Economia

MISURE ANTICRISI. Il governo sblocca 20 miliardi Più ossigeno alle imprese

Nicola Pini mercoledì 23 maggio 2012
​Arriva una boccata d’ossigeno per le imprese italiane. L’annunciato provvedimento per sbloccare i debiti delle pubbliche amministrazioni verso il mondo produttivo è arrivato al traguardo. Sotto forma di quattro decreti, ai quali fa da corollario un accordo tra le banche e le associazioni imprenditoriali. Consentirà di smaltire 20-30 miliardi di euro già quest’anno, ha assicurato il presidente del Consiglio Mario Monti. Lo stock dei crediti commerciali vantati dalle aziende verso la mano pubblica, centrale e locale, è valutato intorno ai 70 miliardi di euro (l’ammontare preciso non lo conosce nessuno). Una cifra esplosa negli ultimi anni con l’allungamento a dismisura dei tempi di pagamento, conseguenti alla riduzione delle risorse pubbliche disponibili. Per le aziende una zavorra sempre più insostenibile, con la crisi che morde e il credito bancario che si riduce.Monti illustrando i decreti insieme al ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera e al suo vice al Tesoro Vittorio Grilli, ha parlato di un provvedimento che deriva dalla «consapevolezza del ruolo centrale delle imprese nel rilancio della nostra economia in un quadro economico risanato». Si tratta della «fase uno» di un sistema che dovrà poi andare a regime, ha spiegato Grilli, precisando che il provvedimento «non impatterà sul debito pubblico». La «fase due» arriverà entro fine anno quando il governo recepirà (in anticipo sulla scadenza del marzo 2103) la direttiva Ue sui pagamenti pubblici alle imprese: dovranno essere effettuati entro 60 giorni (anche tra privati). Soddisfatto il mondo imprenditoriale. Oggi le attese sui pagamenti arrivano fino a un anno. Le misure varate ieri intervengono solo sui debiti scaduti e permettono alle aziende di farseli certificare. A questo scopo vengono emanati due decreti: uno riguarda le certificazioni delle amministrazioni centrali, subito operativo, un altro per quelle di Regioni, enti locali e Assl, che dovrà avere l’ok della Conferenza Stato-Regioni.I tempi della certificazione sono fissati entro 60 giorni, superati i quali viene nominato un commissario ad acta che dovrà necessariamente rispondere entro i successivi due mesi. Una volta ottenuto il documento l’impresa avrà diverse possibilità. Potrà utilizzare il suo credito certificato compensandolo con i debiti per tributi iscritti a ruolo (entro il 30 aprile 2012) verso enti centrali e territoriali o dovuti a mancati versamenti contributivi e assicurativi (con l’Inps e Inail). Ad esempio: mille euro di credito per una fornitura a un municipio potranno ripianare una cartella esattoriale di pari valore con Equitalia. L’altra opzione per l’impresa è quella di rivolgersi a una banca per ottenere un’anticipazione del credito certificato. In questa operazione l’azienda potrà essere supportata dal Fondo centrale di Garanzia, che potrà farsi garante della somma fino al 70% (l’80% con l’apporto delle Regioni). L’Abi assicura tassi inferiori a quelli di mercato. Ultima possibilità è la cessione del credito (nelle due modalità pro soluto o pro solvendo) a un intermediario finanziario.  La certificazione impegna l’amministrazione a ripagare il debito entro 12 mesi dalla domanda. Ma lo smobilizzo delle risorse, attraverso appunto la compensazione o lo "sconto" in banca, sarà più rapido. E dovrebbe permettere alle aziende di recuperare in tutto o in parte le somme attese.Dopo le misure per il rilancio dei cantieri ecco un’altra «soluzione per l’immediato», ha rimarcato il ministro Passera, «molto concreta e in parte inaspettata» rivolta alla platea delle 150mila aziende che lavorano per il pubblico. Lo sblocco dei pagamenti può «dare carburante» alle imprese che «in questa fase difficile non hanno abbassato al testa», ha aggiunto Monti insistendo sul valore pro-sviluppo del provvedimento. Del resto, «senza la crescita anche la disciplina del bilancio non è durevole» e la Ue (leggi Germania) «dovrà tenere conto» di quanto emerso nel vertice del G8. Intanto il premier esclude interventi correttivi sui conti, come ventilato dall’Ocse ieri nel suo rapporto. «Non vedo all’orizzonte, nè ho intenzione di procedere ad una nuova manovra per ulteriormente perfezionare un obiettivo di finanza pubblica per il quale l’Europa ci sta elogiando», ha tagliato corto il capo del governo.