Altre mete. Maremma che green. Viaggio nella Toscana più selvaggia
La riserva della Diaccia Botrona
«Quelle due piccole pale eoliche laggiù in mezzo agli ulivi le abbiamo installate nel 2006». Lo dice con orgoglio, Fabio. Lui e sua moglie hanno un agriturismo all’interno del Parco naturale della Maremma. Con quelle due piccole pale installate quando ancora in pochi guardavano al vento per produrre energia in proprio e un impianto fotovoltaico riesce a produrre quel tanto che basta per accogliere i tanti turisti che ogni giorno passano di lì. Ma Fabio non è l’unico a strizzare l’occhio alla sostenibilità. Quasi tutti i ristoratori e gli addetti al turismo, qui in Maremma, mostrano con lo stesso orgoglio cosa hanno fatto e continuano a fare in termini di sostenibilità. Tanto che la capitale del meraviglioso parco naturale, Grosseto, quest’anno ha ricevuto il premio “European Green Pioneer of Smart Tourism”. Il riconoscimento europeo che ha l’obiettivo di premiare le destinazioni più piccole che hanno implementato strategie di successo per promuovere il turismo sostenibile attraverso pratiche di transizione verde. Grossetto città pioniera del turismo intelligente e sostenibile: non solo mare e natura, ma anche storia e iniziative all’insegna del turismo lento. La bellezza vince sempre, ancora di più se è anche sostenibile e inclusiva. Lo dicono in tanti qui. E loro ripetono come un mantra. Naturalmente il parco naturale della Maremma la fa da padrone. Più delle sue bellissime spiagge. Nel parco si può fare trekking, canoa, birdwatching e andare a cavallo. Il tutto off-line. Perché all’interno dei suoi 10mila ettari protetti lungo 24 km di costa non c’è connessione. «Nel parco della Maremma il telefono non prende – spiega il sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna – e le famiglie ringraziano perché così riescono a dialogare con i figli». A fine ottobre il primo cittadino è ancora abbronzato. «Qui la qualità della vita è altissima – prosegue – le nostre specificità di palude che per anni sono stati i nostri limiti oggi stanno per dimostrare un’opportunità». La Maremma, quell’area compresa tra la Toscana e il Lazio, è bella ma non è una novità. “Come for a visit or stay forever” è il claim turistico che in molti hanno sposato, fermandosi qui a vivere. Grosseto è la prima città per estensione in Toscana e al primo posto in Italia per la bassa antropizzazione. «La designazione di Grosseto come European Green Pioneer of Smart Tourism 2024 costituisce un riconoscimento di straordinaria rilevanza che ratifica l’intrinseca vocazione del nostro territorio verso uno sviluppo turistico sostenibile e intelligente», sottolinea Giancarlo Macchi Jánica del Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali Università di Siena. «Dico “nostro” perché benché nato in altre latitudini, considero questo la mia casa. La Maremma è probabilmente il territorio più bello che abbia mai conosciuto».
La riserva della Diaccia Botrona - Toscana Promozione Turistica
Il territorio - che comprende il Parco Regionale della Maremma, le colline dell’entroterra, le zone umide costiere e il litorale - «testimonia una secolare coesistenza tra sviluppo economico e conservazione del patrimonio naturale», aggiunge il docente. «La Toscana Meridionale conserva la sua autenticità, immune da processi di “disneyficazione”». Il clima è mite tutto l’anno (non esistono inverni rigidi) e il periodo migliore per scoprire le bellezze del territorio è proprio quello lontano dall’esodo estivo: da ottobre a maggio. Si fa canoa lungo il fiume dell’Ombrone. «È uno dei pochi in Italia ad aver mantenuto la naturalità dei suoi tratti – spiega la guida turistica dell’associazione che organizza i tour –. Un corso d’acqua ricco di storia e di natura e con molte specie di animali». Qui si fa turismo in canoa dalla seconda metà degli anni 80. E se in questo periodo, le attività in canoa sono sospese, si può sempre attraversare il parco lungo i suoi sentieri di trekking fra spiagge, dune e riserve boschive. Lungo la strada o la ciclabile per Marina di Alberese è facile incontrare al pascolo i grandi bovini maremmani dalle lunghe corna. Il Parco è infatti uno dei pochi luoghi in cui ancora si pratica questa forma di allevamento brado portato avanti da alcune aziende private e dall’Ente Terre Regionali Toscane. Questo è anche il regno del Buttero, il “cow boy” della Maremma (ma si offendono se li chiamate così). Ogni giorno, a cavallo, il buttero riordina e sposta le mandrie. D’estate i bovini maremmani vivono perlopiù nelle zone paludose, d’inverno nei boschi o nella macchia, dove trovano riparo dal freddo e si possono nutrire anche di ghiande e altri frutti, oltre alle foglie delle piante sempreverdi. Quello del buttero è un lavoro molto duro, 365 giorni l’anno, che non si studia sui libri ma si tramanda di volta in volta. Ci sono poi le escursioni in bici, il mezzo d’eccellenza per il turismo lento. Tutto il territorio della provincia di Grosseto conta fino a 100 km di piste ciclabili (+70% di km realizzati solo negli ultimi cinque anni) con progetti dedicati anche per i più fragili (anziani, bambini e disabili). «Grosseto è il punto di partenza del Grand Tour della Maremma, un anello di 360 km percorribile in bicicletta su strade aperte al traffico che compie il periplo della Provincia», spiega Angelo Fedi presidente Fiab Grosseto.
I cavalli del Parco della Maremma - Comune di Grosseto - Edoardo Lenzi
La Maremma è anche la patria degli appassionati di birdwatching. In particolare alla Diaccia Botrona, la riserva naturale, una delle più importanti d’Europa, che ospita fino a 200 specie conosciute di uccelli. Con i suoi 1.273 ettari, è una delle paludi costiere più rilevanti d’Italia e dal 1971 dichiarata Zona Umida di rilevanza internazionale. La Diaccia Botrona è anche una “palude per tutti”, per chi ha delle disabilità sensoriali e motorie. Dalla natura alla storia e all’archeologia nella terra degli Etruschi il passo è breve. Così con un biglietto integrato, ad esempio, è possibile visitare il Museo Archeologico e d’Arte della Maremma di Grosseto, «uno scrigno dal quale sbirciare sulla millenaria storia della Maremma» e i luoghi di provenienza dei reperti, come il sito archeologico di Roselle.