Economia

Parrucchieri. Lo spettro del lavoro nero tra rischio chiusura e cassa integrazione

Paolo Pittaluga mercoledì 15 aprile 2020

Parrucchieri e barbieri saranno tra gli ultimi a riaprire

Per molte donne, ma pure per qualche uomo, comincia a diventare un problema la chiusura dei parrucchieri e dei barbieri. Ma il problema si fa molto più serio con l’emergenza Covid- 19 per gli operatori di categoria. Basti pensare che il settore, nel complesso, conta 250mila addetti, compresa tutta la filiera cosmetica, con una produzione superiore agli 11 miliardi annui e in costante crescita. «La situazione è semplicemente drammatica – dice Antonio Stocchi, presidente di Cna Benessere e sanità – con l’inizio della perdita di fatturato a partire da fine febbraio. In verità però già in precedenza, secondo le diverse aree del Paese, si era registrato un calo del 10% in alcune e del 30% in altre, ma ovviamente nelle zone rosse del Nord il fatturato si era subito azzerato». Un vero dramma per attività che vivono dell’incasso quotidiano e dove le imprese strutturate, quelle che possono resistere sino a due mesi di chiusura, sono poche. Saracinesche chiuse e dipendenti in Cassa integrazione? «Facciamo le pratiche – prosegue Stocchi – per la straordinaria e quelle per gli altri enti del comparto. È chiaro che tutto dipende dalle scelte del Governo. Serve liquidità altrimenti molti non ripartiranno. Le aziende più piccole avranno meno problemi, ma quelle più grandi, con più dipendenti e con gli affitti da pagare non ce la possono fare e neppure la contribuzione sospesa li potrà aiutare».

In una situazione di totale immobilismo alcuni parrucchieri hanno iniziato a vendere prodotti on line ma «si tratta di una pratica avviata da qualche anno – spiega Stocchi –, è limitata e serve a fare volume e comunque, in questo periodo, è pure difficile da praticare ad esempio per la carenza di corrieri». E sono attesi tempi molto complicati. C’è chi teme tante chiusure, chi il non ritorno della clientela. «L’apertura non sarà normale – sottolinea il presidente di Cna Benessere e sanità – perché dovremo adottare molti accorgimenti, alcuni tutt’altro che semplici, come il lavoro esclusivamente su appuntamento, garantire la distanza tra dipendenti, la disinfestazione oltre che degli strumenti che già effettuavamo anche della poltrona e della posizione di lavoro. Insomma, cambierà totalmente la nostra operatività». Eppure, in queste giornate, si è sentito tornare a parlare di lavoro abusivo, di lavoro fatto nelle case e a domicilio dei clienti. Un problema denunciato con forza in passato e mai risolto, con pseudo 'addetti' che continuano a lavorare senza garantire la salute del cliente. Una grossa piaga «che si risolve – precisa Stocchi – migliorando le scuole di formazione e ripensando al futuro di una società che è radicalmente cambiata. Si deve smettere di lavorare sulla quantità per privilegiare la qualità. Il non averlo fatto prima ha portato a formare ugualmente operatori che, alla resa dei conti, non sono in grado di esercitare questa professione. E finiscono con il farla abusivamente. Ma si dovrà pure affrontare una volta per tutte il tema di quanti giovani devono uscire dalle scuole». I problemi si sovrappongono, ora però l’obiettivo è la ripartenza, di qui la richiesta al Governo di aiuti. «Serve subito liquidità per pagare i fornitori, per ripartire e cominciare a ragionare sugli altri aspetti» ammonisce Stocchi. Che chiede alla politica «di non fare campagna elettorale ma di agire perché il Paese riparta». E rivolge un appello pressante: «Basta tutta questa burocrazia, vengano stabilite poche regole chiare che non richiedano sempre ulteriori approfondimenti».