Economia

MERCATI. Moody's taglia il rating della Spagna e punta Parigi

mercoledì 19 ottobre 2011
Moody's ha tagliato il rating della Spagna di due gradi da 'A1' ad 'AA2' a due giorni da un'analoga mossa di Standard and Poor's. L'outlook è negativo. Secondo l'agenzia finora non è emersa nessuna "soluzione credibile" ai problemi economici del Paese, colpito da un elevato debito pubblico e privato, bassa crescita e alta disoccupazione. «Da quando il rating è stato posto sotto osservazione a fine luglio, non è emersa nessuna soluzione credibile alla crisi del debito sovrano in corso e ci vorrà tempo perchè la fiducia nella coesione politica e nelle prospettive di crescita dell'area venga pienamente ristabilita - spiega Moody's - le elevate necessità di finanziamento della Spagna e l'alto indebitamento esterno delle banche e delle aziende rende il paese vulnerabile a ulteriori stress creditizi». Stress, secondo l'agenzia, che potrebbero essere ulteriormente aggravati dal basso ritmo della crescita, che Moody's stima all'1% al massimo per il 2012, contro il +1,8% previsto in precedenza.LA FRANCIA SOTTO OSSERVAZIONECostretta a fronteggiare il rischio di un declassamento del proprio debito, la Francia cerca l’equazione magica per far quadrare manovre di governo, difesa delle banche e tenuta in Borsa. L’annuncio dell’agenzia Moody’s di una "sorveglianza speciale" sulla Francia, con il rischio implicito di un declassamento fra 3 mesi, ha scosso ieri il mondo politico ed economico d’Oltralpe, nel giorno in cui l’Assemblée Nationale ha inaugurato l’esame di una legge finanziaria all’insegna di tagli e misure fiscali eccezionali per ridare ossigeno ai conti pubblici. Da mesi, il presidente Nicolas Sarkozy citava il rating a tripla A come una prova dell’efficacia delle misure di governo e la finanziaria al varo è stata concepita tenendo conto di questo parametro. Ma adesso, i margini di manovra di Parigi si riducono, in particolare sull’ipotesi di un sostegno pubblico alle grandi banche, del resto espressamente citata in modo critico da Moody’s. Lo spettro del declassamento giunge fra l’altro mentre è già in corso lo smembramento della banca franco-belga Dexia, fra polemiche e recriminazioni. E sale il timore di nuove ripercussioni a catena per le grandi banche esposte al debito greco.«Se occorre, prenderemo le misure necessarie», ha subito reagito il ministro dell’Economia, François Baroin, evocando nuovi possibili interventi fiscali per mantenere a ogni costo il rating migliore, definito come «una condizione necessaria per proteggere il nostro modello sociale».Smarcandosi apparentemente da Berlino, Sarkozy sembra adesso pronto a battere i pugni sul tavolo al vertice europeo di domenica prossima e al G20 di Cannes (3-4 novembre), appuntamenti in cui «è in gioco il destino dell’Europa», secondo l’analisi a porte chiuse del capo dell’Eliseo riportata dai suoi collaboratori. Parigi vuole subito un accordo chiaro sul livello di ristrutturazione del debito greco, un patto di ferro contro la speculazione, ossigeno per ricapitalizzare le banche.Nella maggioranza neogollista, intanto, c’è chi propone che si discuta a Cannes pure della prospettiva di togliere gli Stati dalla "tutela delle agenzie". Ma predominano le voci che invocano la necessità di nuovi misure restrittive. Un’opzione, questa, che ha già innescato ieri diversi moniti dai sindacati. L’attuale progetto di finanziaria intende riportare il deficit al 4,5% del Pil nel 2012 (contro il 5,7% previsto quest’anno), ma i calcoli si basano su stime del Pil giudicate «probabilmente troppo elevate» dallo stesso Baroin.Alla Borsa di Parigi, intanto, l’indice di riferimento Cac 40 ha perduto ieri in chiusura lo 0,79%, all’indomani di un’altra seduta negativa. Al contempo, il tasso d’interesse sui titoli decennali francesi è salito al 3,14%, portando lo spread di rendimento rispetto ai titoli tedeschi a 112 punti: un divario senza precedenti nell’epoca dell’euro. In vista dell’elezione presidenziale della prossima primavera, i temi economici paiono destinati a infiammare l’arena politica, come mostrava già ieri l’asprezza del dibattito. Daniele Zappalà