Economia

Mcl. Don Poli: servono speranza e dignità nel mondo del lavoro

Maurizio Carucci sabato 7 settembre 2024

La copertina del libro di don Francesco Poli

«Il mondo del lavoro è in grande trasformazione. Dobbiamo tornare a dare speranza e dignità alle lavoratrici e ai lavoratori che vengono sfruttati. E non occuparci solo di profitti». Don Francesco Poli, assistente ecclesiastico del Mcl-Movimento cristiano lavoratori dal 2019 e autore di Ho seminato e raccolto con voi, racconta in questo libro-testimonianza (arricchito dalla prefazione dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini) i momenti più significativi e toccanti della sua azione pastorale già pubblicati sul Bollettino parrocchiale mensile durante 11 anni di servizio come parroco nella chiesa di San Sisto di Colognola (Bergamo). Gli scritti spaziano da argomenti dottrinali ed ecclesiali a temi sociali fortemente attuali (su politica, economia, famiglia, lavoro, giovani, educazione, disagio minorile, ecologia eccetera), suddivisi, secondo una cadenza temporale liturgica, in cinque capitoli: Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua e Ferialità. Don Francesco ripercorre, con stupore e gratitudine, in una sorta di diario ideale, la tappa preziosa del suo cammino sacerdotale a Colognola, un tragitto di crescita contrassegnato da molteplici e diversi spunti di riflessione sulle questioni che attraversano la vita. Ma è il lavoro nella sua testa. E nella sua azione nel Movimento cristiano lavoratori. «Dobbiamo tornare a occuparci di lavoro: deve diventare un tema centrale – sottolinea don Francesco -. Mcl ha assunto questa dimensione. Un esempio è la nostra campagna sulla sicurezza. Basta morti sul lavoro. Basta regole trasgredite. Stiamo assistendo a una lotta tra poveri. C’è una mancanza di rispetto nei confronti di chi lavora. Va recuperata la dignità».

Anche dal confronto tra le retribuzioni si avverte questo malessere: le differenze tra Nord e Sud sono molto evidenti. Se gli occupati nelle regioni settentrionali percepiscono una retribuzione media giornaliera lorda di 101 euro, i colleghi meridionali ne guadagnano 75: insomma, i primi portano a casa uno stipendio giornaliero del 35% più "pesante" dei secondi. È quanto rileva l'elaborazione realizzata dall'Ufficio studi della Cgia su dati Inps e Istat. Come ha avuto modo di segnalare anche il Cnel, il problema dei lavoratori poveri non parrebbe riconducibile ai minimi tabellari troppo bassi, ma al fatto che durante l'anno queste persone lavorano "poco". Pertanto, più che a istituire un minimo salariale per legge andrebbe contrastato l'abuso di alcuni contratti a tempo ridotto per innalzare gli stipendi dei lavoratori dipendenti, in particolar modo di quelli con qualifiche professionali minori, bisognerebbe continuare nel taglio dell'Irpef e diffondere maggiormente la contrattazione decentrata. «Il nostro compito – conclude l’assistente ecclesiastico di Mcl – è proprio quello di ridare speranza e guidare la grande trasformazione in atto nel mondo del lavoro. Anche la società sta vivendo questa fase, ma è appiattita solo sul consumo e il profitto. Non c’è un orizzonte».