Economia

Manageritalia. Scuole e aziende insieme per far crescere il Paese

venerdì 2 ottobre 2015
Scuole a aziende che lavorano insieme partendo dall’analisi delle competenze fatta in azienda, perché ne tengano conto i programmi e i manager vadano a scuola e gli studenti in azienda. Questo il cuore del progetto che Manageritalia ha lanciato oggi, che vede già due scuole e aziende lombarde ai nastri di partenza. L’obiettivo è poi diffonderlo su tutto il territorio nazionale. "Un’iniziativa – ha detto Gabriele Toccafondi, sottosegretario ministero dell’Istruzione – lodevole e in linea con i principi cardine della Buona Scuola. La riforma è infatti incentrata sull’alternanza e sul dialogo scuola e mondo produttivo. Noi stiamo investendo tanto in risorse umane e finanziarie, speriamo che questo ci segua"."Dobbiamo lavorare – ha detto Irene Tinagli, commissione Lavoro della Camera  - sulle competenze future, quelle che serviranno tra qualche anno, perché il mondo del lavoro sta cambiando in modo vorticoso e l’uso delle tecnologie sta cambiando molti paradigmi".Presente all’incontro anche Enrico Loccioni, presidente di Loccioni Group, azienda marchigiana leader a livello mondiale, che nel dialogo con la scuole e nella crescita dei giovani, mettendoli in sinergia con i senior, ha uno dei suoi vantaggi competitivi. Anche Laura Bruno, Hr director Italia e Malta di Sanofi ha testimoniato come la loro multinazionale lavori da anni con le scuole, ma i ragazzi manchino ancora oggi di capacità espositive, di relazione e di fare squadra."Manageritalia – ha detto Marisa Montegiove, presidente Manageritalia Servizi – ha organizzato questo evento, ma ancor più ha lanciato il progetto di sinergia scuola azienda, spronata dai manager associati che vedono i giovani entrare in azienda privi delle giuste competenze e provano sulla loro pelle come poi questo freni la competitività delle loro aziende sui mercati globali". "Questo impegno dei manager – ha detto Roberto Beccari, presidente di Manageritalia Milano – per migliorare il sistema formativo e i suoi output è un dovere sociale, ancor prima che l’egoismo di avere risorse valide da plasmare per competere e crescere".Le ricerche internazionali presentate oggi a Milano, al convegno Food4minds organizzato da Manageritalia, dal professor Daniele Checchi, docente Economia del lavoro all'Università Statale Milano, non lasciano dubbi. La crescita economica di un Paese è fortemente correlata al livello di competenze misurato su studenti (Pisa eccetera) e adulti (Ials eccetera), più che al numero di quanti terminano gli studi superiori e universitari. Insomma, nella formazione conta più la qualità che la quantità, anche se un elevato tasso di scolarità superiore e universitaria è la condizione necessaria, ma non sufficiente. Nell’indagine di Astra Ricerche per Manageritalia, effettuata a settembre 2015 su un campione di quasi 1.200 dirigenti italiani del settore  privato, e presentata oggi da Enrico Finzi presidente di Astra Ricerche, i manager bocciano il sistema formativo italiano. Pensano, infatti, che la scuola italiana non sia meritocratica, non premi, valorizzi e metta in evidenza le qualità degli studenti migliori (68,3%). Una bocciatura che si amplia pensando che il 40% degli intervistati nega che prepari i giovani in modo valido, secondo le necessità del mondo del lavoro (37,1%) contro il 22% che lo afferma. Dicono con forza che serve più dialogo tra il mondo della Scuola/Università e il mondo del lavoro per seguirne meglio le esigenze (97,7%, ben il 76,5% indica che è molto d’accordo) e maggiore qualità dei docenti, anche tramite nuovi criteri di selezione (97,1%, con molto al 75,8%) e aggiornamento e qualificazione (97,1%, molto per il 72,7%). Chiedono anche maggior riconoscimento anche da parte degli italiani del ruolo e dell’importanza del sistema formativo (95,6%, il 69,8% molto).