Economia

L'ESAME A BRUXELLES. L’Europa cambia idea manovra quasi ok

Giovanni Maria Del Re sabato 23 novembre 2013
Una settimana dopo lo choc dei durissimi rilie­vi sulla Legge di stabilità da parte della Com­missione Europea, l’Italia ieri è – quasi – riu­scita a convincere Bruxelles della serietà delle nuove misure in programma per evitare un deragliamento. Questo in una riunione straordinaria dell’Eurogruppo – interamente dedicata al rapporto sulle leggi di bi­lancio dei 17 paesi dell’euro pubblicate il 15 novem­bre – in cui il ministro dell’Economia, Fabrizio Sacco­manni, ha presentato le misure prese dall’Italia e che secondo il governo dovranno ampiamente bastare a e­vitare i 'rischi' visti dalla Commissione.
Una riunione proprio il giorno del compleanno del titolare di Via XX Settembre, accolto affettuosamente dai colleghi («com­pio 21 anni», ha scherzato il settantunenne ministro). «I rilievi della Commissione – diceva entrando nel Pa­lazzo Justus Lipsius in mattinata – si basano su un te­sto vecchio di un mese, nella riunione illustrerò le nuo­ve misure, come la spending revew, le privatizzazioni, la rivalutazione delle quote della Banca d’Italia», sen­za dover modificare sostanzialmente la Legge di sta­bilità. «È un ulteriore test – dirà, visibilmente soddi­sfatto al termine della riunione – che abbiamo passa­to nell’ambito di queste nuove procedure più severe di coordinamento delle politiche fiscali. Era un test importante». Questo perché, ha spiegato ancora Sac­comanni, l’Eurogruppo ha «esplicitamente ricono­sciuto » il fatto che il governo italiano sta portando a­vanti «le misure che non fanno parte del bilancio, co- me le privatizzazioni, la spending review: processi paralleli».
E infatti, a dar ragione al ministro, è il comunicato fi­nale, nel quale – pur ribadendo il «rischio» di violazio­ne del Patto di stabilità da parte dell’Italia (insieme a Spagna, Finlandia e Malta), con la richiesta di «misu­re adeguate» – si afferma che i ministri «si compiac­ciono del pieno impegno ad affrontare i rischi e pren­dono nota di misure addizionali che sono in fase di at­tuazione ». «Il ministro italiano – ha dichiarato il pre­sidente dell’Eurogruppo, il ministro delle Finanze o­landese Jeroen Dijsselboem – ci ha rassicurato illu­strando una serie di misure aggiuntive che, come ha detto lui, 'sono in pipeline'. Adesso attendiamo che la Commissione Europea le analizzi con attenzio­ne ». E anche il commissario agli Affari Economici Olli Rehn si è rivelato molto più morbido di una set­timana fa. «Siamo consapevoli – ha dichiarato – che l’Italia ha annunciato una serie di misure come le privatizzazioni e la spending review, attendiamo o­ra che queste misure prendano corpo e ci siano for­niti concreti dettagli rapidamente. Se così sarà, ne ter­remo conto per le previsioni economiche che pub­blicheremo a febbraio». Potrebbe essere l’occasione, se tutto andrà liscio, per 'riaprire' i famosi margini di flessibilità per gli investimenti produttivi.
Certo, le sole privatizzazioni non bastano, Rehn ha ricor­dato che ci vuole un’ulteriore «riduzione struttura­le del debito per lo 0,4% del pil» (circa 5 miliardi di euro), e per questo conta molto sulla spending re­view, soprattutto sull’anticipazione di almeno una parte dei primi effetti in modo che «abbiano im­patto già nel 2014». E che, inoltre, la spending review «conduca a misure strutturali permanenti». Rehn resta positivo sulla possibilità che l’Italia agganci la ripresa, per quanto moderata, a inizio 2014. «L’uni­ca cosa che ce lo può impedire – ha commentato la­conico Saccomanni – è che ci sia incertezza politi­ca permanente».