SCANDALO DERIVATI MPS. Governo riferirà alla Camera «No contrasti con Bankitalia»
"Il governo, e nella fattispecie il ministro dell'Economia e delle Finanze, è disponibile a riferire in Parlamento". Lo ha detto Mario Monti da Davos a proposito del caso Monte dei Paschi di Siena. Mario Monti invita a tenere il caso Mpsfuori della contesa elettorale e, dal World economic forum, dapprima osserva che "non posso che riferirmi al comunicato del ministero dell'Economia di poco tempo fa che ricostruisce la vicenda. Non credo sia in questione - puntualizza - il tema dei controlli. È importante sottrarre la tematica alla confusione che si sta creando, per evidenti ragioni". "In particolare - rileva ancora - per quanto riguarda il governo e il ministero dell'Economia e Finanze è chiaro che ciò che è stato detto cirtca interventi finanziari effettuati e sulle comparazioni tra l'ammontare che sarebbe stato impiegato e gettito di imposte è completamente oggetto di fantasia". Il riferimento, anche se non esplicito, è all'Imu. Intanto il portavoce del ministro Grilli, sulla vicenda della banca senese, sottolinea che non c'è «alcuna divergenza con Bankitalia". Anzi: Sono "non ottimi ma eccellenti i rapporti del titolare del Tesoro con il governatore della Banca d'Italia e con l'istituto centrale. La precisazione dopo la dichiarazione del titolare dell'Ecomonia che puntualizzava come la responsabilità sul controllo fosse di Bankitalia.SI RIUNISCE IL CDA. GRILLI: CONTROLLI DI COMPETENZA DI BANKITALIAÈ iniziato pochi minuti fa il Consiglio di amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena, presieduto da Alessandro Profumo e dall'a.d. Fabrizio Viola. Quasi certamente nella riunione odierna, alla vigilia dell'assemblea dei soci convocata per domani, si parlerà anche della tempesta scatenatasi sul Monte per la vicenda derivati. In piazza Salimbeni ci sono numerosi giornalisti, fotografi e cameraman.
MPS CROLLA. BANKITALIA: NASCOSE LE CARTE«Ad oggi non abbiamo elementi per avviare un’azione di responsabilità. Qualora dovessero emergere faremmo tutte le azioni necessarie» diceva Alessandro Profumo. Era il 9 ottobre dello scorso anno, e il nuovo presidente del Monte dei Paschi di Siena spiegava questo concetto a un socio che, in assemblea, aveva chiesto perché la banca non avesse ancora portato in tribunale il suo vecchio consiglio di amministrazione. Di sicuro Profumo avrà ripensato a quell’azionista il giorno dopo, quando – stando alla ricostruzione pubblicata martedì dal Fatto Quotidiano – dalla cassaforte dell’ex direttore generale Antonio Vigni è "emerso" il contratto dell’operazione Alexandria, con cui Mps era riuscita a nascondere ai soci e alle autorità di vigilanza perdite per almeno 220 milioni di euro su contratti derivati comprati nel 2005.Oggi sembra inevitabile che quell’azione di responsabilità per chiedere i danni all’ex presidente Giuseppe Mussari e allo stesso Vigni dovrà partire. All’assemblea di domani i piccoli soci la chiederanno di nuovo e anche all’interno della Fondazione Mps – lo storico azionista che, piegato dagli aumenti di capitale degli ultimi anni, è dovuto scendere dal 51 al 35% della banca – l’atteggiamento verso i vecchi manager non è per nulla accomodante. «Nella misura in cui ci saranno gli estremi per tutelare il valore patrimoniale della banca certamente noi ci muoveremo. Ad oggi stiamo facendo tutte le analisi per capire chi ha fatto che cosa» ha confermato lo stesso Profumo. Ma l’avvio di un’azione legale al momento non è la cosa più urgente per la più antica banca d’Italia, che in questi giorni caotici è al centro di voci che la vorrebbero addirittura prossima al commissariamento.L’esigenza più immediata è quella di fare chiarezza. A mercati chiusi Mps, d’accordo con la Consob, ha voluto fissare alcuni punti fermi: il primo è che oltre ad Alexandria, Santorini e Nota Italia nel portafoglio della banca non ci sono altre operazioni strutturate non note e pericolose. Il secondo è che la banca, anche grazie ai Monti Bond, ritiene di essere «in condizioni di assorbire, dal punto di vista patrimoniale, le conseguenze delle scelte finanziarie, contabili e gestionali» legate a queste operazioni. Terzo punto: il consiglio di amministrazione non era tenuto ad approvare di queste operazioni, quindi non le aveva votate. Mentre Mps precisava anche la natura di queste operazioni, sugli schermi di Sky l’amministratore delegato Fabrizio Viola dava ulteriori chiarimenti: la banca non teme scalate (o almeno «al momento direi di no» dice l’Ad), la Consob e la Banca d’Italia non erano state informate dell’esistenza di queste operazioni dai vecchi manager (lo ha confermato la stessa Bankitalia con una nota ufficiale) e si può escludere, per ora, il rischio di una nazionalizzazione della banca («non è in agenda»).Mezz’ora prima il titolo Mps aveva chiuso la sua seconda giornataccia di Borsa: dopo il -5,5% segnato martedì il titolo Mps ha perso l’8%. Con quasi 700 milioni di scambi le vendite procedono a ritmi doppi rispetto alla media, tra venerdì e ieri il titolo è passato da 30 a 25 centesimi. Unica consolazione per gli azionisti: siamo ancora sopra ai livelli dei mesi passati, quando la crisi dei titoli di Stato italiani (Mps ne ha per 22 miliardi di euro) aveva affondato il titolo fino anche sotto i 15 centesimi.In questo contesto infuocato, domani il consiglio di amministrazione chiederà agli azionisti la facoltà di procedere nei prossimi 5 anni con due aumenti di capitale, uno da 4,5 miliardi e l’altro da 2 miliardi. Gli aumenti serviranno come garanzia per lo Stato, che con i Tremonti e poi i Monti Bond ha prestato alla banca in totale 3,9 miliardi di euro. I 4,5 miliardi garantiscono quei prestiti più gli interessi per il 2012 e il 2013 (570 milioni complessivi). Gli altri 2 miliardi servirebbero a pagare gli interessi per gli anni successivi. Sul salvataggio lo Stato ha imposto un tasso del 9%. La banca dovrebbe chiudere il bilancio di quest’anno con oltre 2 miliardi di passivo e sta portando avanti un faticoso progetto di rilancio. Non è detto che nel 2014 Mps sarà in grado di rimborsare il Tesoro in contanti. In tal caso lo Stato si prenderebbe le nuove azioni. Considerato che tutta assieme oggi Mps vale meno di 3 miliardi, la banca senese sarebbe, a tutti gli effetti, nazionalizzata. Pietro SaccòE IN BORSA CONTINUA A PERDERETerzo scivolone consecutivo per Mps, ancora ko in Borsa dopo il caos sulle operazioni con i derivati e la denuncia di Bankitalia, secondo la quale alcuni documenti sono stati "tenuti celati all'autorità di vigilanza". Il titolo cede il 7,01% a 0,23 euro, con oltre 485 milioni di pezzi passati di mano, pari al 4,15% del capitale dell'istituto senese. Ieri era emerso che i vertici della banca avevano omesso alla Banca d'Italia i documenti dello scandalo. Al tempo stesso l'istituto aveva precisato, per la prima volta, che la richiesta dei 500 milioni di Monti bond in più (per un totale di 3,9 miliardi) effettuata a fine novembre è legata alle perdite addizionali sul portafoglio titoli (3,2 miliardi a fine settembre 2012). Secondo gli analisti di Equita sim, quindi, "il beneficio della riduzione degli spread a fine anno non sarà più di un miliardo ma solo di 500 milioni".