Economia

LAvoro. L'Ue in pressing sul reddito minimo: «Non togliete quello di cittadinanza»

Giovanni Maria del Re, Bruxelles giovedì 29 settembre 2022

Primo giorno per la domanda di Reddito di cittadinanza nel marzo 2019

Guai a sopprimere il reddito di cittadinanza in Italia, semmai bisognerà migliorare le politiche di incentivo all’occupazione. Il commissario europeo agli Affari sociali Nicolas Schmit è molto chiaro, nel giorno in cui Bruxelles presenta una comunicazione per rafforzare lo strumento del reddito minimo garantito. «Sarebbe a dire – dice Schmit commentando le voci che in Italia chiedono la soppressione del reddito – per rimpiazzarlo con niente? Vorrebbe dire lasciare coloro che non hanno accesso al mercato del lavoro in una situazione di povertà e privazione assoluta. Se pensiamo che si precipitino subito dopo a lavorare, credo che non funzioni così». Semmai, «l’importante, e questo vale per tutti i Paesi, è che le politiche sul reddito minimo siano legate fortemente a delle politiche di accompagnamento al lavoro, di inserimento nel mercato del lavoro». È la filosofia di fondo della comunicazione della Commissione. Il momento scelto non è un caso: il caroprezzi energetico e l’inflazione stanno facendo aumentare le tensioni sociali. «In un momento in cui molte persone fanno fatica ad arrivare a fine mese – dice il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis – sarà importante quest’autunno che gli Stati membri modernizzino le loro reti di sicurezza sociale con un approccio di inclusione sociale attiva per coloro che hanno maggior bisogno ».

«Oggi – avverte Schmit – oltre una persona su cinque nell’Ue è a rischio di esclusione sociale. Programmi di reddito minimo esistono in tutti gli Stati membri, ma l’analisi mostra che non sono sempre adeguati o raggiungono davvero tutti coloro che hanno bisogno, o motivano a sufficienza le persone a ritornare al mercato del lavoro». Secondo le stime della Commissione, nel 2021 95,4 milioni di persone erano a rischio povertà ed esclusione nell’Ue, su una popolazione di 450 milioni. Il Pilastro europeo dei diritti sociali Ue, presentato nel gennaio 2021, indica come obiettivo la riduzione di 15 milioni entro il 2030 delle persone a rischio povertà ed esclusione. Il problema è che i rigidi requisiti per il reddito minimo in molti Stati membri, lamenta Bruxelles, fanno sì che un disoccupato su cinque a rischio di povertà non abbia diritto a questo strumento, mentre tra il 30% e il 50% della popolazione che invece risponderebbe ai criteri non lo richiede.

Ecco perché la Commissione chiede una metodologia più robusta e trasparente per adattare i livelli del reddito, nonché criteri «trasparenti e non discriminatori» per riceverlo, «rendendo più semplice e più accessibile la richiesta» di questo strumento. La Commissione raccomanda inoltre di meglio mirare l’erogazione di questo sussidio sulle esigenze individuali degli assistiti. In tempi particolarmente duri come questi, suggerisce l’esecutivo Ue, si potrebbero anche temporaneamente allentare i requisiti per aiutare le fasce più colpite.

L’altro aspetto è l’integrazione nel mondo del lavoro. Si tratta qui, raccomanda la Commissione, «di aiutare coloro che possono lavorare a (ri)entrare nel mercato del lavoro, ad esempio attraverso un sostegno alla riqualificazione, alla ricerca e al mantenimento di un’occupazione». Parlando del reddito di cittadinanza, in caso di assunzioni a tempo ridotto, dice Schmit, si può pensare di «associare il reddito minimo al salario ricavato dall’impiego per un certo periodo di tempo» per rispondere ai timori di quanti temono di perdere il reddito per un lavoro parziale.