Contro il caporalato la giustizia ora ha armi più affilate. È legge dello Stato la nuova normativa per contrastare lo sfruttamento brutale dei braccianti favorito dall’intermediazione dei "caporali". Una piaga antica del Mezzogiorno, che affligge ormai anche il Settentrione. Schiavizzando migranti e rifugiati, ma anche tanti italiani: come Paola Clemente, ammazzata un anno fa dalla fatica nei vigneti pugliesi di Andria. Così, anche grazie all’impulso dei ministri delle Politiche Agricole, Martina, e della Giustizia, Orlando, l’aula di Montecitorio ieri sera ha approvato le «Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo». Nessuna modifica rispetto al testo già licenziato dal Senato il 1° agosto. I sì sono stati 346, nessun voto contrario, 25 gli astenuti di Lega e Forza Italia.Obiettivo della maggioranza, che ha respinto tutti gli emendamenti, era infatti arrivare rapidamente al voto finale. Un’urgenza determinata dall’avvicinarsi del periodo di raccolta nei campi, momento in cui più si fa ricorso allo sfruttamento del lavoro nero in agricoltura. Alla fine delle dichiarazioni di voto il relatore Marco Miccoli del Pd provoca un applauso commosso quando dedica il voto proprio a Paola Clemente, «morta per 3 euro l’ora». Poi il voto. E alle 20 e 04 la presidente Laura Boldrini legge i risultati della votazione elettronica: «Presenti 371, votanti 346, astenuti 25, maggioranza 174, favorevoli 346, contrari 0. La Camera approva». I sì da Pd, Sinistra italiana, 5 Stelle, Fratelli d’Italia, Socialisti, Ap. Nessun no. Astenuti Forza Italia e Lega.«Un passo in avanti per il Paese – scrive su Twitter la presidente della Camera, Laura Boldrini – contro lo sfruttamento del lavoro in agricoltura e il caporalato, intollerabile schiavitù». Soddisfatto il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina: «Lo Stato risponde in maniera netta e unita contro il caporalato con questa nuova legge attesa da almeno cinque anni. Ora abbiamo più strumenti utili per continuare una battaglia che deve essere quotidiana. E l’agricoltura si è messa alla testa di questo cambiamento, anche per isolare chi sfrutta e per salvaguardare le migliaia di aziende in regola che subiscono una ingiusta concorrenza sleale». Per il ministro della Giustizia Andrea Orlando «è una grande giornata per il lavoro, per la tutela dei diritti e le persone più deboli: si è realizzato un obiettivo che da sempre caratterizza le battaglie della sinistra».«Ci eravamo presi l’impegno di approvare il disegno di legge sul contrasto al caporalato e lo abbiamo mantenuto», commenta soddisfatto il presidente della Commissione agricoltura della Camera Luca Sani (Pd).Fratelli d’Italia però con Giorgia Meloni sostiene che «il principale caporale in Italia è il governo, che con le sue surreali politiche di immigrazione incontrollata mette nelle mani dal grande capitale migliaia di disperati». Favorevoli ma critici anche i pentastellati: «È solo il primo passo di un lungo percorso. Tanti infatti gli aspetti che andavano potenziati, dai trasporti in mano ai caporali agli alloggi dignitosi», scrivono in una nota i 5 Stelle delle commissioni Giustizia e Lavoro. Per il capogruppo dei deputati di Sinistra Italiana Arturo Scotto «è un primo importante passo lungo la strada per individuare le responsabilità penali nella filiera agricola».«Un passo in avanti fondamentale, un provvedimento necessario che va a colmare una lacuna dell’attuale legislazione italiana», commenta don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera. «Oggi il fenomeno dell’intermediazione illecita di manodopera – dice – non riguarda solo alcuni territori del Sud. I numeri e le storie di negazione della dignità delle persone, raccolti nei rapporto sulle agromafie, impongono uno scatto in più da parte di tutti. La riforma compie passi in avanti notevoli perché rafforza gli strumenti di contrasto civili e penali, confiscando i beni accumulati illecitamente».