Elevata pregevolezza dei materiali, iconicità e design di altissima qualità: sono queste le caratteristiche che i consumatori stranieri apprezzano di più del marchio
made in Italy. È quanto emerge dall’indagine
Quale valore del brand made in Italy nel mondo, realizzata da
Unioncamere in collaborazione con
Assocamerestero e la rete delle
Ccie-Camere di commercio italiane all’estero. Le sole imprese operanti nei settori trainanti del
made in Italy (abbigliamento, automotive, alimentare e arredamento) è stato evidenziato,
occupano 2,1 milioni di lavoratori, generano 454 miliardi di euro di fatturato, 105,5 miliardi di valore aggiunto e 193,4 miliardi di export sul totale di 420 miliardi di tutti i settori legati al made in Italy. Di questi ultimi oltre un terzo si stima siano legati all’iconicità del marchio
made in Italy, ossia a quell’insieme di caratteristiche - dalla qualità al design alla pregevolezza dei materiali - che i consumatori associano a un prodotto italiano. L’indagine ha coinvolto 3mila rispondenti, tra cui aziende italiane iscritte alla rete delle Ccie e i loro rappresentanti, imprese italiane esportatrici, distributori e fornitori di prodotti italiani. Cinque invece i focus group organizzati con le Camere di Commercio Italiane all’Estero di Johannesburg, Londra, New York, San Paolo e Tokyo.«Il
made in Italy è un
brand trasversale che accomuna tutte le nostre imprese: è il biglietto da visita dell’Italia all’estero - spiega
Andrea Prete, presidente di Unioncamere -. Racchiude una cultura imprenditoriale che simboleggia l’eccellenza nei campi più svariati: dall’arredamento al design, dalla moda all’agroalimentare. Raccontare il
made in Italy, oggi significa raccontare la storia delle persone che alimentano il nostro tessuto imprenditoriale giorno dopo giorno, la storia di due milioni di lavoratori ed è anche per questo che va sempre più tutelato, promosso e valorizzato».«Le Camere italiane all’estero rappresentano un valore per l’Italia: grazie al ruolo che occupano nelle comunità d’affari dei paesi in cui vivono e operano – afferma
Mario Pozza, presidente di Assocamerestero – sono sempre più “rete di reti”, non solo di business ma anche istituzionali. Il cuore della nostra attività resta il sostegno all’export delle filiere chiave del made in Italy – dall’alimentare alla meccanica - e la promozione dei territori, in termini sia di produzioni tipiche, sia di attrattività turistica. Ma lo stiamo facendo in maniera diversa dal passato: integrando servizi e fonti di finanziamento, digitalizzando le modalità di erogazione, orientando le imprese a incorporare la sostenibilità ambientale e sociale tra le loro leve di competitività».
Nuovo sprint alle eccellenze italiane
Per i prodotti Dop e Igp è arrivato il via libera all'accesso ai fondi da 25 milioni di euro messi a disposizione dal Masaf-Ministero dell'Agricoltura per la promozione nazionale e internazionale. C'è tempo fino al 15 maggio per presentare le domande. A presentare il decreto, lo stesso ministro Francesco Lollobrigida, secondo il quale il lavoro svolto dai Consorzi «permetterà, davvero, di garantire, in prospettiva, una crescita dell'economia nazionale». Beneficiari dell'intervento sono i Consorzi di tutela delle Dop Igp del settore agroalimentare, anche organizzati in associazioni temporanee. Tra le attività finanziabili rientrano campagne di informazione, azioni in materia di relazioni pubbliche, promozione e pubblicità, partecipazione a fiere ed esposizioni di rilevanza nazionale e internazionale. L'iniziativa si inserisce in un quadro di un settore in cui l'Italia, con un totale di 855 cibi e vini certificati, è il Paese numero 1 in Europa per prodotti Dop (Denominazione origine controllata), Igp (Indicazione geografica protetta) e Stg (Specialità tradizionale garantita), a cui si aggiungono 35 Bevande Spiritose Ig, per un totale di 890 Indicazioni Geografiche. Dal punto di vista economico il settore cibo Dop e Igp ha invece un valore-produzione di 8,85 miliardi, un valore al consumo di 17,4 miliardi e un valore- export di 4,65 miliardi. Gli occupati delle filiere Dop e Igp sono 550mila, 176 i Consorzi di tutela riconosciuti e 89mila gli operatori filiere Dop e Igp. Un sistema delle indicazioni geografiche che, secondo un'analisi di Coldiretti «sviluppa un valore di oltre 20 miliardi di euro».