Il talento non è innato, ma è soprattutto dato da determinazione, pensare diverso e vedere oltre, cercare il cambiamento e non mollare mai. Per farlo crescere e per svilupparlo giocano un ruolo determinante il contesto esterno e il percorso formativo, scuola, Università, ingresso nel mondo del lavoro e azienda. E la cosiddetta 'fuga dei cervelli' è per i manager un
must: infatti, per loro il talento nel mondo del lavoro è favorito, soprattutto all'inizio, da esperienze scolastiche e lavorative all'estero (91%).Questi alcuni risultati dell'indagine
Senso e strade del talento, che Manageritalia ha sviluppato alla fine del 2014 con la collaborazione tecnica di AstraRicerche e in partnership con Safm (Scuola di alta formazione al management) e Kilpatrick International Executive Search. Intervistato un campione di oltre 1.000 individui (manager italiani 83%, manager esteri 7% e studenti/giovani 10%) per indagare il senso e le strade del talento oggi nel mondo del lavoro.Nell'indagine, i manager dicono chiaro che il talento va formato, coltivato e aiutato a esprimersi a favore di tutti e formazione e dialogo con il mondo del lavoro hanno un ruolo chiave. Emergono, e forti, i punti deboli nel nostro sistema scolastico, universitario ed economico/aziendale. La scuola deve aggiornarsi, si sostiene, l'Università deve uscire dal suo enclave e dialogare di più con il mondo del lavoro. Non da meno, le aziende devono aprirsi, entrare nelle Università e fare massima sinergia."È opportuno - dice
Guido Carella, presidente Manageritalia - che tutti: istituzioni, scuola e università, aziende, manager eccetera lavoriamo da subito per creare quei ponti e quel dialogo che servono perché il talento non venga sprecato e sia invece messo a fattor comune. Anche perché se è un bene che ci sia la fuga dei cervelli, dobbiamo essere capaci di creare un ecosistema che attiri cervelli e talenti dall'estero e favorisca la crescita e il ritorno dei nostri. In questo senso l'attuale focus del governo sul sistema scolastico potrebbe essere un punto di partenza, sapendo che poi anche i privati, le imprese e i manager hanno tanto da fare e da migliorare. E sia chiaro che parlando di talento, questo non va visto tanto o solo come prerogativa di pochi. Ci saranno sempre quelli che svettano, ma, in un sistema che sviluppa e favorisce l'espressione del talento, tanti, se non tutti, possono esprimere al meglio il loro".