Economia

I CONTI DEL PAESE. A giugno manovra da 7 miliardi Il Tesoro nega

Eugenio Fatigante giovedì 5 maggio 2011
Arriva la manovra di giugno sui conti dello Stato. Dovrebbe essere sui 7-8 miliardi di euro (pari a mezzo punto di Pil), ben più quindi dei 3-4 di semplice «manutenzione dei conti» dei quali aveva parlato Giulio Tremonti, più che mai super-ministro dell’Economia, al varo del Def, il 13 aprile. Torna così ad arroventarsi il fronte della finanza pubblica, alla vigilia del decreto sullo sviluppo, che sarà varato oggi dal Consiglio dei ministri e non conterrà vere misure di spesa. Il Tesoro nega la definizione di «manovra correttiva per il 2011» ma, nella sostanza, l’operazione pare confermata e fa sbottare il Pd: «Tremonti dica ora una parola chiara». Questo nuovo intervento dovrebbe servire soprattutto a coprire il rifinanziamento di alcune spese finora previste solo per metà anno (come le missioni militari all’estero) e le assunzioni di parte dei precari della scuola (nel dl sviluppo ne sono in arrivo 65mila unità nel triennio, fra personale docente e tecnico-amministrativo). Ma non è da confondere con la Legge di stabilità (o ex Finanziaria), cioè la manovra estiva diventata ormai una consuetudine e confermata dal nuovo calendario concordato in Europa.Intanto si arricchisce il menù del decreto odierno: si delinea il bonus alle imprese del Sud per ogni assunzione (sarà di 300 euro al mese, fino al 2013, per i nuovi contratti a tempo indeterminato nei prossimi 12 mesi), fa capolino la norma che autorizza la Banca d’Italia a fissare un tetto ai bonus concessi ai banchieri e a rimuoverli addirittura, se ritenuti non più idonei. Arriva pure il "diritto di superficie" per gli arenili: durerà 90 anni e potrà riguardare anche gli edifici presenti. Mentre il "Piano casa" si rafforza con la disposizione che entro 120 giorni le norme saranno comunque operative, anche se le Regioni non si saranno adeguate con una propria legge.L’attenzione del giorno va però all’indiscrezione del nuovo intervento sui conti. Il Tesoro l’ha prontamente smentita, per bocca del sottosegretario Luigi Casero: «Tutte le polemiche aperte dal Pd su manovre correttive sono strumentali e totalmente prive di fondamento». Anche il ministro Paolo Romani non ha confermato. Il problema, però, è che la voce non è stata fatta circolare dalle opposizioni, ma da "fonti governative". Nel recente Def, il documento di economia e finanza, il governo ha indicato per quest’anno un deficit al 3,9% del Pil, in discesa dal 4,5% del 2010. A questo risultato si sarebbe dovuti arrivare però senza ulteriori correzioni. In attesa, poi, della maxi-manovra da 35 miliardi e oltre, già indicata ma "differita" fra il 2013 e il 2014. L’opposizione fa i conti e protesta: «Avevamo previsto una nuova batosta per gli italiani e siamo passati per Cassandre – ha detto Francesco Boccia –, ma ecco qui la conferma. Casero ha smentito, a questo punto parli Tremonti». Una protesta che si somma a quella a Palazzo Madama, che ha visto i senatori costretti ieri a esaminare un Def «incompleto» (il voto finale è slittato a oggi).Dal decreto che verrà a quello già pronto. Nella notte i tecnici ministeriali hanno apportato le ultime limature al testo su cui si lavorava da febbraio. Tutte confermate le misure principali: la rinegoziazione dei mutui variabili per i meno abbienti (sotto i 30mila euro di reddito Isee), il raddoppio fino a un milione di euro delle opere pubbliche senza gara d’appalto, il nuovo "documento unico" che varrà tre anni per i minorenni e 10 per i maggiorenni. Il fiore all’occhiello, anche in vista delle Assise di Confindustria di sabato, è il credito d’imposta sulle assunzioni, non a caso inserito nell’art. 1 del decreto e rafforzato nelle modalità attuative. Confermato poi l’impianto del piano per le abitazioni, con ampliamenti consentiti del 20% (anche per le ricostruzioni) e una semplificazione delle procedure per la Scia (Segnalazione certificata d’inizio attività) e il meccanismo del "silenzio-assenso": la novità in più riguarda il limite dei 120 giorni. Arriva, infine, l’esenzione dall’addizionale Ires per le società attive sulle fonti rinnovabili. In bilico invece le ipotesi relative ai banchieri: nella bozza sono previste solo all’ultimo articolo, fra le "norme da valutare"; è possibile pure l’estensione alle quote di controllo delle banche della rivalutazione contabile dei valori d’avviamente e dei marchi d’impresa.