Delle trentadue agenzie di rating autorizzate dall’
Esma a lavorare in Europa quattro sono italiane. Una è la divisione italiana di Moody’s (S&P e Fitch ci “giudicano” dal quartier generale europeo, in Irlanda), quindi ci sono i nomi noti Crif e Cerved e poi c’è un’agenzia più piccola ma ultra-innovativa, l’unica
fintech europea del settore. Si chiama
modefinance ed è nata nell’ambiente universitario di Trieste.«Sono un ingegnere, docente di metodi numerici, mi occupavo di tutt’altro, come della progettazione delle barche dell’America’s Cup» racconta
Valentino Pediroda, uno dei due fondatori di modefinance. Da una chiacchierata tra ricercatori Pediroda quindici anni fa scopre quanto i sistemi per valutare il merito di credito per le aziende fossero superati, realizzati in gran parte con procedure manuali. L’apertura di un bando del MIUR per la ricerca su “Sistemi complessi in Economia” dà la spinta a questo ingegnere e a
Mattia Ciprian, che a Trieste ha conseguito anche un dottorato in finanza aziendale, ad approfondire la realtà dei rating. Modefinance, fondata da Pediroda e Ciprian nel 2009, nasce da quegli studi: «L’idea di partenza è stata quella di digitalizzare il processo di rating. È un’attività che coinvolge un’enorme mole di dati, per chi come me viene dall’ingegneria è stato naturale vedere il potenziale della digitalizzazione di questa attività». Il cuore tecnologico dell’azienda è la metodologia MORE (sigla che sta per Multi Objective Rating Evaluation), che combina teoria finanziaria, analisi statistica e metodi numerici per analizzare il rischio di credito di qualsiasi società al mondo. Molto si gioca sui database che offrono una straordinaria quantità di dati pubblici sull’attività aziendale. Modefinance in automatico raccoglie i dati, li “pulisce”, li rende omogenei e grazie all'algoritmo MORE fornisce una prima valutazione della solidità dell'impresa.Sulla base di quelle informazioni i suoi analisti finanziari preparano i
rating. Gli algoritmi e sistemi di machine learning affiancano gli analisti, non li sostituiscono: «L’intervento umano resta indispensabile. La valutazione dei dati spesso è molto complessa anche per l’algoritmo, l’analista sa correggerla e arricchirla». Sono sempre di più le aziende che si rivolgono a questa fintech per avere una valutazione del credito per loro o per clienti e fornitori. Modefinance ha lavorato con grandi gruppi come Piaggio, Saxo Bank o Dupont ma si rivolge anche ad aziende di dimensioni più piccole. «Anche società da 10-15 milioni di fatturato grazie ai rating possono accedere a strumenti finanziari come i minibond, il nostro business model a si fonda sull'intento di rendere accessibili i
rating alle Pmi» spiega Pediroda.La crescita di questa agenzia di rating italiana – che oggi ha 40 dipendenti tra Trieste e Milano, aumenta il fatturato del 50% anno su anno e ha chiuso il 2020 con 4 milioni di euro di ricavi – non è sfuggita a TeamSystem, società leader in Italia nello sviluppo di sistemi gestionali per le imprese. A marzo
TeamSystem ha preso la quota di maggioranza di modefinance (il 59%) con un’opzione per salire al 100% nel 2025. «Questa alleanza è frutto di una tendenza globale chiara. Un tempo c’erano le aziende che producevano i dati e quelle che li compravano. Oggi questi due mondi si stanno unendo, come confermano operazioni come S&P-Markit o Moody’s-Bureau van Dijk – spiega Pediroda –. Noi nel nostro piccolo ci siamo mossi: TeamSystem è un’azienda gestita da manager, controllata da un fondo americano, con un business model che funziona. Questa operazione ci può dare accesso a dati che saranno utilissimi per fare valutazione dei rating anche in tempo reale. Assieme possiamo diventare leader nell’intero mondo dell’analisi e della valutazione del credito».