L'ESAME A BRUXELLES. L’Europa cambia idea manovra quasi ok
Una riunione proprio il giorno del compleanno del titolare di Via XX Settembre, accolto affettuosamente dai colleghi («compio 21 anni», ha scherzato il settantunenne ministro). «I rilievi della Commissione – diceva entrando nel Palazzo Justus Lipsius in mattinata – si basano su un testo vecchio di un mese, nella riunione illustrerò le nuove misure, come la spending revew, le privatizzazioni, la rivalutazione delle quote della Banca d’Italia», senza dover modificare sostanzialmente la Legge di stabilità. «È un ulteriore test – dirà, visibilmente soddisfatto al termine della riunione – che abbiamo passato nell’ambito di queste nuove procedure più severe di coordinamento delle politiche fiscali. Era un test importante». Questo perché, ha spiegato ancora Saccomanni, l’Eurogruppo ha «esplicitamente riconosciuto » il fatto che il governo italiano sta portando avanti «le misure che non fanno parte del bilancio, co- me le privatizzazioni, la spending review: processi paralleli».
E infatti, a dar ragione al ministro, è il comunicato finale, nel quale – pur ribadendo il «rischio» di violazione del Patto di stabilità da parte dell’Italia (insieme a Spagna, Finlandia e Malta), con la richiesta di «misure adeguate» – si afferma che i ministri «si compiacciono del pieno impegno ad affrontare i rischi e prendono nota di misure addizionali che sono in fase di attuazione ». «Il ministro italiano – ha dichiarato il presidente dell’Eurogruppo, il ministro delle Finanze olandese Jeroen Dijsselboem – ci ha rassicurato illustrando una serie di misure aggiuntive che, come ha detto lui, 'sono in pipeline'. Adesso attendiamo che la Commissione Europea le analizzi con attenzione ». E anche il commissario agli Affari Economici Olli Rehn si è rivelato molto più morbido di una settimana fa. «Siamo consapevoli – ha dichiarato – che l’Italia ha annunciato una serie di misure come le privatizzazioni e la spending review, attendiamo ora che queste misure prendano corpo e ci siano forniti concreti dettagli rapidamente. Se così sarà, ne terremo conto per le previsioni economiche che pubblicheremo a febbraio». Potrebbe essere l’occasione, se tutto andrà liscio, per 'riaprire' i famosi margini di flessibilità per gli investimenti produttivi.
Certo, le sole privatizzazioni non bastano, Rehn ha ricordato che ci vuole un’ulteriore «riduzione strutturale del debito per lo 0,4% del pil» (circa 5 miliardi di euro), e per questo conta molto sulla spending review, soprattutto sull’anticipazione di almeno una parte dei primi effetti in modo che «abbiano impatto già nel 2014». E che, inoltre, la spending review «conduca a misure strutturali permanenti». Rehn resta positivo sulla possibilità che l’Italia agganci la ripresa, per quanto moderata, a inizio 2014. «L’unica cosa che ce lo può impedire – ha commentato laconico Saccomanni – è che ci sia incertezza politica permanente».