Economia

La guerra dei dazi. Meno barriere tra Ue e Giappone

Giovanni Maria Del Re giovedì 19 aprile 2018

La Commissione Europea torna ad avvertire Donald Trump sul fronte dei dazi, nel giorno in cui annuncia la conclusione dei negoziati commerciali con Giappone e Singapore. La sigla di questi accordi di libero scambio è un chiaro messaggio, «con Giappone e Singapore – ha affermato il commissario europeo al Commercio Cecilia Malmström – facciamo una netta dichiarazione a favore di un commercio aperto ed equo basato sulle regole».

Sul fronte Usa, in vista della scadenza della sospensione dei dazi su acciaio e alluminio, il 30 aprile, Bruxelles insiste: «Prima servono esenzioni permanenti – sottolinea Malmström – poi, quando queste verranno confermate, siamo pronti a parlare di qualsiasi cosa vogliano discutere ». Messaggio analogo anche dal presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk. «Se l’Unione europea non sarà esentata dai dazi Usa – ha detto di fronte al Parlamento Europeo a Strasburgo – non abbiamo altra scelta che reagire». Bruxelles è invece molto soddisfatta dell’accordo raggiunto con Giappone e Singapore, che, ha detto il vicepresidente della Commissione Europea Jyrki Katainen, «porterà benefici ai nostri esportatori, lavoratori e consumatori, ad esempio eliminando dazi del valore di un miliardo di euro l’anno sulle esportazioni Ue in Giappone». A proposito di Tokyo, partner di primissimo piano, l’Ue aveva già raggiunto un preaccordo nel vertice bilaterale a Bruxelles il 6 luglio scorso, per poi arrivare a conclusione l’8 dicembre, adesso è pronto il testo legale. L’accordo sopprime dazi giapponesi del 10% per le auto europee e del 3% sulla componentistica. Eliminati anche dazi del 30% sui formaggi prodotti nell’Ue e del 15% sui vini. Complessivamente, sa- ranno soppressi il 90% dei dazi al primo anno di entrata in vigore e il 97% al termine di un periodo di transizione di sette anni. Il Giappone riconosce inoltre oltre 200 denominazione di origine europee (tra cui solo 18 italiane, segnala critica Coldiretti), e apre le gare d’appalto nel settore ferroviario.

L’accordo dovrebbe avere vita facile: sulla base di una sentenza della Corte Ue dello scorso anno, e per evitare proteste e stalli come accaduto con il Ceta con il Canada, la Commissione ha evitato di inserire elementi (anzitutto la protezione degli investimenti) che richiederebbero l’approvazione anche dei singoli parlamenti nazionali e regionali: basterà il via libera del Consiglio Ue (che rappresenta gli Stati membri) e del Parlamento Europeo. L’obiettivo è arrivare all’entrata in vigore dell’accordo al più tardi a inizio 2019. Più complesso il caso di Singapore, per il quale sono previsti due accordi: uno puramente commerciale (che non richiede l’assenso dei parlamenti nazionali), rimuovendo la quasi totalità dei dazi sulle importazioni dall’Ue. Un secondo accordo, separato, riguarda invece la protezione degli investitori, e in questo caso serviranno le ratifiche nazionale. Se non ci saranno, potrà comunque entrare in vigore l’altro accordo. È la nuova via di Bruxelles per salvare la politica commerciale Ue.