Ambiente. L'Europa imbocca la strada dell'Economia circolare
Dopo anni di studi, controversie ed esitazioni, l’Europa prova ad imboccare definitivamente il bivio della cosiddetta economia circolare, ovvero quella sostenibile che potrebbe chiudere l’era del consumo usa e getta. Ieri, il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva dei principi e obiettivi più ambiziosi sul riciclaggio dei rifiuti e sulla concezione dei nuovi prodotti da immettere sul mercato. Nel 2025, la parte dei rifiuti urbani (domestici e commerciali) da riciclare dovrà divenire preponderante, passando in Europa dall’attuale 44% a un livello prefissato del 55%, con l’indicazione di un obiettivo ancora più spinto entro l’orizzonte 2035, quando i Paesi Ue dovranno tendere verso il 65%, con una tappa intermedia del 60% nel 2030.
Gli eurodeputati hanno dichiarato guerra anche allo smaltimento nelle discariche di ogni genere, che nel 2016 era stimato al 28% in Italia. Entro il 2035, si dovrà invece scendere sotto la soglia del 10% di rifiuti. Inoltre, entro il 2025, le famiglie dovranno orientarsi verso la raccolta differenziata anche nel caso dei rifiuti pericolosi, degli scarti tessili e della materia biodegradabile, in quest’ultimo caso anche attraverso il compostaggio domestico. «Per la prima volta, gli Stati membri saranno obbligati a seguire un quadro legislativo univoco e condiviso. Un piano ambizioso, con dei paletti chiari e inequivocabili», ha dichiarato l’eurodeputata italiana Simona Bonafè (Pd), relatrice del pacchetto articolato in quattro assi normativi. Sullo sfondo della transizione verso un’economia sostenibile, il duplice obiettivo è di «modificare il comportamento di aziende e consumatori», ha chiarito, ricordando che le norme specifiche riguarderanno l’intero ciclo di vita dei prodotti. Uno sforzo speciale sarà richiesto per gli imballaggi, con un obiettivo di riciclaggio fissato al 65% già nel 2025, per poi salire ancora al 70% dopo un quinquennio.
Obiettivi specifici sono stati previsti per gli imballaggi di plastica, carta, vetro, metallo e legno. Nel 2016, ogni italiano aveva prodotto in media circa mezza tonnellata di rifiuti, di cui solo una metà è stata riciclata, contro una quota di quasi il 28% finita in discariche e un 22% verso l’incenerimento. È un posizionamento che pare a metà strada fra i Paesi europei praticamente senza più discariche (Germania, Austria, Belgio, Olanda, Danimarca e Svezia) e gli Stati dove l’interramento dei rifiuti continua a dilagare pericolosamente, come Lettonia, Croazia e Grecia. Il nuovo piano Ue include pure indicazioni per lottare contro gli sprechi di alimenti, in particolare raccogliendo i prodotti invenduti e destinandoli a scopi sociali. Dovrà pure crescere, secondo gli eurodeputati, la sensibilizzazione sul significato delle date di scadenza per le diverse categorie di alimenti.