il 15 aprile 2008 e che anche questa è stata occultata a Bankitalia.Lunedì scorso era stata la volta dell’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari che si è avvalso della facoltà di non rispondere e ha chiesto il rinvio dell’interrogatorio. La deposizione di Vigni apre comunque uno squarcio nei silenzi finora opposti agli investigatori. L’ex direttore generale avrebbe confermato che le "manovre" non venivano decise autonomamente, ma che il vertice di Mps non solo ne sarebbe stato al corrente, ma avrebbe ordinato alcune delle mosse ora al vaglio degli inquirenti. Tant’è che l’ex-presidente di Mps, Giuseppe Mussari, risulta indagato anche per falso in prospetto e manipolazione del mercato. È inoltre accusato, in concorso con Vigni, con l’ex-direttore finanziario Daniele Pirondini e Raffaele Rizzi (in qualità di responsabile area legale) per aver dato false informazioni e occultato notizie nel prospetto informativo per il collocamento di azioni ordinarie Mps nel 2008 e nel 2011 «allo scopo di far conseguire – recita il capo d’imputazione –, per sé o per altri, in particolare al medesimo istituto bancario un ingiusto profitto». Per i magistrati, non sono stati descritti «in modo compiuto i Fresh 2008 e non erano descritti i contratti di total return swap sottoscritti da Fondazione Mps».Operazioni irregolari che sarebbero state compiute per sostenere l’esosa acquisizione della banca patavina, che al Monte è costata più di 10 miliardi, assicurando al venditore Santander, una plusvalenza di oltre 2 miliardi ottenuta in meno di due mesi da quando il patron dell’istituto iberico, Emilio Botin, aveva rilevato dagli olandesi di Abn Amro la preda padovana. Di Gianluca Baldassarri, ex responsabile area finanza di Mps a Londra e accusato di essere la mente della «banda del 5%», si erano perse le tracce. Ma ieri il suo legale ha fatto sapere che il manager «non è irreperibile» e rientrerà in Italia lunedì.E che per Siena sia un pessimo inizio d’anno lo conferma anche l’ispezione del ministero delle Finanze sui conti del Comune, commissariato dall’estate del 2012. Gli ispettori avrebbero accertato un buco di circa 16 milioni e un debito consolidato di 300 milioni. Una volta una mano l’avrebbe data "Babbo Monte". Ma i tempi a Siena sono cambiati. Non solo per la banca. Nello Scavo